Tempo fa, accennando alle diverse tipologie fisiche (e non solo), sottolineavo come ognuna di esse avesse una propria cerchia di ‘ammiratori’. Non è un discorso nuovo ma non è superfluo ribadirlo ogni qualvolta ci si ostini a considerare un solo modello imperante su tv, giornali, internet.
Badate bene, io sono convinto che la sproporzione mediatica di cui beneficia quel modello a discapito degli altri non sia solo un fenomeno imposto dall’alto: inutile negare ipocritamente che la maggioranza dei gay smania per i maschioni non diversamente da tanti etero fissati con le ragazze dei calendari. Non sono certo le poco attraenti conduttrici del Tg1 della notte a finire coi calciatori o sulle poltrone più alte dei ministeri.
D’altra parte, non solo manzi e vacche popolano i sogni erotici degli italiani ma, sebbene in misura variabile, una fauna da far invidia a Noè. Moltissime minoranze animali, che chiamo così senza volerle offendere, dal momento che io stesso ne faccio parte e soprattutto che sono minoranze solo per un certo verso, visto che riguardano la grande maggioranza della popolazione. Chi ne è consapevole sa bene come muoversi.
Un orso di navigata esperienza, per citare l’esempio più classico, non perderà tempo con chi è attratto dagli addominali scolpiti, così come un uomo maturo e saggio non inseguirà ragazzini imberbi in cerca di coetanei. Inoltre crescendo, il nostro corpo, il volto, la pelle, non sono più gli stessi di prima. Se non vogliamo fare la fine di Baby Jane Hudson, bisogna tener conto dei cambiamenti con intelligenza (che, c’è poco da fare, chi ce l’ha ce l’ha, assai più dei bicipiti). Come è successo a un mio carissimo amico.
Quando lo conobbi aveva venti anni e volteggiava sui pattini con il corpo atletico, i riccioli biondi e l’aria furbetta da suscitare in chi lo osservava un forte desiderio di addentarlo. Dopo molti anni e una serie impressionante di traversie, è diventato il doppio: una vera e propria metamorfosi che ha cancellato le tracce di quel giovane pattinatore, fatta eccezione per l’acutezza dello sguardo e il sorriso sardonico. Nonostante questo, sarebbe difficile definirlo brutto: la bellezza, come Pollicino, ha spesso il dono di saper mantenere le proprie tracce.
Da persona intelligente quale è, lui ha capito di non avere più lo stesso genere di ‘pubblico’. Probabilmente non lo avrebbe avuto comunque, dato che l’età avanza per tutti e che spesso i gusti si trasformano ma, nel suo caso, è stato logico imparare a proporsi per ciò che era diventato, ossia una sorta di orsetto. Per qualcuno perfino poco ruvido e peloso, ma in genere apprezzato, come dimostrerebbero da sole le sei ore (!) di sesso con uno che in seguito si sarebbe piazzato sotto casa sua come un adolescente alla prima cotta. Non solo i bovini da copertina fanno sesso e sono felici. Anzi…
Certo, non tutte le situazioni, locali o siti internet sono adatti a tutti ma, anziché scoraggiarsi o umiliarsi accettando proposte poco gratificanti, meglio volgere lo sguardo altrove. Ognuno di noi, per quanti insuccessi possa aver accumulato, sa (e se non lo sa, è ora che si sbrighi a scoprirlo) di poter avere altre occasioni. Basta avere pazienza, tenere gli occhi aperti, mostrare un briciolo di personalità e sapere come, quando e soprattutto ‘dove’ mostrarsi. In fondo, come ci insegnano certi personaggi famosi privi di qualunque talento e attrattiva, è tutta una questione di visibilità.
Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista "dall’interno", e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.
Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.
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di Flavio Mazzini
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