"Ciao a tutti, mi chiamo Alessandro e non ho rapporti completi dal 3 di luglio". Sembra la confessione di un paziente che cerca di uscire dal tunnel del sesso compulsivo accerchiato da altri sexual addicted in una di quelle cliniche fighette che vedono nella condivisione terapeutica del proprio disagio il primo passo verso la guarigione. Eppure a me non è costato nulla. Nessuna imposizione, alcuna rinuncia, assenza totale di sacrificio, semplicemente uno stato dovuto al caso e alle occasioni che non si sono presentate, confortate e temperate da una sessualità che ormai posso definire sempre più "a sangue freddo".
Prima però che qualcuno possa propormi come santo laico immolato sull’altare della castità, mi affretto a fare una precisazione: non aver avuto rapporti "completi" non significa che non abbia toccato uomo. Diciamo che semplicemente, negli ultimi tempi, mi sono relazionato al prossimo con un atteggiamento più soft e meno "invasivo".
Avere un approccio al sesso dai toni più adolescenziali (di quelli però dei miei tempi e non dei teenager di oggi per i quali l’aggettivo "navigati" assume un connotato assolutamente eufemistico), non significa che non provi comunque soddisfazione e piacere. Per me è una condizione ideale eppure, vedendo la reazione basita di molti che con gli occhi sgranati mi chiedono: "ma come fai?" ho iniziato a ragionare su che cosa significhi per la gente fare sesso.
L’argomento è in realtà meno ozioso di quanto si possa pensare ed è interessante valutare qual è il punto esatto a partire dal quale la pomiciata inizia a diventare qualcosa di più, considerando come ognuno di noi ha un’idea tutta personale di come vada inteso l’erotismo. Come per la vexata questio sulla lunghezza del pene, che vede 2 scuole di pensiero divise tra chi lo misura a partire dall’attaccatura all’inguine e altri da quella del coccige, anche per il sesso c’è chi si schiera tra quelli che sostengono che bastino un bacio e due carezze e chi invece non lo definisce tale fino a quando non viene ricoverato in ospedale per farsi suturare con 150 punti gli orifizi dilaniati.
Partiamo allora dalla definizione dell’aggettivo "completo". Quand’è successo che storicamente si delineassero gli elementi strutturali e irrinunciabili senza i quali un incontro amoroso resta limitato? Il piacere, anche quello erotico, non segue schemi rigidi e uguali per tutti ma scaturisce da altro che dalla semplice sommatoria di elementi fissi dato che se così fosse, paradossalmente, diventerebbe in questo caso parziale e limitante.
Generalizzando, la definizione di un comportamento nasce a partire dalla condivisione sociale di un’azione che, in un mondo eterosessuale e fallocentrico come il nostro, ci costringe a credere che fare l’amore si incarni esclusivamente nella penetrazione, tutto il resto non è degno di essere considerato se non come trascurabile preliminare. Se così fosse e seguissimo questo cliché, le lesbiche, ad esempio, dovrebbero sentirsi frustrate per avere una vita sessuale limitata e incompleta.
Al contrario, in una comunità omosessuale maschile funestata dalla parodizzazione di stili machisti (ancora continuo a leggere intestazioni di profili chattereschi dove "maschi cercano maschi") è comprensibile che la completezza di un atto sessuale sia spesso confusa come la più prossima a quella praticata in un rapporto riproduttivo eterosessuale, causando così la rinuncia all’opportunità di "inventare" o adattare alle nostre esigenze una sessualità diversa, lontana da ogni modello comportamentale indotto che, volente o nolente, ci permea e ci domina. Prendiamo ad esempio gli stessi film porno gay. Non fosse per un esubero di peni e tatuaggi da coatti in detenzione, potrebbe sembrare un qualsiasi video hard eterosessuale che percorre in maniera ugualmente predefinita la successione fatta di baci, pompini e penetrazione inculcando nell’immaginario degli spettatori l’idea che il solo sesso degno di essere chiamato tale sia quello e quello soltanto.
Per questo, nel mio percorso di emancipazione da schemi sclerotici, se fisso al 3 luglio la data dell’ultima volta che ho avuto un rapporto "completo", al contrario e con assoluta soddisfazione posso dire che l’ultima volta che ho fatto piacevolmente l’amore risale a una data assai più prossima.
di Insy Loan ad alcuni meglio noto come Alessandro Michetti
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