Elenoire Casalegno: “Madrina al Gay Village per ricordare che la diversità è un valore”

Sarà la madrina ufficiale della nuova edizione del Gay Village e, in esclusiva, Elenoire Casalegno si confessa a Gay.it.

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A fine intervista mi rendo conto che Elenoire Casalegno crea dipendenza. Sì, avete capito bene: dipendenza. Oltre ad essere bella, bellissima, simpatica, simpaticissima, la Elonoire della tv italian ha quell’innata capacità di dire sempre cose giuste, al momento giusto e con la naturalezza che la contraddistingue da sempre.

L’8 giugno sarà la madrina ufficiale del Gay Village, a Roma e, a pochi giorni dal suo arrivo nella capitale, la conduttrice, social star, opinion leader e (nuova) icona gay si racconta tra passato, presente, futuro e momenti down. Con la consapevolezza che dietro un temporale c’è sempre l’arcobaleno, ma che per fare l’arcobaleno servono due cose essenziali: il sole e la pioggia.

Sono così indiscreto se ti chiedessi cos’è questo rumore?

È il rumore della macchinetta del tatuaggio. Sto finendo un piccolo teschio messicano.

Si dice che il tatuaggio arrivi sempre dopo un momento importante. Non sarà mica tempo di bilanci?

In realtà io sono una che coi bilanci va molto d’accordo. Ogni sera, prima di addormentarmi, faccio un punto della situazione. Mi capita di pensare a quel che ho fatto, ma anche a quel che avrei potuto fare, ma che non ho fatto. Non so se è normale, ma nel mio caso, sì, lo è.

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Ripensando al passato c’è qualcosa che non rifaresti?

No! Quella che sono oggi è il risultato di scelte giuste, ma anche di scelte sbagliate. 

Il Grande Fratello Vip, ad esempio?

Se non l’avessi mai fatto direi nuovamente sì. Avendolo già fatto, ti direi di no.

Perché una come te sceglie di mettersi in discussione in un reality come quello?

Perché sono pazza! Era un momento della mia vita molto particolare e, prima di partire, ci ho pensato tanto, talmente tanto che arrivò, da lì a poco, il momento di entrare nella casa. Che poi, tutto sommato, ripensandoci bene, è arrivato nel momento più giusto per me. Quel percorso non va necessariamente demonizzato, anzi. Mi ha dato molto. 

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Sei stata amata da molti, ma il mondo gay non ti ha mai fatto mancare il suo appoggio. Ti sei chiesta il perché?

Perché hanno avvertito la mia visione della vita. La condizione sessuale di una persona, per me, è totalmente indifferente. Le persone le valuto per la loro natura, per quello che sono, per come si comportano con il prossimo e non di certo per quello che fanno nella loro intimità. Trovo assurdo catalogare una persona in base alla propria sessualità.

Nella casa hai conquistato tutti quando hai detto: “Non esiste omosessualità o eterosessualità, esiste solo la sessualità che ognuno vive come meglio crede!” Da dove nasce questa tua libertà di pensiero?

Dal rispetto verso l’essere umano. Io rispetto realmente le scelte di tutti poi, talvolta, posso non condividerle, ma questo non importa. Spesso ci dimentichiamo di quanto sia bella e importante la diversità. 

Non a caso giovedì 8 giugno sarai la madrina del Gay Village. Perché hai scelto di prenderne parte?

Ho scelto di partecipare per ribadire la mia contrarietà ai pregiudizi e alle discriminazioni, ma anche perché è un posto pieno di contaminazioni. C’è tanta musica, ma anche cultura, arte e politica.

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Swami, tua figlia, oramai è grande, ma come le hai spiegato l’omosessualità?

Mia figlia a novembre diventerà maggiorenne, ma ai tempi gli spiegai l’esistenza dell’omosessualità nel modo più semplice che c’è. Fui diretta, senza troppi giri di parole, perché con i bambini serve sempre un linguaggio essenziale e mai troppo articolato, e son certa che per lei, per i suoi coetanei e probabilmente per tutte le generazioni che verranno, l’omosessualità non verrà più vissuta come un qualcosa di “strano”.

Molte tue colleghe, in questo periodo, stanno facendo a gara nel prendere le distanze dal Gay Pride. Tu che idea ti sei fatta della manifestazione arcobaleno? 

Sono favorevole a qualsiasi tipo di manifestazione, pacifica, finalizzata a chiedere più considerazione e più diritti. Mi rattristo, invece, quando ci si concentra solo sulla sfera sessuale della parata e meno sul manifesto politico della manifestazione. 

Pensi che sia ancora utile marciare sulle note di “I Will survive”?

Se qualcuno lo ritiene ancora utile, perché dovrei dire io di no? Mi auguro solo che non si debba più marciare per richiedere diritti, perché vorrà dire che avremo raggiunto, finalmente, il sacrosanto rispetto dell’individuo.

All’attuale Legge Cirinnà, manca la parte relativa alla stepchild adoption. Tu saresti favorevole?

Certo! Quando si parla di adozioni, invece, cambia un po’ tutto. Abbiamo una legge assurda che non aiuta nessuno. Se già per le coppie etero è difficile, non oso immaginare per quelle omo. Tutti preferiremmo un bambino dentro una famiglia, piuttosto che in un orfanotrofio, però, allo stesso tempo, mi chiedo se ci siano le condizioni culturali per portare avanti questo cambiamento. Non ne sto facendo un discorso di sessualità, perché son certa che due persone dello stesso sesso possono essere anche più bravi di tante coppie etero, ma sono spaventata dal bigottismo, anche se è pur vero che da qualche parte bisognerà iniziare.

In quanto donna e, soprattutto mamma, cosa ne pensi della pratica dell’utero in affitto?

Egoisticamente mi verrebbe da dirti che non sono favorevole, perché non mi piace la “mercificazione” di una cosa così importante, ma poi penso che ci sono casi e casi. Io sono stata molto fortunata, quindi non riesco a mettermi nei panni di altre persone. Mi chiedo come si possa preferire una pratica così, piuttosto che l’idea di adottare, ma poi penso che ogni storia, in fondo, è a sé.

Politicamente parlando, una liberale come te, da che parte sta?

Non mi sono mai schierata perché a quarantuno anni faccio ancora a fatica a collocarmi. Ho smesso di concentrarmi sui colori e alle bandiere, per focalizzarmi di più sull’uomo e sulle sue idee. E poi, detto tra noi, essendo un personaggio molto seguito dai giovani, ho anche paura di influenzare qualcuno. Questa responsabilità non voglio proprio prendermela. 

Hai mai ricevuto avances da parte di una donna?

Un sacco di volte, altroché! 

E come hai reagito?

Come quando ci prova un uomo che non mi piace. C’è stata qualche donna più elegante, mentre qualcun’altra meno discreta, ma non mi sono mai trovata in situazioni imbarazzanti, anzi.

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Ultimamente ha fatto parlare la fine del tuo matrimonio. Come vivi questa condizione forzata di un momento così delicato?

Io e Sebastiano eravamo in crisi da tempo. Siamo due persone che preferiscono lavarsi i panni sporchi in casa. Siamo due persone che non amano spettacolarizzare quello che succede nel nostro privato, ma arriva un momento in cui sei costretto a farlo viste le tante chiacchiere e tante cretinate scritte che non rispettavano le nostre persone, ma ancor di più la nostra storia.

Si parla di una possibile nuova legge che andrebbe a rivedere le regole di mantenimento tra coniugi. Cosa ne pensi?

Anche in questo caso le cose andrebbero analizzate per bene a seconda dei casi. Se in una coppia una donna rinuncia alla carriera per concentrarsi unicamente sulla famiglia e sulla crescita dei figli, mi auguro che l’uomo si metta una mano sulla coscienza. Non ci dimentichiamo che a quarant’anni non è di certo facile ricollocarsi nel mondo del lavoro. Così come penso che se entrambi sono indipendenti, non vedo perché la donna debba continuare a percepire qualcosa. Nel mio caso, ad esempio, stiamo per fare una separazione consensuale, dove non chiederò nulla a lui.

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