Alzi la mano, eccetto quelli nati dopo i primi anni Duemila, chi non ha mai canticchiato, almeno una volta nella vita, il tormentone ‘www.mipiacitu’. Ecco: per tutti quelli che non hanno alzato nulla, Jessica Morlacchi non avrà bisogno di chissà quali presentazioni ma, per non correre grossi rischi, meglio ripassare. Diciotto anni fa, in compagnia de i Gazosa (baby band della quale Jessica era leader e voce), vinse il Festival di Sanremo nella sezione nuove proposte, con il brano Stai con me (forever). Poi, da lì, un successo dietro l’altro. Il tormentone di cui sopra, una marea di pubblicità per la Vodafone (allora Omnitel), un secondo Festival di Sanremo, la colonna sonora del film Disney ‘Atlantis – L’impero perduto’ e poi, dal giorno alla notte, arrivò il buio. «Ho sofferto di attacchi di panico e di agorafobia. Avevo paura di salire sul palco e anche la mia voce, dall’ansia e dallo stress, era diventata roca. Una tragedia, ma da due anni la mia voce è tornata grazie a Stefano Zanchetti.» Oggi, però, per riaccendere luci e passioni, Jessica decide di giocarsi la carta del talent e partecipa, dopo una breve esperienza a The Voice, al programma di Rai1 ‘Ora o Mai Più’.
Contenta?
Tantissimo. Deve sapere che mi sto divertendo davvero molto. Quando tre mesi fa mi arrivò la proposta di partecipare al programma di Rai1, non volevo crederci. Ho pianto dalla felicità. Mi sembra ancora un sogno. Poi ho la fortuna di essere affiancata da Red Canzian. Un coach meraviglioso che, al di là della sua generosità, sta facendo di tutto per mettere in risalto la mia voce e per farmi apprezzare dal pubblico da casa.
Se non le fosse capitato Red Canzian come coach, chi avrebbe voluto?
Sembra una banalità, ma io ho pregato e sperato fino all’ultimo che fosse Red il mio coach.
Jessica!
Ma sono tutti dei numeri uno! Come faccio a scegliere? Ma se proprio devo le dico Fausto Leali. O anche Rettore. Ma anche la Berti. Lo vede? Rischio di nominarli tutti.
Sento il peso della competizione?
La verità? No! Ognuno di noi spera di vincere, ma ci stiamo godendo il percorso senza pensare, neanche lontanamente, alle classifiche.
Che aspettative ha dal programma di Rai1?
Spero di tornare a farmi apprezzare come cantante. Non vedo l’ora esca il nuovo singolo (uscirà il 2 marzo, ndr) e poi, a seguire, l’album.
Nel periodo lontano dalla musica, di cosa si è occupata?
Ho fatto di tutto. Ho lavorato in un centro estetico, in uno studio di grafica e anche in un fast food, ma la musica, mi creda, non l’ho mai abbandonata.
Che ricordo ha del periodo con i Gazosa?
Sembrava di vivere perennemente in un luna park. Felicità, traguardi e tantissime soddisfazioni.
Nessuno però ha mai saputo il perché vi siete separati.
Colpa dei miei attacchi di panico. A 15 anni, poco dopo l’uscita della cover di Nessuno mi può giudicare, ho dovuto abbandonare tutto e tutti. Non riuscivo più a stare sul palco. Ho passato un periodo della mia vita che non augurerei mai a nessuno e dal quale sono uscita da due anni. Il merito è del Dott. Girardi. Uno psichiatra bravissimo che mi ha fatto ritrovare la mia vita.
È riuscita a capire chi o cosa le ha generato tutto questo?
Le troppe responsabilità da bambina. Conducevo una vita bella, bellissima, ma che non era adatta ad una ragazzina di quell’età. Una mattina ero a Milano per delle riunioni, la sera a Palermo per un live e la mattina dopo di nuovo a Roma. Era tutto troppo frenetico. La mia adolescenza, ma anche quella degli altri ragazzi, è stata sicuramente bella, ma anche molto difficile.
In quegli anni, vista la sua tenera età, ha mai vissuto il delirio di onnipotenza?
No, assolutamente. Personalmente ho vissuto l’esatto opposto. Ero troppo fragile per stare dietro ad un mondo che correva molto più veloce di me.
I suoi ex compagni li ha più sentiti?
Li sento e vedo spessissimo. Sono i miei migliori amici e sono molto felici per me.
Caterina Caselli, invece?
Purtroppo no. Onestamente non credo di interessarle più, ma in parte posso anche capirla. Ha così tanti artisti, oggi, a cui star dietro..
Poi è arrivato The Voice.
Un’esperienza che mi ha permesso di farmi rivedere e di far capire, al grande pubblico, che non ero morta.
Scelse lei di presentarsi ai provini o furono loro a chiamarla?
Furono loro a cercarmi. E le dirò: anche se le cose non sono andate come avrei sperato, è stata un’esperienza che non rinnego. La ripeterei tranquillamente, ma con un’altra testa. Lì, ahimè, non ero ancora in forma.
Il mondo gay l’ha sempre supportata.
E lo so bene. Non vorrei dire della banalità, ma tra me e il mondo lgbt c’è un feeling meraviglioso. Io, con loro, mi sento sempre a casa. Non ha idea di quante serate a Roma, al Coming Out con il mio migliore amico e il suo fidanzato. Mi vedono come una sorta di Jessica Rabbit, ma non è colpa mia: è che mi disegnano così.
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