Milly Carlucci: “La telefonata con Maria, il mondo gay e le critiche di Aldo Grasso”

"Ballando con le Stelle è un programma inclusivo dove, senza fare proclami, riusciamo a far arrivare tutto a destinazione con maggiore forza."

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Più il mondo è brutto, più noi dobbiamo essere bellissimi. Ed è forse per questo che Milly Carlucci, all’appuntamento in quello che per almeno tre mesi l’anno diventa il suo quartier generale, si presenta come se stesse per andare in onda con un’altra puntata del suo fortunatissimo show del sabato sera. Lo staff le sorride, lei ricambia. Nessuno la teme, tutti le vogliono bene. 

Milly, perché Ballando con le Stelle, quest’anno, sta andando così bene?

Perché abbiamo un clima davvero frizzante e divertente tra concorrenti e giuria. E poi immagino che il cast di questa quattordicesima edizione sia particolarmente amato.

Eppure, di là, c’è una star di fama mondiale che, sulla carta, non avrebbe mai potuto competere con Robozao e con le capriole di Angelo Russo…

Guardi, senza offesa, ma nella mia vita ho sempre guardato a casa mia. Ognuno fa lo show con le risorse che ha. L’importante è fare tutto con professionalità e cuore, e poi mi creda: Robozao e Russo non li cambierei con nessuno.

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Quando la giuria inizia a far polemica, in tutta sincerità, lei inizia a sfregarsi le mani o non vede l’ora di passare alla prossima esibizione? 

Dipende. Un po’ di polemica e di discussione fa sempre bene, ma noi non parliamo di massimi sistemi, ma al massimo di samba o paso doble. Se gli animi si accendono più del previsto sono in difficoltà, ma devo dire che questo non è accaduto quasi mai.

Gliel’ho chiesto perché Aldo Grasso, secondo Selvaggia Lucarelli, continua, da anni, a fare un copia e incolla delle vecchie recensioni del programma. Ha parlato di liti, di defilippizzazioni generali. Non sarebbe il caso di invitarlo a bordo campo? 

Credo che ognuno debba fare il proprio lavoro e stare in pace con la propria coscienza. A bordo campo l’unico nostro commentatore è stato il grande e caro Sandro Mayer e, come custodi del tesoretto, quest’anno, abbiamo avviato una bella sinergia con il Tg1. In quello spazio c’è bisogno di volti popolari che abbiano anche la sensibilità di intercettare e interpretare i gusti popolari.

A proposito di Maria De Filippi, ci dica la verità: si farà quest’incontro? 

La verità? Non lo so. Sono curiosa anch’io. Vedremo. L’importante è che si sia capito che non c’è nessuna acrimonia tra noi. Ognuno fa il suo lavoro come meglio può.

Qualcuno sostiene che sia una mossa pubblicitaria per mantenere, alta, l’attenzione sui programmi. 

Ma certo che sì! Tutto serve a creare attenzione, ma l’invito era sincero e spero davvero vada in porto.

Si parla molto di una telefonata tra di voi. Non le chiedo il contenuto, ma ci dica almeno se c’è stato dell’imbarazzo.

Nessun imbarazzo e tanta cordialità e, se posso, aggiungerei anche tanta stima. 

Sabato scorso ha fatto molto discutere l’assenza di Suor Cristina. Lei da che parte sta: da quella di Zazzaroni, che l’avrebbe voluta in gara nonostante la Santa Pasqua, o dalla parte dell’identità religiosa della concorrente? 

Io sono dalla parte di entrambi. Non voglio sembrare cerchiobottista, ma come programma abbiamo accettato la condizione di Suor Cristina. Però, allo stesso tempo, difendo anche la posizione di Ivan. Ballando è uno spazio libero, basta solo essere educati e rispettosi. E Ivan lo è stato.

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In passato, in un’intervista, di Bobo Vieri disse: “Aveva quella paura, molto maschile, di non apparire virile durante le esibizioni“. Perché il ballo viene sempre visto come un qualcosa di femminile? 

Credo faccia parte di una cultura un po’ retrograda. Il ballo è armonia e, soprattutto, sincerità. Attraverso il ballo racconti chi sei. 

Femminile o meno, il suo programma è molto amato dal mondo gay. Si è mai chiesta il perché? 

Forse perché hanno buon gusto? Non lo so, sicuramente è un programma amato da chi ha una visione artistica e immaginifica della vita, e da chi si appassiona alle storie che raccontiamo, ma la risposta non ce l’ho. Posso solo dire che mi fa molto piacere.

Del resto negli anni, il suo programma, ha strizzato spesso l’occhio alla comunità lgbt: dalla coppia Ciacci-Todaro, a Platinette fino a Lea T, famosa modella transessuale figlia del calciatore Tonino Cerezo.. 

Sono stati inserimenti naturali. Abbiamo raccolto quello che c’è nella società, trattando la diversità con assoluta semplicità. 

Cos’è per lei la diversità? 

Ognuno è diverso. La differenza la fa il rispetto e il non voler imporre a nessuno un modello o un punto di vista che escluda l’altro. La mancanza di conoscenza genera odio, l’ignoranza crea mostri e provoca dolori. Vede: con la partecipazione di Lea T, molti ci hanno scritto cose a dir poco commoventi, mentre altri ci hanno riconosciuto il fatto di aver contribuito alla discussione e alla comprensione tra persone all’interno delle famiglie. Ballando è un programma inclusivo dove, senza fare proclami, riusciamo a far arrivare tutto a destinazione con maggiore forza.

Lei è riuscita a trasformare il ballo, per anni considerato un intervallo, in un grande show del sabato sera. Era questa la sua più grande sfida, Milly? 

Tutto quello che facciamo nel lavoro rappresenta una sfida con noi stessi. Diciamo che questa è una sfida che mi ha dato molta soddisfazione, visto che dopo quattordici anni siamo ancora qui e il pubblico ci sta premiando con grande affetto.

Alla faccia di chi diceva che il varietà è morto. 

Direi che è più vivo che mai. Solo che si è trasformato e ha unito vari generi.

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Le piacerebbe, che so, condurre un reality show?

Un reality vero e proprio, no. Un people show, invece, sì. All’interno di Ballando degli elementi di reality ci sono, mentre nei reality ho come l’impressione che ci sia sempre meno reality…

Ad una pausa dal video ci pensa mai? 

Non sono mai stata una maniaca del video, infatti, se ci pensa, non ci sono tutto l’anno. Faccio solo ciò che mi interessa, e comunque fare questo lavoro mi rende così tanto felice, che spero di farlo per tanti anni ancora.

Il suo pigmalione, Arbore, la presentò al grande pubblico come: “la sempre sorridente Milly”. Baudo, nel Sanremo del ’92, la presentò dicendo: “la classica, nostra, Milly Carlucci”. Lei è sempre stata così Istituzionale sin dal debutto? 

In verità sono gli altri a disegnarmi così. Di Istituzionale, quando ho cominciato, non avevo nulla: giravo sui pattini, facevo servizi sott’acqua o alla Sagra del Somaro. Comunque l’aggettivo non mi dispiace, ma credo non dica tutto di me. A ogni modo, lo prendo per un complimento.

Ci dica, allora, almeno una cosa dove non eccelle… 

Tante cose, ma perché vuole che gliele dica? Lasciamo credere che so fare tutto anche se, ahimè, non è poi così vero. (ride, ndr)

E qualcosa di trasgressivo? 

Aver portato i nomi fatti durante l’intervista, nel cast di Ballando, a suo modo, è già una scelta trasgressiva come lo è, seppur in maniera diversa, quella di aver portato Suor Cristina in questa edizione. Trasgredire tanto per non serve a niente. Comunque una trasgressione forte ce l’ho: mangio tanta cioccolata amara quando sono nervosa.

Cos’è che la rende nervosa, Milly? 

La volgarità e la mancanza di rispetto, soprattutto per i più deboli.

In passato disse che in Rai c’era una sorta di regolamento che ti permetteva di diventare un personaggio da Raiuno. Una sorta di diktat che, se rispettato, ti permetteva di essere uno splendido ospite d’onore di una serata di famiglia. Senza troppi giri di parole, nel suo DNA è rimasto. Crede che la Rai abbia ancora quell’identità? 

Credo che Raiuno sia sempre Raiuno, anche se con gli anni si è adeguata, giustamente, all’evoluzione della società. Un DNA e un senso di appartenenza di cui vado fiera e che racchiude anche l’animo di tanti meravigliosi tecnici Rai.

 

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