Quattro storie, quattro puntate on the road ambientate a scuola, direttamente nelle classi, per un diario di immagini e racconti senza filtri che usa il drammatico e struggente linguaggio dell’adolescenza. #Maipiùbullismo è un progetto altamente educativo e di puro servizio pubblico nato in collaborazione con le scuole che andrà in onda, dopo il successo della prima edizione, da mercoledì 10 gennaio in seconda serata su Rai2, con la conduzione di Pablo Trincia.
Cos’avrà questa seconda edizione, rispetto alla precedente?
La verità? È molto più bella! Siamo diventati molto più bravi a “confezionare” il prodotto e a studiare tutte le dinamiche più complicate che si creano tra ragazzi, genitori e scuole.
In che senso?
Beh, mandare dei ragazzi vittime dei bulli, a scuola, con una micro camera, affinché possano raccontare e far vedere realmente quello che succede, non è affatto semplice come può sembrare. Così come è difficile spiegare ai genitori, degli altri compagni di classe, che non si tratta di un attacco nei confronti dei loro figli, bensì di una vera e propria richiesta di aiuto. C’è sempre chi fa polemica, chi dice che non è vero e chi dice che è una forzatura.
Come si può combattere il bullismo, Pablo?
Parlandone con la massima serenità e senza allarmismi, perché poi son gli stessi allarmismi a generare ansie e struggimenti vari. Ai ragazzi bisogna far capire ancor prima di una qualsiasi punizione, dov’è l’errore. Il nostro intento è quello di far capire cosa avviene per generare, poi, un confronto. Ci piace concentrarci meno sui bulli e più su chi subisce per trovare, tutti assieme, una soluzione.
Al mondo d’oggi esistono più bulli, o più vittime?
Difficile da dire. Magari gli stessi bulli sono a loro volta vittime di qualcun altro. È un cane che si morde la coda. Il bullismo non è il semplice calcio in culo che si vede in qualche video, anzi. Quello è solo la punta di un iceberg, ma c’è un sommerso di violenze psicologiche che, nel lungo periodo, rischia di fare dei danni gravissimi.
C’è chi dice che a parlarne troppo si rischia di creare solo una sorta di emulazione sociale…
È come dire che a parlare di droga, tutti si drogherebbero.
È stato più difficile interagire con gli alunni, o con i genitori?
Con i genitori! Si rifiutano di capire e di accettare certe situazioni. La loro risposta è sempre la stessa: “Mio figlio non mi ha mai raccontato niente!”. Anche io, ai tempi, non raccontavo nulla ai miei di quello che succedeva. Avevo in classe una ragazza che era presa di mira dagli altri. Veniva derisa per il suo aspetto e tornassi indietro non permetterei mai che accadesse una cosa simile. Se solo qualcuno ci avesse detto che quelle prese in giro, alla lunga, avrebbero fatto male, magari nessuno si sarebbe azzardato.
Oggi chi è più difficile da educare?
I genitori, ahimè, è impossibile educarli. Noi proviamo a spiegare loro certe dinamiche, ma non sempre si riesce a portare a casa il risultato, soprattutto quando non hanno voglia di ascoltare.
Tu, nella tua vita, sei mai stato vittima di bullismo?
Sì, in prima media. Grazie all’aiuto dei miei genitori ne sono uscito quasi subito, ma c’è stato comunque qualche incidente.
Tipo?
Sono tornato a casa con un braccio fasciato, ad esempio, ma è niente in confronto a quello che subiscono certe ragazze per il loro peso, perché non hanno un buon odore, perché vengono ritenute stupide o per il bullismo omofobico.
Sei così sicuro che gli insegnanti, piuttosto che i presidi, facciano davvero il loro mestiere davanti ad episodi di bullismo?
Dipende. Loro vengono spessi attaccati, ma non è detto che certi episodi accadano davanti a loro. Magari il brutto episodio si manifesta al cambio di lezione, durante la pausa o all’uscita, piuttosto che all’entrata. La scuola fa anche molto, ma non ci dimentichiamo che negli ultimi anni c’è un conflitto tra i genitori e la scuola stessa.
I tuoi figli ti hanno mai parlato di situazioni difficili nella sua scuola?
Sono ancora piccoli, ma a tempo debito faremo sicuramente prevenzione.
C’è qualche personaggio, in Italia, che secondo te sta facendo molto per combattere questa piaga sociale?
Non saprei. Io, personalmente, non voglio prendermi nessun merito. Non sono e non sarò un attivista, ma ci sarò sempre per supportare la causa.
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