Ha 53 anni, è un imprenditore, è uno scrittore, è sposato e gli piace vestirsi da donna, soprattutto adora indossare gonne e scarpe con il tacco. Stefano Ferri è intervenuto nella serata di mercoledì 19 Febbraio nella decima puntata de L’Assedio. Il talk show di Daria Bignardi anche questa volta ha portato in scena argomenti di grande spessore e di interesse comune, e l’intervista dell’imprenditore milanese, ha alzato il velo sul significato di crossdresser. Non è un ‘mito’ della società moderna, ma un modo di esprimere se stessi attraverso abiti femminili. E Stefano Ferri, con un pizzico di emozione, ha rivelato cosa significhi essere un eterosessuale che si veste da donna.
È Dal 2002 che sono un crossdresser. Ognuno di noi è un po’ maschio e un po’ femmina. Abbiamo sia una parte maschile che femminile. Durante la pubertà e l’adolescenza queste due parti si fondono e il mix da luogo alla persona, a ciò che siamo, all’immagine che mostriamo di fronte la gente. In me questa fusione non si è mai verificata per varie questioni legate all’infanzia. La parte maschile e femminile non si sono mai incontrate. Ora c’è Stefano, l’uomo che sta parlando, con i suoi gusti, con i suoi pregi e i suoi difetti. E acconto a me c’è Stefania. Ha un rapporto strano con la mia parte maschile. A volte sente bisogno di prendere il mio corpo per avere una forma fisica.
È stato un lungo percorso quello di Stefano Ferri, fatto di paure, omissioni e tanti dubbi, prima di raggiungere il suo stato attuale. Nella psicoterapia ha trovato un grande aiuto perché, ‘i primi 36 anni della mia vita sono stati molto tormentati’. Questo perché l’imprenditore sapeva che la sua immagine, ciò che voleva esprimere, non aderiva ai canoni della società.
Dove essere uomo, un maschio, ma sentivo dentro di me il sentore di dover vestirmi da donna. Quel modo di vivere non era il mio. Una stranezza? No, non lo era affatto. Dovevo solo esprimere chi ero veramente. Ho sempre provato attrazione per le donne e in molti hanno sempre apprezzato il mio lato più femminile. Alla pubertà però ho scoperto perché odiavo ogni donna che mi piaceva. La colpa era colpa di Stefania.
Nel 1995 la presa di coscienza. Da quel momento in poi si è cominciamo un lungo percorso di scoperta e di accettazione.
Con mia moglie all’epoca non ho mai parlato della condizione che stavo vivendo. E quando ci siamo conosciuti, chissà se aveva già intuito la persona che sarei diventato. Io avevo paura ma, allo stesso tempo, comprendevo che non riuscivo più a fare a meno di indossare abiti femminili. Non era piacere, ma vestito da uomo mi sentivo mancare il fiato. Reclamavo una piena identità femminile. E solo attraverso questa identità mi sentivo veramente me stesso. Credevo di essere aggredito e insultato invece, quel mondo di cui avevo paura, in realtà mi stava aspettando a braccia aperte.
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