TV: proteste per sessuologa omofoba ospite di Licia Colò

Molte proteste contro la trasmissione “Alle falde del Kilimangiaro” dove una sessuologa musulmana ha definito l’omosessualità una malattia, associandovi valutazioni d’ordine religioso.

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ROMA – Segnalazioni alle associazioni GLBT e anche moltissime email di protesta giunte alla redazione della trasmissione “Alla falde del Kilimangiaro”, condotta su Rai Tre da Licia Colò (nella foto), a seguito delle sconcertanti dichiarazioni di una sessuologa musulmana che ha detto che gli omosessuali sono dei malati che devono “guarire”, perché la religione condanna l’omosessualità. Nel pomeriggio domenicale del 25 febbraio era ospite in studio la sessuologa egiziana Heba Kotb, che conduce su una televisione egiziana una trasmissione che affronta tematiche legate al sesso, spesso ancora tabù nel mondo arabo. Tra i vari argomenti affrontati c’è stato anche quello dell’omosessualità e qui la sessuologa si è lanciata in affermazioni che hanno lasciato a bocca aperta molti spettatori. Per la “esperta” egiziana gli omosessuali sono semplicemente dei malati e ha affermato di averne curati parecchi, che adesso sarebbero “guariti” mettendo su famiglia. Ha anche aggiunto che l’omosessualità è vietata dalle tre religioni che si basano sul Libro e che non è sua intenzione andare contro il dettato della sua religione. Sono seguite telefonate di protesta e immediatamente molte email di spettatori, indignati perché nella televisione italiana venissero dette certe cose, mescolando in modo irresponsabile la presunta esperienza professionale di una “sessuologa” (che si vorrebbe basata sulla scienza) e le sue personali convinzioni religiose, senza che nessuno in studio potesse controbattere e riportare la conversazione su un piano diciamo più civilizzato. Licia Colò nel proseguimento del programma ha spiegato che i suoi ospiti hanno diritto alle loro opinione e che non era sua intenzione intervenire, in quanto tutte le opinioni sono degne di cittadinanza. Un lettore di Gay.it che ci ha segnalato il caso ritiene inaccettabile questa linea di comportamento: “è semplicemente pazzesco, allora io posso andare in diretta a dire che “i neri vanno bruciati vivi” e questa sarebbe una degna opinione? ma non scherziamo!»

Anche Andrea Maccarrone, del direttivo del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma, conferma: “Sono giunte anche a noi numerose e scandalizzate segnalazioni sulla trasmissione di domenica scorsa di “Alle Falde del Kilimangiaro”. Ospite era una donna musulmana medico e sessuologa che ha attaccato gli omosessuali e l’omosessualità definendola come vietata dalle tre religioni monoteistiche e una malattia da curare. Il tutto senza contraddittorio e coll’assenso della conduttrice. Pensavamo che non servisse più ricordare come ormai da oltre 10 anni l’omosessualità non è inclusa nell’elenco delle malattie dal DSM IV, sia a livello internazionale che nazionale. Invece sembra che quando scienza e religione vengono irresponsabilmente confuse si ritiene legittimo insultare, attaccare umiliare persone dal pulpito delle televisione pubblica. Di fronte alle telefonate e alle proteste da subito piovute sul programma la Colò si è difesa in diretta, affermando la libertà di espressione della sua ospite.” Dal Mario Mieli ricordano alla presentatrice “che in democrazia la libertà di espressione trova un limite invalicabile nel rispetto degli altri e delle leggi, e che a questi limiti vanno ad aggiungersi quelli del buon senso e del buon gusto del ruolo della televisione pubblica che è sostenuta con il canone di tutti i cittadini, anche omosessuali. Persino le teorie razziste del Manifesto della Razza di Gobineau pretendevano di avere fondamenti scientifici, e se vogliamo puntare sull’etnologia ci sono società in cui ancora esiste la schiavitù o l’infibulazione. Giustamente qualsiasi presentatore si sarebbe opposto a che queste cose venissero sostenute positivamente nella propria trasmissione. Ma ancora una volta i cittadini omosessuali non vengono ritenuti degni di protezione e rispetto.” Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli chiede alla Rai di prendere provvedimenti.

Gay.it ha contattato la redazione della trasmissione…

continua in seconda pagina

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Gay.it ha contattato la redazione della trasmissione ma non è stato possibile parlare direttamente con Licia Colò perché la presentatrice è all’estero e non rientra prima della prossima settimana. Anche nella puntata che andrà in onda domenica 4 marzo non ci saranno accenni o spiegazioni a quanto avvenuto domenica scorsa, per il semplice motivo che la puntata è già stata registrata. Dalla redazione comunque tengono a sottolineare che le affermazioni della signora Kotb sono soltanto sue e che comunque torneranno prossimamente sull’argomento dell’omosessualità nei paesi arabi con una intervista un giovane gay musulmano. (Roberto Taddeucci)

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