C’è chi nasce nel corpo sbagliato e chi, come Vittoria Schisano, nasce nel corpo sbagliato, fa un intenso percorso di transizione per poi diventare, a tutti gli effetti, una splendida donna. Orgogliosa della sua storia, l’attrice partenopea, decide di raccontarla in un libro di 180 pagine dal titolo La Vittoria che nessuno sa e, al grido di “non chiamatemi più trans” si racconta come non ha davvero fatto mai. Ma guai a nominarle Selvaggia Lucarelli.
Cosa ti ha spinta a raccontarti in un libro?
La voglia di raccontare, anche a me stessa, cose che non avevo mai detto. Talvolta manca il coraggio, mentre altre volte prende il sopravvento il pudore e la voglia di proteggersi a tutti i costi. Stavolta, invece, ho fatto un gran lavoro su me stessa. L’ho riletto, più volte, ed ogni volta scendevano lacrime. Penso che un personaggio pubblico abbia il dovere, verso chi lo segue, di raccontarsi nel modo più giusto. È un libro per tutti, non solo per chi ha fatto il mio stesso percorso.
La storia di una donna nata nel corpo sbagliato. Non hai paura, continuandone a parlare, di restare intrappolata nell’immagine della transessuale?
No, perché io non sono una transessuale e non mi ci sono neanche mai sentita! Sono una donna a tutti gli effetti. Non ho mai rinnegato il mio percorso di transizione, anzi mi sono fatta spesso portavoce di chi voce non aveva e se oggi ricevo lettere di genitori ed adolescenti che, grazie a me, hanno trovato supporto, aiuto e risposte, ne sono davvero felice. Continuerò a battermi per l’informazione e i diritti di tutti, ma anche dei miei e di coloro che vogliono tutelare la propria identità di genere e che vogliono essere riconosciuti per ciò che sono.
Pensi di aver raccontato davvero tutto?
Sì, forse mancherà qualcosina. Più che altro è che da quando ho finito di scrivere il libro me ne son successe di ogni.
E l’idea che ci siano più scrittori, che lettori, non ti spaventa?
Non ho scritto questo libro pensando poi di spacciarmi come scrittrice. L’ho scritto per regalare un’emozione e del coraggio a chi sta passando un periodo buio.
Vladimir Luxuria, ad esempio, in una primissima biografia raccontò delle cose di cui poi se ne pentì amaramente…
Vladimir avrà avuto i suoi motivi, per quanto mi riguarda sono certa che non me ne pentirò mai. Io, nella mia vita, ho scelto un grande lusso: quello di vivere nella verità! Quando uno si permette ciò, non potrà mai pentirsene.
Esistono ex transessuali che, anni dopo, si son pentite della loro transizione. Tu pensi che potresti mai pentirtene un domani?
Non sia mai! Io sono felice come una Pasqua e, per amor di battuta, ti dico che non c’è giorno che, uscita dalla doccia, non me la guardi attentamente. Il prossimo libro lo chiamerò: “I dialoghi con la mia vagina!”
Non ti sei stancata di questa continua ossessione nel voler sapere cosa nascondi tra le gambe?
Ti dirò: in parte mi diverte anche. C’è tanta gente che vive nell’incubo di sapere se sono operata, o meno. Contenti loro…
Ti sei mai chiesta del perché le transessuali vengano sempre associate al mondo della trasgressione?
Perché purtroppo si parla solo di alcune transessuali e non di quelle che fanno un lavoro normalissimo. È pieno di transessuali che lavorano nei negozi, negli uffici, nei saloni, nei tribunali, ma evidentemente fanno poca notizia.
Tu, per esempio, ti ritieni trasgressiva?
No, ma non mi ritengo nemmeno una santa! Per carità: anche io, in passato, ho fatto i miei errori, ma oggi le mie uniche trasgressioni sono le serate con gli amici e una borsa di Hermès.
Di quali errori parli?
Aver amato persone sbagliate? L’essermi “data”, magari, a persone che non meritavano la mia attenzione? Ad ogni modo, niente di così compromettente. Errori che facciamo tutti e che, col senno di poi, non avremmo più rifatto.
Hai attaccato duramente Selvaggia Lucarelli e Alberto Dandolo. Posso chiederti cos’è successo?
Hanno fatto informazione sbagliata. Pensa che la Lucarelli mi chiamò in una sua diretta radiofonica, chiedendomi di portarle la mia cartella clinica post operazione.
E cosa le hai risposto?
Che non devo dare spiegazioni a nessuno. Non sono una mucca a cui alzare la coda per vedere cosa nasconde tra le gambe!
Hai anche inventato l’hashtag #nonchiamatemitrans.
Sì, perché al di là della fisicità e del genere sessuale, io mi chiamo Vittoria e non “la transgender”, “la transessuale” o “l’attrice trans”.
Ultimamente ti abbiamo vista anche nella fiction Il bello delle donne. Riguardandoti da casa, cos’hai pensato?
Io, personalmente, mi son piaciuta. È stata una bellissima esperienza. In quella fiction, per certi versi, ero ancora Giuseppe e l’idea di aver interpretato una bella donna è stata anche una grande soddisfazione.
Giuliana De Sio, tanto per citarne una, sembrerebbe che ne abbia preso le distanze…
È una fiction nazional popolare che non ha minimamente la presunzione di essere paragonata, anche lontanamente, a La Ciociara. Ci sono attori bravi e altri ancora più bravi. Tutto lì. Anche grazie a quell’esperienza tanta gente mi ha scoperta come attrice.
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