Cari amici,
Mi travesto segretamente da sempre, ho più volte detto basta, ma sono regolarmente ricaduto in questa tentazione.
Sono sposato, e mia moglie è una donna splendida. La mia vita familiare lo è altrettanto.
Tutto funzionerebbe bene, se non fosse per questo istinto di essere donna. Non provo alcuna eccitazione nel travestirmi, solo una serenità ed una felicità interiori senza eguali, accompagnate da un eguale sconforto per ciò che mi succede.
Ci sono vie d’uscita?
Sono un transessuale mancato?
Un sentito ringraziamento in anticipo
Un comportamento sessuale viene considerato deviante o patologico quando una parte maggioritaria o culturalmente influente della società tende a disapprovarlo. In effetti, anche le etichette diagnostiche, in questo campo, presuppongono dei giudizi di valore: si inseriscono tra i disturbi mentali quelle attitudini o comportamenti che violano leggi implicite o esplicite che regolano la sessualità. L’ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM IV) classifica il travestitismo tra le parafilie (quelle che un tempo erano definite perversioni) e, in particolare, lo definisce una forma di feticismo, che si manifesta prevalentemente in uomini eterosessuali.
Talvolta il travestitismo può essere accompagnato da eccitazione e fantasie sessuali e può anche culminare nella masturbazione. In altri casi, invece, il travestitismo rappresenta una strategia appresa per caso nell’infanzia o nell’adolescenza per tenere a bada sensazioni crescenti di ansia o depressione, in quei casi chi si traveste sperimenta una piacevole sensazione di pace e tranquillità. Alcuni autori hanno anche cercato di individuare una possibile origine del comportamento di travestimento: si tratterebbe di un tentativo inconscio di negare le differenze tra i sessi allo scopo di salvaguardare la propria identità maschile (o femminile). C’é anche chi ha sostenuto che, in generale, tutti coloro i quali mettono in atto dei comportamenti sessuali atipici in maniera costante soffrono di una insicurezza di fondo riguardo la loro identità di genere, si sentono inadeguati come uomini (o come donne).
E’ necessario tenere presente che il travestitismo si distingue dal transessualismo perchè quest’ultimo è una condizione nella quale, già dall’infanzia, si desidera chiaramente essere una bambina (se maschio), si ha un rifiuto per la propria anatomia (pene) e si tende a negarla (insistere a orinare seduti, ad esempio), si dimostra una netta preferenza per i giochi da bambina e un rifiuto per quelli da maschi, si cercano compagni di gioco del sesso opposto e si rifiutano quelli del proprio sesso, per fare solo degli esempi significativi.
In realtà, se si vuole essere onesti, bisogna ammettere che si sa ben poco sia della possibile origine del travestitismo, sia di quanto questo comportamento sia diffuso, anche se uno degli studi più recenti in materia (1993) sembra dimostrare che circa il 10% della popolazione metterebbe in atto in maniera non occasionale pratiche sessuali "inconsuete".
Quello che credo sia davvero importante, così come traspare dalla tua lettera, è che il travestitismo rischia di interferire in una maniera che può anche diventare pesante, con gli altri aspetti della vita di chi lo pratica. Il sentimento di vergogna che lo accompagna, la necessità di viverlo in segretezza, tacendolo anche alla propria patner, la paura di venire scoperti possono alla lunga deteriorare la qualità della vita. Credo quindi che il tuo problema non debba essere affrontato nei termini di far cessare un comportamento che ti accompagna dall’infanzia ( d’altra parte è ben noto che le parafilie sono resistenti al cambiamento, anche nell’ambito di una psicoterapia), ma piuttosto di essere aiutato a capirti meglio e a esercitare un maggiore controllo sulla tua vita, con o senza travestimento.
Ti consiglio in ogni caso di cercare degli interlocutori affidabili, che siano psicologi o counselors (ma fai una scelta oculata, magari facendoti consigliare da delle associazioni di persone omosessuali o transessuali) o persone che vivono come te la stessa esperienza (Internet può essere una fonte a cui attingere). Un caro saluto.
di Mirella Sandonnini
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