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Sukhothai e Ayutthaya: due mete obbligatorie della Thailandia

Le due città sacre e più celebri di tutto il Paese.

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7 min. di lettura

Sukhothai, in lingua thailandese, significa “Alba della Felicità“.

La storia di Sukhothai

Fondata, secondo la leggenda, nel 500 d.C. dal Figlio del Lampo, Phra Ruang, il re che nacque da una relazione tra un uomo e la mitica principessa Naya. Ma la storia, senza dubbi o incertezza, stabilisce che nel 1238, Khun Bang Klang Thao, capo di una tribù di Thai, riuscì a rendersi indipendente dall’Impero Khmer e stabilì a Sukhothai il primo grande regno siamese. Il nuovo re prese il nome di Sri Indraditya ed iniziò la dinastia del Regno di Sukhothai.

La città magica e sacra della Thailandia

Un posto magico. Un susseguirsi di templi costruiti per rispettare l’antico ordine religioso e mantenere il contatto con Nma, Naga e Meru, (l’acqua, il serpente e la montagna sacra). Un luogo suggestivo che l’Unesco ha voluto dichiarare Patrimonio dell’Umanità. E che straordinarie architetture rendono senza dubbio il sito archeologico più affascinante di tutta la Thailandia. Sukhothai, che si trova nella parte più meridionale della regione del nord, costruita come estremo avamposto dell’Impero Khmer secondo criteri architettonici tipici di quella civiltà. Molto simili a quelli già sperimentati ad Angkor Wat.

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La vista di un luogo sacro

Quando arrivarono i Thai, nel XIII secolo, modificarono l’impianto di un sistema urbano fondato sull’alternanza di chiuse e canali: più terra e meno acqua, anche se tuttora permangono splendidi laghetti che contribuiscono a donare al luogo romanticismo e magia. Gli urbanisti circondavano i templi con stagni di forma rettangolare che richiamavano il motivo khmer del mare infinito ma davano vita anche a una nuova simbologia, quella della barca della redenzione che grazie a quelle acque può condurre fino al Nirvana, la libertà dal desiderio. Esempi di questa concezione si trovano nel Wat Sa Si e il Wat Trapang, che si raggiunge attraversando un piccolo ponte che supera un bacino pieno di fiori di loto. Aldilà della significativa e ponderosa storia architettonica e della formidabile importanza culturale, Sukhothai offre straordinarie emozioni puramente estetiche.

E’ un insieme di travolgente bellezza che colloca questo luogo tra i posti che in Thailandia non possono essere trascurati. I chedi, ossia gli stupa conici dei monumenti, sono a forma di loto o di campana e si rincorrono, uno dopo l’altro, a formare una fuga di svettanti testimonianze della fede che, soprattutto con la luce del pomeriggio e del tramonto, diventano splendidi panorami fotografici. Anche perché, come testimoniano archeologi e urbanisti, chi ha costruito Sukhothai ha rinunciato alla filosofia dell’opulenza preferendo un’estetica della leggerezza che rende davvero unico questo Parco Archeologico.

Da Bangkok a Ayutthaya

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Uno dei monumenti sacri

Bangkok scompare pian piano: i grattacieli sono ormai lontani, i templi diventano sempre più piccoli, le case rare. Ci sono alcune ville, isolate e affacciate sul fiume, segno di una vita che qui è già tranquilla. Fondata nel XIV secolo, Ayutthaya è stata la capitale, la città più grande e bella di tutto il Sudest asiatico, fino al 1767, quando venne distrutta dai birmani. Piuttosto che ricostruirla, il re preferì spostare la capitale più a sud, a Bangkok. Risalire il Chao Phraya è il modo migliore per avvicinarsi a Ayutthaya. Dalla capitale attuale, sono 80 chilometri di acqua senza la congestione delle auto e del traffico.

Sembra davvero di tornare indietro di qualche secolo, quando la zona delle pianure centrali era il cuore vero del regno del Siam. Ayutthaya sembrava inespugnabile. Tanto che il re U Thong, passato alla storia come Ramathibodi I, decise di far sorgere nel 1350 alla confluenza del Chao Phraya con i fiumi Pasak e Lopburi, tra i quali venne scavato un canale per trasformare Ayutthaya in un’isola fortificata.

La forza di Ayutthaya e i templi più famosi

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I buddha illuminati creano un’atmosfera magica

Furono trentatré i re che si susseguirono sul trono, tutti seguaci del buddismo Theravada (una forma di questa religione), impegnati nei 417 anni della dinastia ad affrontare 70 guerre. Al momento del suo massimo splendore il regno di Ayutthaya occupava una superficie superiore a quella di Francia e Inghilterra messe insieme, nel XVII secolo era più popolata di Parigi e Londra.

Nei tempi di pace vennero costruiti templi e palazzi. Ma quel che si è salvato dal correre dei secoli risale ai primi 150 anni del regno. Oggi Ayutthaya è un luogo affascinante. Una città che è stata maestosa, con qualche decina di templi ed edifici che la rendono unica ed emozionante. I luoghi da visitare sono dentro e fuori dall’isola, ricchi di storia e di atmosfera. Anche grazie  alla sapiente illuminazione notturna, che li fa apparire davvero splendidi.

  • il Wat Ratburana, soprattutto, con intagli di fiori di loto e di creature mitologico. Questo è il luogo dove due fratelli si affrontarono a dorso di elefante, lottando per la successione al trono.
  • il Wat Chai Wattanaram, fino a una cinquantina di anni fa ancora sommerso dalla giungla.  Ora ospita un imponente “prang” centrale, una torre che conserva delle reliquie. Alto più di 35 metri è uno dei più fotografati di Ayutthaya. E’ considerato uno dei templi più belli di tutta la Thailandia.
  • il Wat Phanan Choeng, con un grande Buddha alto 19 metri nell’edificio principale e circondato da 84 mila statue più piccole. Il tempio sorge lungo il fiume. E lì intorno un esercito di ambulanti vende sacchetti pieni di pesci che se liberati nel fiume assicurano un futuro radioso.
  • Molti considerano il Wat Phra Sri Sanpet il più bel luogo sacro della città. È composto da tre grandi stupa, risalenti alla famiglia di re Rama Thibodi II e del padre, vissuti nel XV secolo. I Viharn ed i Mondops annessi vennero distrutti dai birmani. Una delle due statue del Buddha alte 10 metri, il Phra Buddha Lokanart, restaurata durante il regno di re Rama I, è stata trasportata a Bangkok ed ora si trova all’interno di uno dei Phra Maha Chedi del Wat Pho.

Ayutthaya è la città della serenità

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Una festa buddhista

Ayutthaya sa affascinare, stregare. E fa anche innamorare. Perché riesce a colpire le diverse sensibilità di ciascun visitatore. I templi, le statue di Buddha, i reliquiari regalano emozioni profonde, così come l’atmosfera magica della notte, i canali, l’atmosfera sospesa in un tempo senza età. Anche la cena, in quei piccoli ristoranti affacciati sui canali, diventa un modo per provare a vivere la serenità thai: purché si abbia l’accortezza di scegliere un posto dove non si pratichi il karaoke, passione asiatica molto popolare. Nel silenzio, invece, si ha anche la possibilità di gustare con calma e assaporare con la giusta concentrazione quella che qui si chiama “yam blah duk-foo”, piatto tipico, ossia l’insalata di pesce gatto croccante. Non piacerà a tutti, ma vale la pena provare.

Un luogo indimenticabile, dove anche i tuk tuk (pittoreschi taxi, a 3 ruote, molto usati nei paesi asiatici) riescono ad essere originali. Sono leggermente diversi da quelli che si usano a Bangkok o in altre città, perché hanno un frontale che sembra ricordare una cupola. Omaggio forse all’antica sacralità del luogo. Ma c’è chi ha notato, in quelle sagome, una somiglianza con la maschera di Darth Vader, uno dei personaggi di “Guerre Stellari”. In realtà sembra che la storia consegni a più di mezzo secolo fa la prima realizzazione di questi originali tuk tuk, parecchio tempo prima dell’inizio della saga. Pare che in realtà siano stati concepiti in Giappone, e per questo, quando li si guarda, fanno pensare ai samurai.

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Le celebrazioni tradizionali

Una città magica, dove antico e moderno, storia e tradizione, modernità e futuro si incontrano e si incrociano, si sfiorano e si sovrappongono.

Il divario tra la grande metropoli e un luogo dove riscoprire se stessi

E’ un luogo dove resiste la magia delle Mekhala, le vecchie imbarcazioni che trasportavano il riso, oggi trasformate in barche da crociera. Piccole ed esclusive, con sei o nove cabine. Si salpa da Bangkok, ma a bordo delle Mekhala si può anche fare il viaggio al contrario, per abbandonare o ritrovare il frastuono del terzo millennio.

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I luoghi sacri sono a decine

È un modo originale e “storico” per arrivare ad Ayutthaya. E poi tornare nella metropoli. Si attraversa la dimensione del tempo, serpeggiando lungo il “fiume dei re”, fra le capitali di oggi e di ieri, nel lusso discreto di legni pregiati e arredi coloniali che ricreano un’autentica atmosfera d’epoca. Tutte le cabine dispongono di aria condizionata e servizi privati, ottima la cucina servita. Le aree comuni sono arredate in stile Thai, con spazi esterni molto comodi.  Durante la navigazione si potrà ammirare lo spettacolo quotidiano della vita lungo il fiume. Come se il tempo scorresse su un invisibile schermo. Chi preferisce, invece, può affidarsi alla rapidità della superstrada: meno di un’ora e si arriva di nuovo a Bangkok.

Se vuoi sapere tutto di questo Paese, ecco altri fantastiche mete:

  • Bangkok: la capitale della Thailandia
  • Koh Phangan: l’isola della movida gay-friendly
  • Koh Samui: una delle magiche isole thailandesi
  • Koh Tao: il luogo perfetto per le immersioni (e non solo)
  • Phuket: l’isola giusta per chi vuole divertirsi e rilassarsi

Foto concesse dall’Ente Nazionale per il Turismo Thailandese.

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