La Calabria è una conferma di come non sia facile la vita per gli omosessuali nel sud dell’Italia. Nonostante si incontrino delle difficoltà, però la situazione è spesso meno nera di quanto si tema. Molti però restano diffidenti perfino a parlare in modo anonimo, tanto che la risposta più frequente riscontrata, indipendentemente dalla domanda, è stata "dipende…"
Gli atteggiamenti nei confronti degli omosessuali sono abbastanza diversi a seconda delle persone, come dice Bruno (in foto, whoop@iol.it) "non conoscono molto gli omosessuali e quindi non ne pensano nulla" anche se "in genere con i giovani ci sono meno problemi". Del resto è difficile conoscere degli omosessuali in Calabria, dove sembra praticamente impossibile vedere due ragazzi per mano per strada; "si rischia di pigliarsi botte", dice Bruno, "per esperienza personale, ero con un ragazzo un po’ effemminato e delle persone che passavano in macchina si sono messe a gridarci dietro". Oggi le aggressioni sono diventate molto più rare anche se fino a pochi anni fa erano relativamente frequenti; oltre ai fatti di cronaca sembra essere piuttosto diffuso un atteggiamento molto machista specie nelle scuole, racconta sempre Bruno: "un mio amico, circa cinque anni fa, è stato fatto spogliare in bagno a scuola e hanno provato a seviziarlo. Per lui è stato un trauma…"
Nei grandi centri, come Reggio Calabria, la situazione è un po’ migliore, «vale il detto "l’importante è che non facciano male a nessuno"» come ci racconta Vincenzo, «vi è un certo permissivismo che cela indifferenza»;
nei centri più piccoli la situazione è meno rosea, ma, come ci racconta Lorenzo, «la mentalità è più aperta di quanto non si pensi, non dico che siamo ad Amsterdam, ma per essere una realtà meridionale si è abbastanza accettati». In verità bisogna seguire alcune norme sociali precise per evitare problemi, sempre Lorenzo ci spiega che «non si verificano episodi di intolleranza per una, diciamo, tranquillità nei comportamenti; potremmo definirlo una sorta di compromesso tacito, da parte nostra non ci sono comportamenti palesi come baci ed effusioni e dall’altra parte c’è una certa tolleranza per un qualcosa che magari non capiscono, ma che si rendono conto che fa parte della vita di tutti i giorni».
Benché molti conducano una doppia vita, essere dichiaratamente gay non è però qualcosa di impossibile; se nei primi tempi chi l’ha fatto ha incontrato una certa esclusione sociale, ci racconta Simone (in foto, paopao81@gay.it), «quando la gente s’è abituata all’idea che uno è gay poi non succede nulla, è solo la novità che può spaventare».
La mancanza di luoghi di aggregazione ha di certo una rilevanza nella poca visibilità delle persone omosessuali. In Calabria non vi è nessun locale strettamente gay, ma ve ne sono che fanno serate a tema, in genere però piuttosto miste. A Cosenza troviamo lo "Skorpion" che fa le serate "Priscilla" il sabato, a Catanzaro il "Desigual", un discopub, la "Quiete" a Palmi (RC), ristorante-discopub con drag queen il lunedì e a Soverato c’è il "Luppolo e Farina" che è una rinomata pizzeria.
Se i locali mancano, molte invece sono le spiagge gay o nudiste, frequentate da giovani e meno giovani, dove è possibile sia socializzare sia conoscere. Ne troviamo ad esempio a Siderno, Squillace Marina (molto apprezzata), Isola Capo Rizzuto (nudista), Lamezia, Sant’Andrea dello Ionio.
Punto dolente è la conoscenza e l’impiego della profilassi nei rapporti sessuali. Se come in altre regioni "alla prova dei fatti molti applicano la prevenzione meno di quanto dicono" (Simone), e il profilattico spesso non viene usato "per stupidità, leggerezza e la convinzione che le cose brutte capitino sempre agli altri" (Lorenzo), si può anche dire che la conoscenza dei rischi dell’HIV e dei modi di contagio sia piuttosto approssimativa, anche perché l’unica fonte di informazione, vista la mancanza di associazionismo omosessuale, è quella data dai grandi mezzi di comunicazione.
di Riccardo Gottardi
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