Del 60% delle donne che soffrono di dolori mestruali, è appurato che solo una piccola percentuale accusa dolori così forti da essere costrette a sospendere qualsiasi attività.
Stiamo parlando di "dismenorrea", termine scentifico con il quale viene indicata la mestruazione accompagnata da dolori addominali di tipo colico, spesso associati a dolori lombari. Sono poche le fortunate che non conoscono questi sintomi, poche le donne che possono dire di superare una volta al mese in modo sereno l’appuntamento fisso con il ciclo. Ma è bene sapere che bisogna distinguere la "dismenorrea" dalla sindrome premestruale che è un’evenienza clinica ben diversa. L’aspetto patogenetico più comune e diffuso della dismenorrea è quello in forma primitiva. In questa forma, pare si sia riusciti a dimostrare, già da parecchi anni, che nelle donne con forti dolori mestruali si potevano evidenziare alte
concentrazioni di prostaglandina nel sangue mestruale, cioè un ormone che entrando in circolo durante la fase di sfaldamento dell’endometrio, facesse contrarre l’utero, provocando crampi di dolore di tipo colico. Quale terapia – è questo che ci interessa – può aiutarci ad alleviare il dolore? Inutile dire che ognuna di noi è un soggetto esclusivo che contiene in sè una mappa fisica personale e che, quindi, non esiste una terapia per tutte. Di certo sappiamo quanto sia importante la visita ginecologica annuale e non solo per questo tipo di problema, ecco perché trovare una ginecologa o un ginecologo di fiducia diventa molto importante. Il dialogo spesso rivela più di quanto possano fare le analisi di rito, non dobbiamo mai dimenticarlo.
I farmaci spesso consigliati dai medici sono gli anticoncenzionali orali che intervengono sulle alterazioni ormonali correlate ai crampi uterini, nonostante alcune di noi non rispondano sempre a questo tipo di trattamento.
Altro problema che affligge molte donne e che in qualche modo è legato anche alla sindrome premestruale è l’insonnia. Un nuovo studio di alcuni scienziati del dipartimento di Scienze della salute all’Università dell’Oregon ha stabilito che la melatonina facilita il sonno ma solo se presa nella giusta dose.
Le ricerche sono state condotte su un gruppo di persone non vedenti che non riuscivano a dormire a causa della mancata percezione del ciclo quotidiano di luce e buio, che determinano i ritmi biologici del corpo umano. L’autore della ricerca ha sottolineato che la cura può aiutare naturalmente anche i vedenti a recuperare un normale ritmo veglia sonno. E in effetti ci sono oltre venti milioni di americani che usano il prodotto a questo scopo nella speranza di ridurre l’insonnia, o la difficoltà di aggiutamento alle differenze di fuso orario, o quelle create da un lavoro su turni. Sempre secondo l’autore, la gente usa la melatonina nel momento sbagliato, in dosi sbagliate e per le ragioni sbagliate. Ma qual’è l’ora migliore? Tutto dipende dal tipo di problema che s’intende risolvere. Un sovradosaggio infatti potrebbe provocare o aumentare i problemi d’insonnia invece che
alleviarli. Nello studio, ai pazienti è stata in un primo momento somministrata ad alte dosi. Poi, una volta che erano stati risettati gli orologi biologici, si è passato a dosi di mantenimento. I medici sapevano da tempo che la melatonina svolgeva un ruolo nella regolazione dell’orologio biologico di ogni pesona. E’ infatti un ormone naturale il cui livello si alza di notte e diminuisce durante il giorno. Ma non è oro tutto quello che luccica e a calmare gli ardori ci ha pensato Josephine Arendt dell’Università del Surrey secondo la quale, la melatonina ha creato solo problemi in campo scientifico. Orami si vive 24 ore al giorno in luoghi chiusi e con luce artificiale, questa è una delle maggiori cause dello stress e di conseguenza dell’insonnia. La melatonina non basta a risolvere un problema così grave.
Lo stress è anche cusa d’infarto. In un flesh di agenzia (ANSA) leggiamo che dopo la menopausa le donne sono più a rischio d’infarto. Secondo la dottoressa Angelica Merlini, dal 1982 l’incidenza dell’infarto nelle donne è raddoppiato e ciò indica che il nostro stile di vita è ormai simile a quello degli uomini. Le fumatrici sono in costante aumento e poi bisogna aggiungere diabete, ipertensione e dieta scorretta. Prima dei 45 anni, per le donne è un evento raro, mentre tra i 45-65 l’incidenza 9/10mila, tra i 65-75 di 51/10mila.
di Elle
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