Io vivo in una zona dove l’omosessualita’ e’, oltre che oggetto di pregiudizi, meno diffusa che in altre zone(vedi grandi citta’), per cui risulta difficile anche l’individuazione, diciamo il "fare la conoscenza" di persone a noi simili. Secondo Voi, come si fa a riconoscere un ragazzo gay, considerando che magari molte persone non ammettono di esserlo finche’ non sono sicure che anche il loro interlocutore lo sia(vedi me stesso p.e.).
Grazie.
Luca
Ciao Luca,
vivere in provincia, lontano dalle grandi città è, sicuramente, una fatica in più per chi è portatore di una diversità come la nostra e alla continua ricerca di se stesso. In linea generale, avere il cosidetto (impropriamente) sesto senso, e riuscire a capire se l’altro potrebbe condividere la propria omosessualità, è una peculiarità che si sviluppa parallelamente alla capacità di auto-accettazione e, di conseguenza di coming out. Proprio conoscendo meglio se stessi, infatti, possiamo permetterci di capire e comprendere meglio l’altro! Riuscire ad ascoltare pienamente un’altra persona, passa necessariamente e imprendiscibilmente attraverso una comunicazione di tipo non-verbale, corporea, fatta di sguardi, vicinanze/distanze, gesti, espressioni del viso, posizione del corpo, movimenti, ecc. Lentamente, quando la nostra visione del mondo si allarga e la consapevolezza di sé aumenta, ci si accorge che è sufficiente uno sguardo sfuggevole, per esempio dentro un negozio, o ad una festa, per intuire quanto l’altro sia effettivamente "sintonizzato". Questo ovviamente richiede sempre una verifica, un saper continuare, più o meno lentamente, il "gioco" dei messaggi, che spesso è piacevole pur presentando sempre dei rischi. Ricordati che ci si sta muovendo nella sfera del privato, e quindi va usato molto rispetto e… tatto.
Più specificatamente nella tua domanda chiedi come si riconoscono e incontrano "… persone a noi similli", immagino ti riferisci al fatto che desideri condividere con qualcuno la tua esperienza e la tua realtà, e allora meglio essere sicuri che l’altro sia "sintonizzato" e dia segnali chiari rispetto al suo orientamento. Non credo sia difficile capire/dedurre che il tuo "altro" desideri una ragazza, o vada in discoteca per conoscere e per, eventualmente, trovare (rimorchiare?) una donna!
Scrivi: "molte persone non ammettono finché il loro interlocutore lo sia", questo mi fa pensare che in certe situazioni possono esserci delle ambiguità, e cioè, che ti siano arrivati messaggi che hai letto/interpretato come possibili indicatori della sua/loro omosessualità. Mi sembra, comunque, che se loro non hanno il coraggio di dirlo per primi… fino ad ora neanche tu l’hai avuto! Loro sono gay (se lo sono) ma non lo dicono, come si fa a riconoscerli? Ad esserne sicuri?
T’invito a chiederti: tu da quale parte stai da quelli che si riconoscono e lo dicono, oppure quella di coloro che lo sanno (ovviamente!) però lo dici a quelli che si dichiarano apertamente prima di te?
Di solito ha la meglio chi gode di maggiore consapevolezza e, avere una chiarezza interiore dei propri bisogni e interessi, dà più potere al nostro Sé (quella che in psicologia viene chiamato – empowerment). Questo significa che, teoricamente, si ha la capacità di valutare meglio situazioni e circostanze e, di farsi carico di esprimere e gratificare (o almeno tentare) se stesso, senza stare lì a procrastinare, temporeggiare spesso inultimente e improduttivamente.
Armarsi di coraggio, valutare i pro e i contro e, infine rischiare, credo sia l’orientamento da seguire, ma solo tu puoi valutare se sei pronto oppure no!
Consapevolezza + rischio = Crescita, sempre.
Mi permetto di suggerirti un cambiamento d’impostazione dei termini della questione che poni:
Al posto di: "Io lo dico se tu lo sei e lo dichiari, prova invece a riformulare con: "Io ti dico di me perché voglio sentirmi libero di essere come sono. Sai, caro amico, a volte penso fermamente che tu sia simile a me, ma forse, sbaglio?"
Non mi stancherò mai di sostenere che il coming out (inteso come espressione di sé) quando ha un senso e viene collocato nel giusto contesto, porta sempre un aumento dell’autostima e ad una maggiore aderenza alla realtà relazionale in cui ognuno di noi è inserito.
di Maurizio Palomba
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