SYDNEY – Migliaia di esperti e ricercatori si sono dati appuntamento in questi giorni in Australia per fare il punto della situazione sulla lotta contro l’Hiv/Aids. Alla quarta conferenza mondiale dell’International Aids Society è emerso che anche in questo campo le disparità tra il mondo industrializzato e i paesi del cosiddetto terzo mondo sono raggelanti e spiegano in gran misura l’allarme che è stato lanciato dal dottor Anthony Fauci, consigliere speciale per l’Aids del presidente George W. Bush, che ha fatto notare che «la partita dei numeri è persa» in quanto «per ogni malato in cura ci sono sei nuove vittime del virus». Insufficienza delle campagne di informazione per la prevenzione e carenza di fondi per poter acquistare le costose cure i problemi principali che devono affrontare i paesi meno ricchi. Africa e Asia le aree dove ancora il virus si diffonde in modo quasi incontrollato e dove miete il numero maggiore di vittime. Discriminazioni e mancanza di servizi specifici sulle malattie sessualmente trasmissibili le concause principali di aggravamento della situazione.
Il costo del pregiudizio
Nei paesi dove il pregiudizio e lo stigma contro gli omosessuali sono maggiori (in molti di questi c’è ancora il carcere per rapporti omosessuali) è molto difficile avere dati chiari su quello che sta veramente succedendo, tuttavia dati indicativi mostrano che ad esempio in Kenya il 40% dei maschi omosessuali potrebbe essere portatore di Hiv, a paragone del 6% della popolazione eterosessuale (che tuttavia, occorre ricordarlo, è il intorno al 95% del totale).
Dati a dir poco allarmanti che ancora una volta evidenziano quanto l’emarginazione e la criminalizzazione dell’orientamento sessuale aggravino un problema delicato e complesso come quello delle malattie sessualmente trasmissibili, Aids in testa.
Per cercare di invertire la rotta una delle nuove iniziative lanciate a questa Conferenza è quella della American Foundation for Aids Reserach (Fondazione americana per la ricerca sull’Aids) che cercherà nell’arco dei prossimi tre anni di raccogliere fondi per 300 milioni di dollari per poter avviare campagne di educazione e ricerca tra gli uomini che hanno sesso con altri uomini nei paesi in via di sviluppo, una realtà ‘rimossa’ con la quale in certe nazioni si deve ancora fare i conti. E, a proposito di conti, Medici senza frontiere ha puntato il dito ancora una volta sul costo dei farmaci antiretrovirali, soprattutto quelli di seconda linea, ovvero quelli meglio tollerati, che costano ancora cifre troppo alte per i paesi poveri di risorse e per i quali mancano le autorizzazioni a produrre versioni generiche.
Nuove prospettive scientificheIntanto sul fronte scientifico si vanno sempre cercando nuove strategie per contrastare la capacità del virus Hiv di propagarsi infettando nuove cellule. Nuove prospettive di cura sono ricercate nell’ambito dell’ingegneria genetica, nel quale due ricercatori americani (Andrew Fire e Craig Mello) hanno fatto una scoperta che ha procurato loro lo scorso anno il premio Nobel per la medicina. Da essa può derivare un principio nuovo per contrastare il virus, interferendo sul Dna attraverso l’introduzione nelle cellule di frammenti modificati di Rna, acido ribonucleico, molecola simile al Dna che partecipa in modo determinante alla sintesi delle proteine. Tramite versioni opportunamente modificate e rese inoffensive dell’Hiv si vuole arrivare ad inserire tale molecola modificata all’interno delle cellule preferenzialmente colpite dal virus, i linfociti, inibendo dunque la capacità di replicazione del virus stesso. Le sperimentazioni in vitro sono promettenti e si stanno preparando le prime sperimentazioni su pazienti.
In attesa che i risultati di queste sperimentazioni genetiche all’avanguardia vengano valutati si vanno creando nuove combinazioni tra i farmaci esistenti e la creazione di nuove classi di farmaci, che negli ultimi anni hanno abbattuto il tasso di mortalità tra i pazienti ma che tuttavia hanno il problema delle resistenze che insorgono nel medio-lungo termine. Per quanto riguarda la trasmissione tramite rapporti eterosessuali uno studio mostra che la circoncisione del pene ridurrebbe in modo consistente le possibilità di trasmissione del virus da donna a uomo.
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