INCOMPATIBILI NEL SESSO

Un rapporto che dura da due anni tra due ragazzi con le stesse preferenze sessuali: entrambi attivi. E alternarsi è una lotta. L'esperto analizza il problema dei ruoli nella coppia gay.

INCOMPATIBILI NEL SESSO - leo23 12 3 - Gay.it
5 min. di lettura

Salve.
Sono un 30enne e le scrivo dalla Calabria. Ho deciso di scriverle perché mi trovo ad affrontare un “quid” alquanto fastidioso. Non è la prima volta che “parlo” con uno psicologo o psicoterapeuta e non credo sarà l’ultima volta che lo faccio… Sto girando attorno al quesito perché, dovendomi rivolgere a uno sconosciuto, mi risulta difficile essere diretto e disinibito, e quindi sto a rileggere le poche righe scritte finora per capire bene cosa e come sto scrivendo. Breve pausa!
Allora…, le scrivo per dirle che sono un ragazzo “diverso” e penso di aver accettato la mia diversità, ma a volte il mio cervello si inceppa e non riesco più a vedere chiaro lungo la strada che ho scelto di percorrere. Convivo con un ragazzo già da due anni, e per motivi di incomprensione sessuale non riusciamo più a godere di quell’intimità presente all’inizio del nostro rapporto. In sostanza entrambi chiediamo a letto la stessa prestazione all’altro, entrambi vogliamo essere “attivi” e nessuno dei due cede, per cui le discussioni che emergono quando facciamo l’amore (finiamo il più delle volte per rinunciare alla penetrazione) fanno cadere pure quel minimo desiderio di tenersi abbracciati e di scambiarsi effusioni. Per me questo sta diventando un problema significativo; il mio compagno, stando almeno a quanto dice, sembra non risentirne invece più di tanto. È anche vero che lui non è passionale come me, e forse io lo sono un po’ troppo. Qualche volta io ho ceduto (senza grandi entusiasmi, lo ammetto) e mi sono lasciato penetrare, ma lui si è sempre rifiutato, questo mi fa rabbia, mi induce ad allontanarmi da lui, a credere che non mi ami davvero ed a pensare a tratti di lasciarlo.
Tra l’altro questo motivo di differenza e conflitto non è sorto poi. Tutti e due sapevamo fin dall’inizio che le nostre preferenze sessuali erano le stesse, però abbiamo voluto comunque provare. La domanda è questa: una coppia gay, i cui partner vivono le stesse preferenze, ha possibilità di resistere nel tempo, o il tempo ci porterà a cercare fuori dalla coppia quello che tra noi non riusciamo ad avere? E ancora, sarà possibile per noi riuscire a stare bene insieme se poi sceglieremo di fare sesso con altri uomini?
Spero di poter avere una risposta al più presto.
Saluti
Frank

Vengo subito ai tuoi quesiti. Intanto non è così frequente per i partner di una coppia gay con la stessa preferenza sessuale avere una relazione. Viene in ogni caso difficile ipotizzare per loro una relazione duratura. Ma, al di là di ogni supposizione di senso comune, la tua storia va avanti viceversa da due anni! E due anni non sono pochi! Evidentemente esiste qualcosa di profondo e intenso alla base del vostro rapporto in grado di unirvi. Lasci intendere, confidando le tue fantasie di abbandono e/o di tradimento, che tu e il tuo compagno state tuttavia attraversando un periodo di “crisi”, anche se questa parola tra voi non è stata presumibilmente ancora pronunciata.
Io sono del parere – e preciso per onestà che questo parere non è da tutti condiviso – che porsi un limite rispetto alla possibilità di alternarsi nel ruolo di chi “dà” e di chi “riceve” nel rapporto sessuale gay sia indice di una difficoltà a vivere pienamente la relazione. Fissarsi in una posizione univoca, soprattutto nel ruolo cosiddetto attivo, e rifiutarsi di farsi penetrare, può essere un indice di una resistenza ad abbandonarsi più pienamente all’altro e ad affidarsi. Il contrario, fissarsi oltremodo nella posizione cosiddetta passiva, potrebbe essere indice di un eccesso di dipendenza dal partner.
Il rifiuto di farsi penetrare può celare in alcuni casi residui di introiezioni omofobiche. In genere i pregiudizi e gli epiteti più biechi di marca omofobica alludono apertamente alla penetrazione anale. Te ne verranno immediatamente in mente alcuni leggendo queste righe. Lo psicoanalista Richard A. Isay nel suo libro Essere omosessuali (1996; ed. or. 1989) affronta a più riprese il tema dell’ansia di ritrovarsi nel ruolo passivo. Parla ad esempio di un suo paziente che era stato per cinque anni sempre la figura attiva nel rapporto sessuale e rifiutava qualsiasi richiesta di alternanza di ruoli del compagno, col fine protettivo di evitare l’ansia associata alla sensazione di “essere come una donna”. D’altronde, quanti uomini inclini all’omosessualità si sono difesi in passato dalla consapevolezza di essere gay attraverso dichiarazioni come: “Ma io lo do soltanto! Mica lo prendo come le checche che mi faccio!”
Condivido con Isay la convinzione che una più elastica flessibilità dei ruoli sessuali nelle coppie gay è accompagnata, in genere, da una flessibilità psicologica maggiore. L’imposizione del ruolo passivo al compagno può essere legata anche a giochi di potere interni alla coppia e non chiaramente esplicitati. Chi è “attivo” può avere l’illusione di controllare o dominare l’altro, dimenticando quanto forte può essere la sensazione di “potere” di chi si lascia penetrare e, nel lasciarsi fare questo, guida, asseconda e controlla l’amante. In ogni caso e, forse più banalmente, poi mi chiedo: perché se i gay hanno, a differenza degli eterosessuali (condizionati dalle differenze anatomiche), la possibilità di alternarsi in ruoli non stereotipati, finiscono invece per irrigidirsi e per rinunciare alla ricchezza dello scambio? Decido di mettere da parte questo interrogativo di carattere basilare e prevengo una possibile contestazione: è vero, vi sono coppie gay che funzionano benissimo con una differenziazione di ruoli sessuali netta e costante, i partner compensano magari con un’alternanza ed una scambievolezza in altri ambiti del rapporto questa mancanza! Ma che dire di due amanti attaccati come te e il tuo partner alla stessa preferenza!? Volere la stessa cosa crea sicuramente più complicazioni, se non si riesce – ed è il vostro caso! – a ricorrere a un’alternanza… A meno che non ci si limiti ad altre pratiche sessuali e ci si accontenti di questo! Ma tu non sembri più accontentarti se stai pensando ad una sessualità “fuori dalla relazione” (a proposito, è per ora solo tua fantasia o ne avete già parlato fra voi?) o se immagini di poter lasciare il tuo lui!
Cercare altrove quanto manca nel sesso, mantenendo una fedeltà affettiva con il partner, è una possibilità molto praticata nelle coppie gay, a volte per semplice diversivo e divertimento, oppure come ammissione schietta o spudorata dell’inevitabilità del tradimento. In alcuni casi è una possibilità scelta consensualmente dai partner fin dall’inizio del rapporto. Anche qui i rischi ci sono: scontri, conflitti e gelosie potrebbero esplodere e minare il legame. Gestire esperienze con altri partner, anche “solo sessuali”, non è semplice. E mi pongo (e ti pongo) un’altra domanda: è possibile avere un rapporto con un uomo solo di sesso, privo di qualsiasi connotazione affettiva? Ed essere certi, se intanto la relazione “ufficiale” è già in crisi, di non correre il rischio di un più profondo coinvolgimento?
Credo di averti più posto domande che offerto soluzioni, ma è un po’ il mio stile. Uno psicologo non può e non deve offrire soluzioni (tanto meno se non può, come in questo caso, incontrare realmente l’interlocutore), può provare ad essere piuttosto un buon “compagno di viaggio”. Uno psicologo, uno psicoterapeuta dispone solitamente dell’esperienza e dei mezzi utili ad aiutare l’altro ad accrescere la consapevolezza di sé. Ed è in grado di aiutare l’altro ad arrivare a ciò, specialmente se si limita ad avere interesse per il mondo di chi ha di fronte, esplorandolo, ponendo domande, cercando di conoscerlo, e non cercando di indirizzarlo e condizionarlo. Può rimandare alla fine così l’altro alla necessità di fidarsi della propria capacità di trovare la strada: una strada unica, eccitante, ansiogena, emozionante, originale, forse dolorosa, ma, se buona, immancabilmente indirizzata alla crescita.
Fammi sapere, se vuoi, quale sarà la strada che sceglierai di percorrere.
Un saluto affettuoso
Giuseppe Iaculo

di Giuseppe Iaculo

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