«MIO FIGLIO È GAY»

Il coming out visto dagli occhi di una madre, che scrive all'esperto per chiedere di aiutarla ad affrontare l'omosessualità del figlio.

«MIO FIGLIO È GAY» - figli miofiglioegay - Gay.it
4 min. di lettura

Ho appena saputo che mio figlio è gay, vorrei dei consigli:

1)Innanzitutto è possibile che, con l’aiuto di psicologi o altri, possa uscirne? Fino a questo momento è stato sempre apparentemente normale, ultimamente era nervoso e preoccupato finchè non ha confidato al fratello il suo problema, dicendo che ne era a conoscenza da alcuni anni (attualmente ne ha 23). Ci ha anche detto che da qualche mese ha instaurato un legame di amicizia, a sentire lui ( anche se apparentemente forte di affetto) con un ragazzo anch’egli gay, tramite internet, senza però averlo mai conosciuto di persona data , forse, anche la distanza.

2)Mi chiedo, potrebbe , questo rapporto, aver influito negativamente su di lui? Ossia, poichè non ha mai avuto una ragazza, forse per timidezza (dato che qualche volta se ne è lamentato) o chissà, potrebbe essersene autoconvinto e la conoscenza virtuale di questa persona glielo avrebbe confermato e ulteriormente convinto?

3) Infine nell’ipotesi peggiore, in cui l’unica cosa sarebbe accettarlo per com’è, come dovrebbe comportarsi una madre, un padre ed un fratello? Situazione familiare: Padre e madre insegnanti, 2 figli maschi inscritti entrambi all’università. Non ci sono mai stati problemi in famiglia, il rapporto con i genitori è sempre stato buono, non si è fatto mai uso di fumo, droghe ecc. Non ci sono problemi eccessivi negli studi nè problemi economici!

Vi ringrazio anticipatamente ed aspetto con ansia una vostra risposta.

Gentile mamma di un giovane omosessuale.

Ho quasi voglia di darti del tu, se me lo permetti, perché mi sento molto vicina a te, visto che anch’io ho avuto i tuoi dubbi, le tue angosce, le tue insicurezze

L’AGEDO (associazione di genitori di omosessuali) è nata proprio per aiutare i genitori che ancora devono farsi una ragione dell’identità del figlio o della figlia e che, quindi, stanno ancora brancolando nel buio e nell’ angoscia. I nostri tempi, per arrivare alla comprensione, sono stati un po’ lunghi, perché precedentemente era addirittura impossibile dire la parola "omosessualità" tanto rappresentava qualcosa di sporco, di disdicevole, di innominabile! Ora se ne parla molto, ma purtroppo sempre a vanvera e soprattutto viene utilizzata per realizzare qualcosa di sensazionale, soprattutto alla TV. Pensa che anche l’AGEDO, col suo carro rosso tipo bus inglese, ha sfilato al Gay Pride per far conoscere anche la nostra voce, la voce di noi genitori, della famiglia che sta accanto ai suoi figli, non li discrimina, ma li appoggia nel percorso dell’acquisizione della propria identità, in modo che quel periodo difficile dell’adolescenza e della giovinezza non sia ancora più difficile. Ebbene ci hanno ignorato ed hanno mostrato soprattutto la parte folcloristica che tanto disturba il papa e in generale la gente che non ha ancora elaborato i propri pregiudizi.

Come vedi, intorno alla tematica omosessuale corre sempre la disinformazione e costantemente la discriminazione. Addirittura gli psicologi ed i medici non si sono ancora aggiornati, anche se, deontologicamente, dovrebbero attenersi alla prescrizione dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità che ha, nel 1993, depennato l’omosessualità dalla lista delle malattie.

Andando con ordine, rispondendo alla domanda 1, ti posso dire che l’ intervento di un (buon) psicologo, potrebbe essere utile soprattutto alla tua famiglia, ma anche a tuo figlio, solo se è in difficoltà, solo se ancora non sa riconoscere serenamente, senza condizionamenti esterni, la propria identità.

(Conosco splendidi psicologi che accompagnano il cliente in questo percorso, ma anche psicologi e psichiatri che cercano, invano, di indurre al cambiamento. Se tuo figlio è realmente omosessuale, lo è e basta, così come, se tu sei realmente eterosessuale, lo sei e basta e penso che nessuno potrebbe indurti al cambiamento. Tuo figlio, fino ad ora, non era "apparentemente" normale, ma era realmente normale perché l’omosessualità fa veramente parte del mondo della natura: c’è sempre stata e ci sarà sempre, in ogni epoca ed in ogni cultura. Non sono serviti i famosi roghi dell’ inquisizione, né la tragedia dell’olocausto, né gli attuali anatemi della Chiesa!

Addirittura esiste nel mondo animale e non possiamo dire che gli animali "scelgano" o si facciano influenzare o plagiare da un altro animale. Secondo Piero Angela, un giorno che ci trovammo insieme in una trasmissione a presentare i rispettivi libri, mi assicurò che sicuramente se la "natura" non ha eliminato tale realtà è perché evidentemente ne ha un suo rendiconto, secondo lui nel campo sociale.

Non voglio affermare che questa sia una teoria valida, ma si sta affermando sempre più: le persone omosessuali non sono aumentate di numero, ma non si vogliono più nascondere, non si vergognano più, consapevoli dei propri diritti.

Il dirlo ai genitori è oltre che un atto di coraggio, un grande atto di amore e di riconoscimento verso di loro.

Domanda 2: l’omosessualità è qualcosa che permea tutta la personalità, come del resto l’eterosessualità o qualunque altra identità. Assolutamente non si "diventa" omosessuali sentendone parlare, parlandone, frequentando persone omosessuali!

Sembra a volte vero, ma in realtà si è solo preso atto del proprio modo di essere, lo si è scoperto perchè di fatto l’omosessualità era già latente dentro di sé.

La timidezza delle persone omosessuali è, in genere, legata al proprio non accettarsi, al proprio sentirsi persone mostruose. Del resto tuo figlio, navigando in internet, ha cercato volontariamente di conoscere qualcuno come lui, col quale poter condividere pensieri, dubbi: quindi sentiva già di essere omosessuale.

Domanda 3. Ti capovolgo la frase: nell’ipotesi MIGLIORE e non peggiore, come dici tu, occorre accettarlo – brutta parola anche questa – per quello che è. Evviva, hai già preso in considerazione quest’ultima ipotesi e tu, tuo marito, suo fratello, gli starete il più possibile vicini, perché in questo momento è lui che ha molto bisogno di voi, della vostra comprensione per potersi inserire nel mondo – quel mondo che lo addita come sbagliato – con serenità, sicurezza, forza ed energia che gli saranno necessari proprio per affrontarlo

Spero che tu viva in una città dove esiste l’AGEDO per poterci incontrare. Eventualmente chiama al numero di Milano e ti segnaleremo le città

Molti saluti da una mamma dell’AGEDO

di AGEDO

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