DIABOLIK CONTRO L’OMOFOBIA

Il 2007 è iniziato con un piccolo caso editoriale che fa ben sperare per il futuro. L'antieroe dall'aderente calzamaglia nera, nell'ultimo episodio, si occupa di omofobia.

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L’Italia rimane una nazione decisamente contraddittoria, e il mondo del fumetto non fa eccezione. Nel 2005 Lucca Comics ha premiato come miglior storia Palle di Toro di Ralf Konig, mentre nel 2006 appena trascorso il premio per la miglior serie è andata a L’eta’ del bronzo, ovvero l’edizione italiana di The age of bronze di Eric Shanower: un fumettista gay più che dichiarato (che, tra l’altro, in questa rivisitazione dell’Iliade ha mostrato il primo bacio profondo fra Achille e Patroclo). Tuttavia, mentre aumentano le edizioni italiane di fumetti stranieri che toccano temi omosessuali, le produzioni italiane che fanno altrettanto latitano paurosamente.
Anni fa qualche piccolo editore si è cimentato nell’impresa, ma ha sempre raffigurato un mondo gay giovane e perfettamente integrato (oppure totalmente avulso e slegato dal mondo reale), che rifletteva solo il lato meno difficile della realtà gay. Ancora più curioso è il fatto che – analizzando la scena fumettistica italiana – si giungerebbe alla conclusione che nel settore non esistono gay e lesbiche: salvo rarissime eccezioni nessun autore o editore di fumetti ha mai fatto un coming-out ufficiale, mentre per quel che riguarda i contenuti è innegabile un evidente eterocentrismo (anche quando nelle storie compaiono personaggi secondari dichiaratamente omosessuali).

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Questo è particolarmente evidente nei fumetti in cui il protagonista (etero) prende chiaramente posizione a favore della causa gay e affronta i problemi reali dei gay. Quante volte si è parlato di discriminazione e omofobia, ad esempio? Voci ufficiose vorrebbero addirittura che nel nostro paese ci sia un vero e proprio filtraggio preventivo ogni volta che viene proposta una sceneggiatura troppo gay-friendly, proprio per non rischiare di avere problemi o provocare le ire dei moralisti (che, a ragione o a torto, vengono ancora considerati la maggioranza).
Tuttavia, nostante queste premesse non proprio esaltanti, il 2007 è iniziato con un piccolo caso editoriale che fa ben sperare per il futuro, anche perchè proviene da un fumetto tutto italiano che (in 45 anni e 750 episodi) non aveva ancora toccato temi GLBT, ovvero Diabolik.
Probabilmente questo nome non giunge nuovo nemmeno a chi non ha mai letto una sua storia, e in effetti si tratta di uno dei pochi personaggi italiani che è diventato popolare anche e soprattutto fra i non-fumettofili. Merito della sua atipicità, della rivoluzione che portò nel fumetto (e nella cultura pop italiana) e della sua inedita multimedialità (cartoni, romanzi, pubblicità, campagne informative, un’infinità di emuli, un film dal vivo e altro ancora).
Il personaggio venne creato nel 1962 da Angela e Luciana Giussani…
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Il personaggio venne creato nel 1962 da Angela e Luciana Giussani, convinte che un fumetto tascabile a tema giallo avrebbe potuto avere molto successo. La loro intuizione si rivelò geniale e i riscontri furono enormi, anche perchè il loro personaggio – ispirato a romanzi pulp in stile Fantomas – era il primo antieroe del fumetto italiano: si trattava di un ladro delittuoso, cinico e spietato, che operava in un’aderente calzamaglia nera ricorrendo a travestimenti e gadgets di ogni tipo, riuscendo così a beffare regolarmente le forze dell’ordine. Col tempo avrebbe rivelato una netta predilezione per i furti ai danni di chi si era arrichito alle spalle altrui o in maniera illecita, e anche la sua violenza (che all’inizio provocò parecchi sequestri nelle edicole) venne col tempo mitigata dalla vicinanza della sua amata complice: la bionda Eva Kent.

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Diabolik (vero nome Walter Dorian) risiede nella città di Clerville, capitale di un omonimo piccolo stato europeo che sempra un incrocio fra la Svizzera e il Principato di Monaco (e pare abbastanza vicino all’Italia, a giudicare dai nomi degli abitanti), ma più recenemente ha iniziato a prendere di mira anche la vicina città portuale di Ghenf, dove si svolge anche Il segreto della rocca, la storia di cui stiamo parlando in questa sede. Tutto inizia con la morte di Davide Mann, un agente letterario precipitato dalla torre in cui risiede uno scrittore suo cliente: Saverio Hardy. Le prove sembrano tutte contro Saverio, ma Diabolik ed Eva sono convinti della sua innocenza: in passato lo hanno incontrato diverse volte e sanno che non potrebbe mai commettere un omicidio. Per una volta i due si ritrovano ad usare le loro capacità per indagare sull’accaduto e non per commettere un furto: così vengono a sapere da Saverio era il compagno di Davide da diversi anni, e che insieme avevano deciso di dichiararsi pubblicamente. A quanto pare l’editore di Saverio, tale Roberto Sidow, non era d’accordo, perchè se si fosse scoperto che il suo scrittore di punta era gay la sua casa editrice avrebbe perso il finanziamento delle associazioni conservatrici e religiose che l’avevano appoggiata fino a quel momento. La situazione era resa ancor più complicata dal fatto che Sidow aveva dei debiti coi malavitosi di Ghanf, e aveva bisogno del denaro dei suoi finanziatori per non rischiare una brutta fine. A questo punto Diabolik ed Eva cercano di incastrare Sidow e risalire all’esecutore materiale dell’assassinio di Davide… Alla fine riusciranno a scagionare Saverio, ma non gli diranno che hanno scoperto che in realtà Davide si era suicidato proprio per proteggere la vita del compagno.

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Al di là di una spiccata tendenza al melodramma (tipica comunque di tutte le storie di Diabolik) e di una certa difficoltà di superare alcuni sterotipi (è Eva Kant che si traveste da ragazzo gay per incastrare Sidow, non certo Diabolik), una volta tanto in un fumetto italiano vengono presentati dei gay tuttosommato verosimili e – soprattutto – i protagonisti della serie si dimostrano assolutamente solidali e comprensivi nei loro confronti. Tra le righe si legge chiaramente una netta presa di posizione contro l’omofobia e i pregiudizi che circondano l’omosessualità, e considerando l’importanza “storica” di un personaggio come Diabolik è stata senza dubbio una scelta coraggiosa. In effetti le storie di Diabolik hanno da sempre affrontato temi scomodi (stupro, aborto, droga, ecc…), e l’idea di un episodio che parlasse di omofobia era particolarmente sentito da Luciana Giussani, che aveva abbozzato più volte l’idea prima della sua morte avvenuta cinque anni fa.
Nella postfazione gli autori dedicano proprio alla memoria di Luciana l’albo in questione e ricordano una frase che ripeteva spesso: «I fumetti devono comunicare qualcosa, altrimenti che li scriviamo a fare?». Peccato che non siano poi tanti quelli che la pensano come lei.
Abbiamo parlato di:
Titolo: Diabolik – Anno XLVI – Numero 1 – “Il segreto della rocca”
Editore: Astorina
Costo: 1,90 €
Reperibile in edicola o sul sito www.diabolik.it

di Valeriano Elfodiluce

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