E’ omofobia non approvare il matrimonio gay? E’ discriminatoria l’assenza di leggi contro l’omofobia? E’ omofobo difendere qualcuno, come farebbe Lucia Annunziata, che “avesse detto che i gay devono andare nei campi di sterminio” ?
La risposta a tutte queste domande è “sì”, e a fare chiarezza su di un argomento controverso, tanto che la stessa Annunziata ha negato con leggerezza che la sua fosse una dichiarazione omofoba, tre saggi importanti pubblicati a ridosso della Giornata internazionale contro l’omofobia. E sono tutti libri con cui l’Annunziata, tutto l’emiciclo parlamentare e il Paese devono confrontarsi al più presto.
La prima analisi, “Out. La Discriminazione degli omosessuali” (ed. Riuniti, 15 €), è di Maura Chiulli, responsabile cultura di Arcigay e già conosciuta al pubblico dei lettori per un testo che da voce alle vittime di omofobia, “Maledetti froci & maledette lesbiche”.
“Con Out”, ci spiega, “mi rivolgo ad un pubblico trasversale e in un lavoro a più voci racconto la discriminazione delle persone omosessuali e transessuali in Italia con rigore e attendibilità, attraverso la presentazione dei risultatati scientifici ottenuti da importati progetti nazionali ed internazionali e il contributo di importanti professionisti legali”. E su cosa sia la discriminazione Maura Chiulli ha le idee molto chiare: “E’ un atteggiamento ingiusto, che si esprime in un trattamento differenziato e svantaggioso verso un individuo o più… E’ discriminazione il mancato riconoscimento di diritti fondamentali per le persone omosessuali; è discriminazione il silenzio del legislatore su temi importanti quali per esempio i matrimoni e la diversificazione degli istituti familiari o l’estensione della legge mancino in tema di omofobia”.
La scrittrice racconta finalmente, e questa è la novità che propone questo saggio, chi e come ha avuto il coraggio di denunciare i soprusi subiti e è riuscito ad agguantare, dopo l’orrore, una vita serena. Insomma, gli anticorpi alla discriminazione antigay esistono: “Lo strumento che più di ogni altro può tutelarci è la parola: raccontarci, denunciare qualunque discriminazione subita sulla nostra pelle, la responsabilità del cambiamento è nelle mani di ciascuna e di ciascuno di noi. La Campagna nazionale contro l’omofobia di quest’anno di Arcigay sarà proprio sul grande atto di responsabilità verso se stessi e gli altri: la denuncia” anticipa la scrittrice. Nel testo è contenuta anche una intervista esclusiva, l’ultima da Ministro, a Mara Carfagna, primo e unica ministra di centro destra a diffondere una campagna nazionale contro la brutalità che colpisce gay, lesbiche e trans.
Sugli scaffali delle librerie poi, si affianca a questa proposta la prima indagine scientifica mai pubblicata in Italia sull’omofobia sociale nel testo “Omofobia. Strumenti di analisi e di intervento” (Carocci, 27 €) di Margherita Graglia, una psicoterapeuta che da anni si occupa di omosessualità. Ma che cosa è l’omofobia sociale?
“E’ avversione nei confronti delle identità, dei comportamenti e delle comunità lgbt”, ci spiega la psicologa. L’omofobia sociale, “si può manifestare in molti modi e a vari livelli: a livello individuale, interpersonale e istituzionale. Un esempio di quest’ultimo livello è costituito dall’assenza di un riconoscimento giuridico delle unioni di fatto. Un aspetto cruciale che spiega la persistenza dell’omofobia è il fatto che essa svolge delle precise funzioni psicosociali.
Anche per questa autrice nonostante il nostro Paese condanni, o alla meglio, pretende il silenzio sull’omosessualità, si può già contrastare l’omofobia: “Dalla mia esperienza come formatrice mi sono resa conto, ad esempio, che il blocco, il tappo potremmo dire è a livello politico, le persone sono molto più accoglienti di quanto si possa credere. Infatti durante i corsi su questi temi con insegnanti, psicologi, dipendenti della pubblica amministrazione l’interesse e l’apertura sono significativi. Per gay e lesbiche, una forma di tutela è innanzitutto il contrasto alla propria omofobia interiorizzata e alla paura sistematica. Occorre lavorare sulla visibilità e la comunità lgbt può promuoverla in molti modi”.
Gran pregio di questo testo sta nell’approccio minuziosamente scientifico all’argomento, insieme all’attenzione alle indagini pubblicate all’estero e di cui non si discute mai nel dibattito pubblico.
Completa la rosa di importanti proposte un breve pamphlet di Arcigay e Agedo Verbania che riporta dati reali sul bullismo omofobico nelle scuole di quella provincia e i risultati, molto positivi, degli interventi di prevenzione. Si tratta di “Se io fossi tu?” (Sonda edizioni, un testo gratuito che si può richiedere alla mail diffusa da Arcigay l’anno scorso). Anche in Se io fossi tu?, infine, è espresso un cauto ottimismo sull’attenzione che, sembrerebbe destare il fenomeno nelle parole di un luminare della Pedagogia italiana, Gustavo Pietropolli Charmet, che in un importante saggio contenuto nel testo dice: “Nella vita sociale il problema della convivenza tra omosessuali e eterosessuali è già molto più avanti di quanto non si dica”.
Su omofobia, transfobia e discriminazioni antigay l’ottimismo è comunque cauto: il Paese deve ancora lavorare molto e… Perché no? Leggere altrettanto.
di Stefano Bolognini
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