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AUTORI GAY DI CASA NOSTRA

Due libri italiani da non perdere: Delia Vaccarello esplora il mondo dei giovanissimi in ‘L’amore secondo noi’. Gilberto Severini mette a nudo la provincia in ‘Ragazzo prodigio’.

Delia Vaccarello
L’amore secondo noi
Ragazzi e ragazze alla ricerca dell’identità

Mondadori
250 pagine, 8,40 euro

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Dopo Gli svergognati la giornalista Delia Vaccarello torna con un libro-inchiesta ricco di testimonianze ed esperienze. Questa volta indirizzato ai giovani. Anzi, giovanissimi. Sono storie di adolescenti quelle raccolte in L’amore secondo noi, a cui si alternano le riflessioni della autrice condotte anch’esse con linguaggio e stile mirato a conquistare il pubblico giovanile.
Esiste l’anima gemella? Eterosessuali si nasce? Come e quando si scopre di essere omosessuali? C’è un modo per capire se siamo davvero innamorati? Queste sono alcune delle domande che il libro cerca di indagare, sforzandosi di non fornire risposte pronte ma di spingere a riflessioni autonome i giovani lettori. Il tentativo della Vaccarello è di sollecitare questi approfondimenti partendo da un lato da storie esemplari, dall’altro dai suoi stessi suggerimenti. Il percorso è didatticamente illustrato sin dalla premessa arricchita da un elenco di domande che molti giovani hanno posto all’autrice nel corso degli incontri da lei stessa condotti nelle scuole e nelle librerie e completata anche da una “Avvertenza ai brizzolati” che vuole dare una “piccola dritta” ai lettori appartenenti a un età che non corrisponde a quella di coloro per i quali è scritto il libro.
Dopo la premessa si snocciolano le storie: quella di Michela che racconta di come si è avvicinata ai ragazzi e di come sua zia le ha parlato per la prima volta in maniera non dispregiativa dell’omosessualità; poi quella di Giulio, 18 anni, alle prese con le prime pulsioni inconfessate verso i suoi compagni di classe; quella della sedicenne Lucetta incapace di definire la propria sessualità e quella di Adele e Omar, etero la prima, gay il secondo, legati da uno strettissimo legame che va oltre l’amicizia. Parla anche Marco, l’unico eterosessuale maschio che si sia reso disponibile ad aprirsi per raccontare la sua storia e a spiegare come si sia trovato innamorato di una ragazza bisex.
Insomma le storie dei ragazzi costituiscono un interessante panorama di vicende legate all’età adolescenziale e ai tentativi non sempre sereni di conoscersi e scoprirsi tipici di questa età. Un po’ più pesanti risultano le riflessioni dell’autrice tra una storia e l’altra; ma forse il giudizio è legato al fatto che non abbiamo l’età giusta per apprezzarli.

Gilberto Severini
Ragazzo prodigio
edizioni peQuod
160 pagine, 14 euro

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Come una bomba, piove su una piccola e tranquilla cittadina di provincia Leonardo Guerra: parcheggia la sua Fiat Uno in una piazzetta e vi stabilisce il proprio domicilio. Chi è? Da dove viene? Cosa è venuto a fare? Intorno a questi interrogativi si dipana, quasi fosse un giallo, Ragazzo prodigio, il nuovo romanzo di Gilberto Severini pubblicato da peQuod. Avvincente fin dalle primissime pagine, in cui con poche accorte descrizioni l’autore introduce il lettore immediatamente al centro della vicenda, la storia si ricostruisce lentamente, dapprima grazie alle “investigazioni” di due amiche le cui abitazioni si affacciano sulla piazzetta in cui è parcheggiata l’utilitaria di Guerra, poi grazie a qualche testimonianza diretta. Svelare anche solo un aspetto della vicenda sarebbe un attentato alla spontaneità della lettura che invece risulta estremamente piacevole grazie allo svolgimento progressivo adottato dall’autore ma anche per lo stile scanzonato, a tratti divertente ma mai esageratamente leggero della scrittura.
Basti sapere che quello che Severini mette in scena in Ragazzo prodigio è, come spesso nei suoi romanzi, la quieta vita della provincia italiana, la sua fragilità davanti agli “attacchi” che giungono da personaggi in grado di sovvertirne le regole perbeniste, il suo convivere pacificamente con punti deboli che possono diventare falle mortali in ogni istante. Leonardo Guerra sarà per la pacifica cittadina il candido bambino che esclama “il re è nudo!”, salvo poi ritrovarsi in mutande lui stesso. Perché l’ipocrisia non è solo in chi sceglie di adottare una regola sociale come sistema di vita, per rifugiarvisi e mettersi al riparo dalle proprie innominabili pulsioni, ma anche in chi – sembra dirci Severini – della libertà ad ogni costo fa una bandiera quasi costringendovisi suo malgrado.
Nella lotta tra ipocrisia borghese e scandalosa condotta libertina emerge per il suo candore e la sua spontaneità un personaggio femminile, Debora, una delle donne che si appassionano a osservare le mosse di Leonardo Guerra da dietro le finestre. Sarà lei a ricostruire in cuor suo tutte le vicende passate che legano Guerra alla cittadina e anche al marito. Per ritrovarne stranamente un senso di soddisfazione che regala nuova dignità alla sua vita di casalinga priva di ogni ambizione.
Come abbiamo detto, la scrittura è piacevolissima e scorrevole: peccato che a rovinarla ogni tanto ci sia un uso inspiegabilmente improprio della punteggiatura, con virgole che separano il soggetto dal verbo senza un perché frammentando fastidiosamente le frasi.
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