Edith Stein, Benedetto da Norcia, Teresa D’Avila, Mevlana Rumi: li canta Alice, li nomina nella versione di “Calling all angels”, scritta da Jane Siberry e reinterpretata con felici variazioni nella scelta dei nomi sacri che precedono l’attacco della musica. E’ ricerca e meditazione, l’ultimo lavoro di Alice, “God is my dj”(Warner Fonit), tratto dal concerto che ha debuttato al festival milanese Musica dei Cieli per approdare poi al Mittelfest di Cividale e all’estate catanese di Battiato. In questo disco, Alice si conferma colta interprete di alto livello: insieme a Francesco Messina dà vita ad un progetto che non solo propone musica sacra, ma ricerca il sacro nella musica, e scegliendo composizioni che si snodano lungo tutto il millennio, restituisce un lavoro omogeneo e coerente, lontano dalle mode mistiche eppure sotteso da una spiritualità che si fa grande all’ascolto, perché autentica e nutrita della convinzione che l’arte è strumento di libertà, crescita e consapevolezza, e passa dalle mani del Dio interiore di cui parlava proprio Edith Stein. Oltre a Jane Siberry, Alice interpreta con la stessa intensità David Crosby e invocazioni divine in ungherese, Gavin Bryars e il “Victimae paschali laudes” di un anonimo del XI secolo, “L’ombra della luce” di Franco Battiato e il “Pie Jesu” di Faurè, “Fur Alina” di Arvo Part e il Kyrie dei Popol Vuh, un canto sacro del XIV secolo e il “Refugee’s Theme” di Eleni Karaindrou, la musicista greca che firma le colonne sonore dei film di Anghelopoulos. A fare di questo disco un capolavoro, oltre all’interpretazione di Alice, contribuiscono musicisti come Michele Fedrigotti, Marco Guarnerio. Simone D’Eusanio e il violoncello di Ines Hrelja.
di David Fiesoli
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