Fabio,
nel cominciare questa lettera ti avverto subito che non so se è davvero indirizzata a te, e se te la spedirò quando, e se, sarà finita. L’obiettivo sarebbe riuscire a scrivere e a comunicare, in modo sintetico e limpido per chi niente sa di me, il mio pensiero. Se saprò essere chiaro (cioè sincero) con te, lo sarò stato con me.
Io e il mio compagno stiamo insieme da 12 anni, da 7 conviviamo e condividiamo ogni bene (siamo ragionevolmente adulti: abbiamo appena passata la quarantina). Ci amiamo profondamente, ciò è indubitabile: siamo l’uno l’amante dell’altro, e l’amico fraterno. Ci proteggiamo, avendo cura di noi reciprocamente, e ci rispettiamo. So di dire il vero, e di questo mi compiaccio. E tuttavia, un velo di opacità ossida la mia vita. Sono geloso. Ma non di quella gelosia cianotica e chiassosa che fa volare i piatti (non ce ne sarebbe ragione, credo). Sono geloso, piuttosto, di una gelosia pallida, esangue, muta: pressoché ingiustificata. E questo pressoché mi divora.
Conosco il mio compagno, sta ai patti, e formalmente li rispetta. Ma tra gli interstizi della forma rispettata spira un vento gelido che uccide. Diversamente da me, che per indole sono votato a lui, egli vive certi suoi amori platonici, li accudisce, li alimenta, li asseconda; ma soprattutto ne tace a me, con metodo, sino al passo che precede l’inganno. Di recente, e del tutto casualmente, ho saputo che ha flirtato per più di un anno con un collega di lavoro (molto più giovane di lui): cenette intime, dialoghi complici e carini, gite al mare, telefonate di saluto. Niente sesso: un fidanzamento casto. Sino al colpo di scena: il giovane, stando a quel che ho potuto ricostruire, avrebbe sollecitato il mio compagno a compiere il passo decisivo oltre il punto di non ritorno, per subito bloccarlo e poi respingerlo sdegnosamente con le ingiurie topiche del caso. Di ciò che possa essere frullato nel cervellino del giovane stronzetto niente me ne cale. Ma a me è piombato il mondo addosso, per ciò che è accaduto e per ciò che sarebbe potuto accadere. Ma pure per ciò che accadrà. Abbiamo discusso, litigato, ricontrattato i patti, rinsaldato il rapporto. Solo in apparenza.
Ho perso la mia fiducia in lui. Adesso scruto ogni piccolo indizio, rifletto su ogni possibile evento, scopro di continuo incongruenze sospette. Le sue parole sono spesso troppo accomodanti, blandenti. E non so se mi parla così per rassicurarmi (in buonafede) o per circuirmi (in malafede). Sopra scrivevo di sincerità: che cosa voglio davvero? Scoprire il tradimento e lasciarlo? scoprire il tradimento e perdonarlo? smagare il sospetto e vissero felici e contenti? oppure smagare il sospetto e lasciarlo comunque?
Non lo so. Davvero non lo so. Realtà e fantasia si confondono davanti ai miei occhi. Che grande spreco di energia! Rassegnato all’entropia, orbito alla deriva di quell’enorme buco nero che è l’amore.
Arturo
Carissimo Arturo noto con piacere che alla fine hai deciso di spedire questa benedetta lettera, e di spedirla a me…che di questi rapporti diciamo così “senza rete” ho paura. Ho detto più di una volta che il mio non vuol essere un giudizio morale ma proprio non ce la faccio a capirli. Quindi magari ti aspetterai una mia sentenza da saputello tipo “a giocare con il fuoco si rischia di bruciarsi”, ma oltre a sembrarmi inutile e antipatica, non mi sembra il tuo caso.
Da quel che ho capito il “gioco” degli amori platonici lo ha inventato il tuo lui. La prima cosa che mi chiedo è: siamo sicuri che siano stati tutti e sempre platonici? Scusami, ma la mia sfiducia nei rapporti mi porta a farti questa domanda anche se mi dici che lo conosci bene e che formalmente (che vuol dire?) sta ai patti… Comunque sia, diciamo che questa volta sembra avere un peso diverso, maggiore, il flirt di turno. Non mi piace però che tu chiami stronzetto solo l’altro ragazzo. Non sai cosa gli ha raccontato il tuo fidanzato, come si è presentato, se gli ha parlato del vostro rapporto e, soprattutto, in che termini. Quindi se uno stronzetto in questa storia c’è, permettimi, ma è il tuo fidanzato; se poi vogliamo dividere le colpe, possiamo dire che sono stronzetti tutti e due, così non facciamo torto a nessuno!
Ti confesso una cosa Arturo. Spesso quando rispondo alle Lettere alla Iena metto sottofondo della musica. In questo momento sto ascoltando una raccolta dei successi di Gabriella Ferri (grandissima artista! conosci vero?) e proprio adesso sta cantando una bellissima canzone che s’intitola “Sempre” e che sembra giusta per il tuo stato d’animo. Il ritornello dice: “Anche tu così presente/così solo nella mia mente/tu che sempre mi amerai/tu che giuri e giuro anch’io/anche tu amore mio/così certo e così bello/anche tu diventerai come un vecchio ritornello che nessuno canta più…” Sei d’accordo?
Io credo che il vero problema non sia la confusione tra realtà e fantasia, ma piuttosto il panico che provi! Si Arturo, il momento che stai vivendo ti crea panico provocato da una situazione che non ti appartiene, che non vuoi (o meglio, non avresti voluto) vivere. Per te la vostra storia era giusta così, non aveva bisogno di stimoli, di sprizzate d’energia esterne. Non mi (o meglio non ti) nascondere che prima o poi uno di questi amori platonici potessero sfociare in qualcos’altro l’avevi già preventivato, ma immagino… l’amore che provi per questa persona ti ha fatto accettare anche questa possibile variante… ahhh l’amore ragazzi miei!!!…
Certo è che adesso devi decidere – una volta per tutte – che atteggiamento adottare. Se credere a quello che ti ha detto e che in futuro ti dirà riguardo a questi amori platonici, ed accettarli così, senza domande, senza se e senza ma. Amarlo così, per come è fatto, per come è stato e per quello che rappresentate l’uno per l’altro. Solo tu hai la risposta a questo quesito, e che quesito!! Mi trovassi io nei tuoi panni… la mia decisione te la puoi immaginare… Forse però hai ragione tu, bisogna adeguarsi alle situazioni per poter vivere una storia altrimenti si rischia di rimanere da soli…mah! che dire? Ti saluto con una frase della scrittrice Barbara Alberti che cito spesso e che mi piace tantissimo: L’amore è per i forti. Tutto il resto è coppia.
Forza e coraggio Arturo!
Fabio
di Fabio Canino
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