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Esclusivo: Italo fece sconti nel 2014 per il Padova Pride Village

Italo fu sponsor della manifestazione gay. Nel pomeriggio le scuse da Facebook.

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2 min. di lettura

Italo, concedendo il 30% di sconto a tutti i partecipanti al ‘Family Day‘ del 30 gennaio con il codice convenzione “FAMILY30”, ha fatto o no una scelta di campo? A leggere alcuni blog LGBT e alcuni siti generalisti l’altro ieri pareva certamente di sì: e lo scoop, come diceva Indro Montanelli, è la “scorciatoia dei somari”. Anche Gay.it alla fine ieri ha “abboccato” al trappolone di “Italo che discrimina”, dopo che era emerso l’indisponibilità dell’azienda a fare sconti per il Gay Village di Roma e per un evento non gay a Bologna, il “Sensation”, con tanto di testimonianze di uno delle persone coinvolte nell’organizzazione, Gian Marco Sandri, amministratore di Artmediamix, agenzia di comunicazione romana che si occupa di eventi. Ma le nostre iniziali titubanze, che ci avevano portato ad assumere un atteggiamento dubitativo fino per l’appunto al pomeriggio di ieri, anche ricevendo pesanti critiche dai lettori e da alcuni blog LGBT, erano giuste ed avremo fatto meglio ad attendere ulteriori riscontri.

LEGGI ANCHE: Caso Italo: è l’unica azienda confusa sul proprio orientamento?

E così, dopo alcune ricerche, abbiamo scoperto che un anno e mezzo fa, nel giugno 2014, Italo aveva concesso un’intera estate di sconti a tutti i partecipanti al Padova Pride Village ed inoltre aveva pure concesso numerosi buoni sconto all’organizzazione, utilizzati per i viaggi di artisti ed ospiti, di fatto sponsorizzandola.

Giusva Iannitelli, la persona che all’epoca lavorava nell’ufficio di comunicazione del Padova Village, ci ha infatti confermato che Italo aveva creato questa promozione per chi viaggiasse da e verso Padova con lo sconto denominato “PRIDE10”, che concedeva il 10% di sconto per tutta l’estate 2014 a chiunque ne avesse voluto usufruire.

A quel tempo Italo era alla ricerca di partners, e il Padova Village fu proprio uno di loro, il che conferma la loro buona fede nell’applicazione degli sconti, a prescindere da chi lo avesse richiesto. Iannitelli aggiunge che, sempre per quella stessa intera estate, Italo aveva anche messo anche a disposizione dell’evento un “blocco enorme” di voucher con valore di 10 euro di sconto cadauno. Iannitelli conferma che lo sconto fu di grandi proporzioni, e che ne usufruirono in grande quantità (si parla di migliaia di euro di sconto complessivo fra tutti gli utilizzatori).

Su Repubblica di oggi, peraltro, Flavio Cattaneo, l’amministratore delegato di NTV Italia, la società che gestisce Italo Treno, è chiaro: “Noi non sosteniamo il Family Day. E’ solo scattato un via libera automatico alla convenzione. Lo facciamo anche per i sindacati e lo stesso fanno le FS. Tengo a dire che io non solo non sostengo le idee di chi manifesterà sabato, ma sono proprio dalla parte opposta“.

Nel pomeriggio, poi, è arrivato un post di scuse sulla pagina Facebook di Italo:

Ciao a tutti,oggi vogliamo scusarci con chi, nei giorni scorsi, si è sentito offeso o discriminato dal nostro operato e…

Pubblicato da Italo Treno su Lunedì 25 gennaio 2016

Insomma, ancora una volta, questa vicenda dimostra che occorre stare estremamente attenti ad utilizzare le parole “discriminazione” ed “omofobia” od inneggiare addirittura al boicottaggioE questa lezione è per tutte e tutti, anche per noi di Gay.it.

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sergio 28.1.19 - 12:54

Va beh ragazzi (cit.), ma prima citate Montanelli ("lo scoop è la scorciatoia dei somari") e poi titolate "ESCLUSIVO"? Il punto è che il Family Day è una manifestazione ideologica e politica, dove si prende nettamente una posizione contro qualcuno e lo si attacca per privarlo di qualcosa. Un'azienda può permettersi con tanta leggerezza di agevolare un'iniziativa che offende, indirettmaente ovvio, una parte dei suoi clienti, senza poi saper gestire l'ondata prevedibile di proteste? Bisogna stare attenti a parlare di discriminazione e omofobia, è vero. E lo è soprattutto in questo caso, in cui un'azienda agevola la discriminazione senza manco rendersene conto e poi provando a giustificarsi ma non a scusarsi. Ecco la gravità.

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