Tutta (o quasi) l’arte di Jean Cocteau cinquant’anni dopo la sua morte

L'11 ottobre 1963 moriva d’infarto, poche ore dopo Edith Piaf, il poliedrico genio francese. Varie iniziative lo ricordano: un cortometraggio presentato a Cori, mostre parigine, tre film e due libri.

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Esattamente cinquant’anni fa, l’11 ottobre 1963, moriva nella sua villa di Milly-La-Forêt, graziosa cittadina dell’Essonne a sud di Parigi, il grande Jean Cocteau, genio multiforme che rivoluzionò il concetto di avanguardia in molti campi artistici, dalla regia alla letteratura, dal disegno alla poesia. Aveva settantaquattro anni e fu stroncato da un infarto poche ore dopo il decesso della sua amica Edith Piaf per la quale stava scrivendo un elogio funebre.
Sono varie le iniziative in corso per ricordarlo: domani alle 17.30, presso il nuovo Casale di Stoza nella città d’arte di Cori, in provincia di Latina, verrà proiettato il cortometraggio “La Maison du Poète” scritto e diretto da Angelo Bianchi col patrocinio dei Comuni di Cori ed Aprilia. Interamente girato nelle campagne coresi, cerca di tracciare il profilo umano e artistico di Cocteau. Vede protagonisti alcuni giovani del territorio in qualità di interpreti, tecnici e musicisti nonché un gruppo di allievi dell’Istituto Comprensivo “Giovanni Pascoli” di Aprilia. Sarà presentato da Mauro Carrera, studioso dell’opera di Cocteau. Il poeta Giovanni Fontana, dopo la proiezione, renderà un omaggio letterario all’artista francese con l’accompagnamento della chitarra di Alessandro Cardilli.

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Durante la serata sarà possibile visitare l’esposizione “Dietro la Maison – Backstage in mostra” con le foto di scena realizzate da Francesca Cucchiarelli.
Al Musma, il Museo della Scultura Contemporanea di Matera, in occasione del cinquantenario, è in mostra il libro d’arte “Jean Cocteau, Picasso de 1916 à 1961” con ventiquattro litografie originali di Picasso, realizzate coi torchi dell’Imprimerie de Monaco, e una scelta di testi, in prosa e versi, scritti da Cocteau nel periodo indicato nel titolo. Saranno esposti anche diciassette disegni del libro ‘Gondole des morts’ edito in Italia nella collana “All’insegna del pesce d’oro” delle edizioni Scheiwiller.
In patria le iniziative si moltiplicano: nella villa di Milly-La-Forêt è possibile ammirare un centinaio di opere dell’artista (trovate i dettagli su www.maisoncocteau.net ). A Parigi, nel municipio del XVI arrondissement, la mostra “Cocteau par Cocteau” propone una serie di autoritratti realizzati nel 1924 a Villefranche-sur-mer su commissione dell’editore Edouard Champion e alcune opere della collezione Weisweiller. Al Museo delle lettere e dei manoscritti, da domani al 23 febbraio, è visitabile l’esposizione “Jean Cocteau le magnifique – Les miroirs d’un poète” con 150 manoscritti fra edizioni originali, lettere autografe, opere illustrate e disegni.

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Nelle sale cinematografiche francesi è uscito il 2 ottobre “Opium” di Arielle Dombasle, di cui vi avevamo parlato da Cannes, sulla tormentata storia d’amore tra Cocteau e Raymond Radiguet mentre il 29 ottobre sarà la volta della versione restaurata (benissimo) del suo capolavoro “La bella et la bête”, il cui remake firmato da Christophe Gans con Vincent Cassel e Léa Seydoux, l’indimenticabile Emma di “La vie d’Adèle”, dovrebbe uscire a febbraio. Alla Cinémathèque Française di Parigi è in corso fino al 22 novembre la mostra “Jean Cocteau et le cinématographe” realizzata con il supporto del Comitato Cocteau e della Pierre Bergé-Yves Saint Laurent Foundation. È possibile (ri)vedere i suoi film e ammirare manifesti, sceneggiature originali e costumi tra cui il celebre uomo-cavallo disegnato da Cocteau per “Il testamento di Orfeo”.
Anche in libreria fervono le novità dedicate alla scoperta di aspetti meno noti della vita dell’artista: “Proust contre Cocteau” di Claude Arnaud mette il dito nella piaga della storica rivalità tra i due intellettuali mentre la pronipote di Cocteau, Dominique Marny, pubblica la biografia “Jean Cocteau ou le roman d’un funambule” (“Jean Cocteau o il romanzo di un funambulo”) in cui emerge il ritratto fosco di un uomo depresso e sfiduciato che solo nelle occasioni mondane mostrava pubblicamente “un’apparente leggerezza”.

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