Alla Casa Bianca è tempo di traslochi e la Prima Coppia degli Stati Uniti sta già preparando le valigie. Lei, Hillary Rodham Clinton, First Lady decisa e battagliera come questo paese non conosceva dai tempi di Eleanor Roosevelt, spera di rimanere a Washington. Sta infatti cercando di essere eletta al Senato per rappresentare lo Stato di New York. Lui, William Jefferson Clinton, dovrà accontentarsi di organizzare la Biblioteca che porterà il suo nome a Little Rock, nell’Arkansas, tradizione tutta americana questa, che aiuta gli ex presidenti a disintossicarsi dal potere.
Era il novembre 1992 quando un giovane del Sud sconfisse Bush padre e aggiudicò la Presidenza al partito Democratico dopo dodici anni. Oggi l’America è diversa sotto molti profili. Per le lesbiche e i gay è sicuramente migliore. Se infatti rimangono problemi di intolleranza, violenza e odio fomentati soprattutto dall’ignoranza di una destra reazionaria e omofoba, in questi anni il movimento omosessuale americano ha avuto nella coppia presidenziale due formidabili alleati. Bill e Hillary hanno ascoltato e imparato dagli attivisti gay, hanno capito l’importanza della politica dell’inclusione e hanno cercato di abbattere i muri visibili e invisibili della discriminazione.
Ora gli americani si apprestano ad eleggere un nuovo Presidente e mentre la comunità gay è col fiato sospeso, i Clinton ricevono il tributo d’affetto e riconoscenza dal popolo dell’arcobaleno. Il piú prestigioso magazine gay-lesbico degli Stati Uniti, The Advocate, ha dedicato gli ultimi due numeri rispettivamente alla First Lady e al Presidente, con interviste e foto di copertina. Le maggiori organizzazioni omosessuali del paese stanno raccogliendo milioni di dollari per la campagna elettorale di Hillary e per la Biblioteca Presidenziale di Bill. Hollywood ha da poco festeggiato il Presidente come uno dei suoi, facendo cadere sui Clinton una pioggia di bigliettoni verdi ai party organizzati dall’amica Barbra Streisand. Elton John ha composto una ballata che ha suonato e cantato a New York in onore della First Lady.
“Avrei voluto fare di piú”. Un Clinton emozionato salutava cosí il tripudio qui a New York di uno dei tanti gruppi gay della Grande Mela. Per la prima volta nella storia americana, i gay e le lesbiche si sono sentiti rappresentati dal loro Presidente. E non hanno mancato di manifestargli il proprio sostegno quando gli avversari politici lo volevano toglier di mezzo sull’affaire Lewinsky.
In questi otto anni Bill Clinton è sempre stato al fianco degli omosessuali. Quando ha dovuto piegarsi al compromesso, come nella fallimentare politica del “Don’t ask – Don’t tell” adottata nell’esercito, lo ha fatto perché osteggiato e sconfitto da un Congresso a maggioranza Repubblicana su posizioni fondamentaliste. Non si è invece piegato nel lungo e scandaloso braccio di ferro sulla nomina di James Hormel, gay e filantropo multimiliardario di San Francisco, ad ambasciatore USA nel Lussemburgo. Dopo molti mesi in cui il Senato continuava a bocciare la nomina di Hormel, Bill Clinton è finalmente riuscito a far giurare l’ambasciatore gay con al suo fianco il giovane compagno Timothy Wu.
Lavorando fianco a fianco con le maggiori associazioni lesbiche e gay, il Presidente degli Stati Uniti ha firmato un ordine esecutivo per bandire ogni forma di discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale nei posti di lavoro all’interno del governo federale. (La maggioranza Repubblicana al Congresso sta invece bloccando una legge federale per la non-discriminazione sui posti di lavoro – ENDA.)
Dopo la morte di Matthew Shepard, lo studente del Wyoming barbaramente ucciso perché gay, l’Amministrazione Clinton ha rinnovato con forza il suo impegno per una legislazione mirata a prevenire i c.d. “crimini d’odio”. (L’ Hate Crimes Prevention Act è stato sciaguratamente affossato dai Repubblicani al Congresso il 5 ottobre scorso.)
Nell’assistenza sanitaria, la coppia Clinton ha sempre cercato di tutelare gli interessi dei piú deboli, lottando contro le potenti lobby farmaceutiche e assicurative.
Amara fu la sconfitta di Hillary quando tentò di introdurre una riforma che consentisse agli americani un’assistenza sanitaria piú equa. Il Presidente ha creato all’interno della sua Amministrazione la posizione di responsabile per le politiche sull’AIDS e da sempre insiste sulla necessità di una strategia internazionale per debellare questa malattia. E’ di pochi giorni fa la notizia che Clinton ha firmato una legge che autorizza la spesa di piú di un miliardo di dollari l’anno per la prevenzione ed il trattamento dell’HIV/AIDS.
Bill e Hillary non hanno mai fatto mancare il loro appoggio alle cause del movimento gay americano. Si sono schierati senza ambiguità a favore delle adozioni da parte di omosessuali, sostengono apertamente la battaglia per il riconoscimento legale delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e hanno duramente criticato la politica di discriminazione contro i gay adottata dai Boy Scout of America. La scorsa estate, mentre a Roma il World Pride veniva attaccato dalle due sponde del Tevere, a New York la First Lady d’America sfilava orgogliosa e sorridente alla Gay Pride Parade sulla Fifth Avenue.
di Gabriele Zamparini – da New York
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