Tutti i calciatori, allenatori e commentatori sportivi negano sempre, quando interpellati sull’argomento. L’omosessualità nel mondo del calcio? Non esiste! Pura fantascienza, leggende metropolitane. Come potrebbero mai aitanti ragazzi che passano insieme 300 giorni l’anno, con spogliatoi e docce comuni, avere pulsioni omosex?
Barzellette a parte, a riportare in auge l’argomento è il teatro, con l’applauditissimo Ultima stagione in serie A che torna al Teatro Agot a partire dal prossimo 17 novembre.
Pièce sul delicato tema della diversità repressa nel mondo del calcio, firmata dal regista e autore Mauro Mandolini e splendidamente interpretata da Marco Bocci (reduce dal successo di Romanzo Criminale) e Fabrizio Sabatucci, Ultima stagione in serie A lo scorso anno ha ottenuto un grande consenso di pubblico e il tutto esaurito, tanto da tornare sul palco a 10 anni dalla sua prima rappresentazione.
Il primo allestimento dello spettacolo, infatti, risale addirittura al 1996, all’interno del Festival di Todi per la regia di Lorenzo Gioielli, con lo stesso Mandolini e Gianluca Ferrato. La pièce racconta il mondo del calcio nel chiuso silenzio degli spogliatoi. I due protagonisti, Luigi detto Zio, 36 anni, che dal calcio ha ottenuto una dignitosa carriera, soprattutto nelle serie inferiori, e Giancarlo, detto Zamora, 34 anni, portiere, in piena crisi professionale e familiare, si stanno cambiando dopo l’allenamento, parlando, sognando, ricordando, soffrendo, prendendosi in giro, ridendo, amando.
Ed è proprio l’amore, descritto con profonda leggerezza, al centro di questa commedia ambientata in un mondo sbirciato da dietro la porta. I due sportivi compagni di squadra riescono a raccontarsi, attraverso il linguaggio della confidenza a muscoli rilassati, le segrete pieghe dell’animo, i fallimenti e addirittura le più nascoste tendenze, quelle di un sesso proteso al proprio simile, dove prevale il desiderio della tenerezza e l’esigenza della fuga dalla solitudine e da rapporti eterosessuali vissuti come superficialità e routine. Quindi la scoperta graduale di sentimenti insospettati. Le emozioni che si creano travalicano il tempo e toccano il cuore, perché i due protagonisti, prima che calciatori, sono uomini.
Una storia che è una salutare doccia fredda sul mondo dei calciatori, che spacca i luoghi comuni e smaschera l’arretratezza e l’ipocrisia di uno sport, quello del calcio, che ha paura di un amore diverso, nel quale l’omosessualità viene ancora concepita come una colpa, una condanna senz’appello. Nei personaggi di Zio e Zamora troveremo molte delle nostre speranze, le gioie, le delusioni.
Di Valentina Fragasso, figlia di Claudio, e Oliver Montesano, figlio
di Enrico, le scenografie, mentre di Devis Eskaloska Anibaldi e di Danilo Stazi le musiche originali.
Dal 17 novembre 2009 al 6 dicembre al Teatro Argot, in Via Natale Del Grande 27, Roma. Tel 06 5898408
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