La Chiesa dopo le unioni civili

La legge sulle unioni civili è stata approvata. Sono passati esattamente trent’anni (era il 1986) da quando il Parlamento italiano ha iniziato timidamente a parlare di riconoscimenti giuridici per le coppie dello stesso sesso e il 12 maggio 2016 è la data storica che sancisce un punto di partenza importante verso la piena uguaglianza di […]

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La legge sulle unioni civili è stata approvata. Sono passati esattamente trent’anni (era il 1986) da quando il Parlamento italiano ha iniziato timidamente a parlare di riconoscimenti giuridici per le coppie dello stesso sesso e il 12 maggio 2016 è la data storica che sancisce un punto di partenza importante verso la piena uguaglianza di tutti i cittadini.

Galantino, segretario CeiHa perso il mondo ultra reazionario clericale e clericalista che ha tentato in ogni modo di boicottare questo necessario passaggio di civiltà ormai non più rinviabile.
Grottesche le ultime sparate di illustri esponenti del mondo cattolico, testimonianza della profonda malafede che ha mosso i difensori a oltranza di un modello famigliare mai minacciato da nessuno.
Come Mons Galantino, segretario generale della CEI, che ha affermato: “Il governo ha le sue logiche, le sue esigenze, probabilmente avrà anche le sue ragioni, ma il voto di fiducia, non solo per questo governo ma anche per quelli passati, spesso rappresenta una sconfitta per tutti”. Che dichiarazione illuminante, un commento di grande profondità teologica filosofica sui risvolti morali delle unioni civili omosessuali! E invece è un’intollerabile ingerenza politica della Chiesa nei confronti delle procedure parlamentari del governo italiano, in barba a quel Concordato ormai inutile, rispettato solo dall’Italia con l’elargizione del miliardo di euro al Vaticano grazie ad un’apposita legge truffa.

Galantino si comporta da segretario di partito, al pari della squallida opposizione che in Il sessismo di Generazione FamigliaParlamento, durante la discussione delle unioni civili, ha dimostrato ancora una volta inadeguatezza, ignoranza venata da fascismo strisciante. Non è un segreto che la Chiesa appoggi i movimenti più retrivi e sessisti, come Generazione Famiglia (già Manif pour tous) che ha twittato il fondoschiena del ministro Boschi con la didascalia “La Boschi ci mette la faccia”. Sotto stress questa gente finisce per mostrarsi senza filtri, esponendo i propri limiti cognitivi e i pregiudizi che infestano le loro menti inscatolate da sensi di colpa cattolici.

Come non sottolineare la strategia politica del movimento del Family Day? Hanno scelto come capo un neurochirurgo più in tv che in ospedale come Massimo Gandolfini, che ha pensato bene di trasformare il suo comitato a difesa di bambini mai minacciati da nessuno in un Comitato contro il referendum costituzionale. Un volo pindarico ardito e piuttosto sconcertante: che accidenti c’entra la presunta difesa di un tipo di modello famigliare con la modifica dell’assetto del Parlamento? Questa trasformazione ha il sapore della vendetta nei confronti del governo, ma rivela anche il delirio di onnipotenza degli aderenti al comitato. Parlano di popolo, ma sappiamo bene che è facile partecipare a eventi di piazza con autobus offerti dalla parrocchia (quindi dagli italiani con l’8×1000), striscioni omofobi preconfezionati e slogan ripetuti a pappagallo. Come reagiranno a una questione unicamente politica e che tradisce la motivazione religiosa alla base del Family Day stesso? Dimenticata la dissoluzione della società in caso di approvazione della legge sulle unioni civili, Gandolfini e i suoi promettono di far saltare il referendum del prossimo autunno. Credono di essere milioni, compatti, decisivi. Lui e la sua armata brancaleone avranno un brutto risveglio e scopriranno di essere davvero pochi e male assortiti.

Don Mauro Inzoli, alias Don MercedesPiuttosto che pensare alla politica, consiglierei a Galantino e Gandolfini di concentrarsi sui veri problemi della Chiesa che sono una minaccia concreta per tutti i minori. Don Mauro Inzoli, frequentatore assiduo dei convegni omofobi organizzati dalla Lega a Milano, ha scelto di risarcire cinque ragazzini vittime di abusi sessuali da lui commessi. Pedofilia, esatto, il cancro che sta divorando la Chiesa dall’interno e che Bagnasco cerca di nascondere con la scusa della “privacy”. Inzoli è stato per trent’anni a capo di Comunione e Liberazione ed è soprannominato Don Mercedes per la sua passione per il lusso sfrenato.
Ma la Chiesa e i suoi accoliti estremisti piuttosto che interrogarsi sui tanti casi di pedofilia preferiscono puntare il dito sugli omosessuali e i timidi diritti che una legge sulle unioni civili riconosce. Parlano di difesa dei loro figli, ma l’unica vera minaccia si nasconde negli oratori, ed è a tinte nere, non certamente rainbow.

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