Difficile trovare nel panorama musicale italiano qualcuno che regga il confronto con questa straordinaria artista che torna con un album e una tournèe da non perdere, dopo che si era splendidamente affacciata sulla scena musicale con un album d’esordio, “Tregua”, che nel 1997 aveva stupito la critica per la sua intensità e immediatezza, rivelando un’artista degna di stare al fianco delle grandi protagoniste della scena rock internazionale più raffinata: Cristina Donà, con la sua musica ricca e ricercata, i suoi testi poetici e importanti, mai consolatori, appartiene di diritto alla tradizione musicale delle grandi cantautrici, quelle donne-genio che scrivono testi e musica e li arrangiano raggiungendo risultati originali e altissimi, superando in talento, forza e intensità tutti i colleghi maschi. Parliamo di Kate Bush, Stevie Nicks, Kristin Hersh, Jane Siberry, Natalie Merchant, per nominare solo quelle a cui Cristina Donà potrebbe essere, per motivi diversi, accostata più facilmente. Con la sua opera prima “Tregua” Cristina Donà vinse il premio Ciampi a Livorno. Adesso torna alla grande con un cd che supera perfino i già egregi risultati del disco d’esordio. Si intitola “Nido” e si apre con l’omonima, bellissima canzone che proietta immediatamente in viaggio musicale di rarefatte atmosfere mai ovvie, sempre originali, dai testi intensi, poetici e densi. Cristina parla con ironia e profondità, rigore e impegno, senza mai lasciare nulla alla banalità, di temi come la dittatura del consumo forzato (“Deliziosa abbondanza”), turismo sessuale (“Così cara”), ricerca della felicità nelle pillole (“Terapie”), e mette il dito nella piaga dell’inconsapevolezza, di una vita forzatamente competitiva (“Mangialuomo”). La musica e le parole delle canzoni di Cristina Donà lasciano il segno e penetrano nel profondo ascolto dopo ascolto. E anche quando parla d’amore raggiunge risultati soprendenti di profondità del testo e melodia originale: la perla del disco è “Goccia”, che avvolge in un sommesso crescendo grazie anche al contributo di Robert Wyatt, da tempo suo estimatore. Ma anche “Qualcosa che lasci il segno” e “L’ultima giornata di sole” sono canzoni che non si dimenticano. Un capolavoro.
di David Fiesoli
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