TUTTI GLI AMORI DI RUDOLF

La danza celebra Nureyev nato 65 anni fa. Luigi Pignotti, suo manager per 26 anni, rivela in esclusiva: "Mi chiedeva consiglio sui ragazzi con cui usciva. La storia con Freddy Mercury? Una montatura!"

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MILANO – Librarsi nell’aere come una libellula, nella bellezza del corpo disegnato su piroette che felicitano l’arte della danza. Chi era Rudolf Nureyev e cos’era la danza prima di lui e dopo? Sulle punte danzanti di Vaslav Nijinskij (1800-1950), il balletto russo ha rotto gli argini di ogni tempo per anticipare aspetti della danza moderna. Emulo di Nijinskij e allievo di Kirov, Nureyev ha impresso alla danza classica nuovi insegnamenti esportabili in occidente e donato purezza allo stile accademico. Oggi Rudolf avrebbe 65 anni e Milano lo ha celebrato con l’amore dedicato agli artisti la cui arte resiste alle intemperie del tempo e della morte. Un galà di danza al teatro Nazionale, stracolmo fino all’inverosimile, il cui ricavato è stato destinato a Emergency per i 21 posti di pronto soccorso e i 4 centri chirurgici e di riabilitazione in Iraq.

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Sul palco, il tributo d’amore di Luciana Savignano, Maximiliano Guerra, Tarascio, Oriella Dorella e tanti altri. Vibrante il commosso ricordo di Luigi Pignotti, manager di Nureyev e di grandi ètoiles. “Viveva con pudore la sua omosessualità.” ci dice Liliana Cosi, “Forse pensando all’amore riusciva a comunicare la sua arte in un melange incredibile tra tecnica e desiderio amoroso”. Nureyev parlava con il corpo: sensualissimo; con quella bellezza ibrida di tartaro con origini musulmane: fusioni di diverse culture. Altri appuntamenti sono previsti per celebrare Nureyev, raccontato per noi da Luigi Pignotti.
Come e quando ha conosciuto Nureyev?
A fine anni ’70! In quel periodo lavorava alla Scala e io facevo il fisioterapista in un centro di via Montenapoleone. Diventai il pupillo di Zubin Metha entusiasta per quei massaggi alla schiena che lo aiutavano a dirigere l’orchestra. In uno dei suoi viaggi a Vienna incontrò Nureyev che aveva problemi alle gambe. Zubin gli raccomandò di farsi vedere da me e, una volta a Milano, Rudolf mi fece cercare dai suoi amici alle undici di sera. Mi recai all’hotel Continental, dove alloggiava ed è lì che lo conobbi.
Da fisioterapista a manager?
Sì! Dopo due giorni mi chiese se volevo restare con lui e ci vollero tre secondi per farmi decidere. Girai con lui per sei mesi, con le difficoltà di chi non sa l’inglese. Tornato in Italia studiai la lingua e, dopo due anni divenni il suo manager.
Come viveva la sua omosessualità?
Fui io a spingerlo a parlarne. In quegli anni essere un omosessuale in Russia equivaleva ad essere un criminale e, quel problema, se lo era portato anche dopo l’uscita dal suo paese. A Vienna ne parlammo per una notte intera e, camminando lo presi sotto braccio. Lui si spaventò: “no Luigi, in Russia sono solo i pederasti che fanno questo!”. Allora compresi che dovevamo comunicare e poter rendere liberi quei suoi desideri nascosti. Quella notte, con qualche lacrima, la nostra amicizia diventò enorme.
Si confidava con lei.
Mi chiedeva sempre cosa pensassi dei ragazzi a cui si accompagnava ma, per me non era cosa facile esprimere giudizi affrettati. Ma poi, non si innamorava di nessuno se non della danza.
Luigi, non dica questo. Lui era pazzo per Eric.

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Sì, vabbé, forse ha ragione! Però Eric Bruhn (foto) era un ballerino famoso, nobile e Rudy uscendo dall’Urss sentì attrazione fisica verso Eric, ma aveva anche bisogno di quel grande ballerino e coreografo danese, per dar luce all’estro che gli covava dentro.
Bruhn, fu l’amore di Rudy per sette anni!
Si, devo dire: il più grande e raffinato. Poi, molti si donavano o cercavano di farlo, per poter essere visibili accanto a Nureyev. Nulla di strano, anche se cercavo di preservare la sua fragilità.
Ci fu un altro amore che lo turbò?
Non penso di non poterlo dire! Sì, un certo Kenneth, ballerino di Boston. La storia era talmente intricata che dovetti andare negli Usa a parlare con lui. Kenneth giocava con Rudy, cercando una popolarità attraverso un rapporto amoroso.
Fu Nureyev che le chiese di intervenire?

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Sì. Stava perdendo testa e spirito per questo bellissimo giovane e mi chiese un aiuto. Scoprii che l’unica volta che si stava lasciando andare era con uno il cui scopo era quello di poterlo solamente usare. Alla fine lui disse: “Oh my God: you are really, very good friend of Rudy”. Certo, desideravo poter fare tutto per Nureyev.
Stiamo parlando dopo la sua malattia?
Negli ultimi tempi cercava di trasmettere amore ai suoi ragazzi. Per Kenneth stava andando fuori di testa, ci stava cascando ma, per fortuna, non avvenne.
La storia con Freddy Mercury?
Una pura invenzione per fare una telenovela che poi non è partita. No, ho vissuto 26 anni al suo fianco: una vera bufala! Poi, Mercury era gay e Nureyev non andava con i gay.
Smentita?
Assoluta. Poi i giornali fecero dei nomi di gente che non c’era più e non poteva smentire. L’unico ero io, ma ora glielo dico: nessun rapporto con Mercury, mai!
Luigi, che mondo è quello della danza?
Un mondo pulito e particolare! Nella danza devi essere un atleta, senza droghe, alcol, fumo. Io mi sento fortunato in questo mondo: ho frequentato Nureyev per ventisei anni! Una persona molto colta, una spugna che assorbiva ogni cosa nell’arte e nella cultura in generale. Un grande maestro che mi ha fatto amare la danza.
Oggi non è più così?
Mah! Forse dico una cattiveria: la maggioranza dei ballerini non possiedono questa cultura, sono un po’ limitati! Quando gli parli sembra non comprendano, convinti che muovere la gambetta sia l’unica cosa da fare. Mentre Rudy leggeva Pirandello e Goldoni in italiano, oltre Byron e Dostoevskij, questi non leggono neppure il Corriere della Sera e guardano, forse, Beautiful. Le dirò: mi annoio a iosa a parlare con i ballerini di oggi.
Esistono grandi ètoile oggi?

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Dopo che c’è stato Nureyev da una parte e Margotte Fontaine dall’altra, cosa vuole che le dica? No, non ci sono interpreti così completi. Ci sono buoni elementi, punto!
Un’ecatombe.
Se spostiamo gli occhi verso la Carlson o Bejart, vedo una eccelsa Luciana Savignano col Bolero di Ravel: sensualissima e unica! Oggi ritrovo alcuni che salgono su quel tavolo a interpretare Ravel e mi vengono i brividi: la musica di Ravel è un orgasmo ripetuto quattro volte e, questi, è meglio che stiano giù! E’ così che la gente pensa che “Saranno famosi” sia un remake della danza, fatta di passaggi e gesti: che imbecillità!
Nureyev seppe dare valore e firmamento alla danza con “grand jetés” o fantastici “cambré”. Cambiò il modo di danzare?
Assolutamente. Quando venne fuori negli anni ’60, l’uomo era solamente il partner della ballerina. Fu lui a far emergere la figura danzante del ballerino! In Giselle, nel primo atto, ha inventato uno spazio che ora tutti usano; ha inventato coreografie come in Romeo e Giulietta, Lo Schiaccianoci, Raimonda.
Che fine ha fatto il patrimonio artistico di Rudy?
Molte cose sono di proprietà dei teatri. Io possiedo dei costumi e diversi altri oggetti. L’isola della costiera amalfitana è stata venduta dalla fondazione o, in un certo senso, svenduta.
Concluda lei Pignotti questo omaggio a Nureyev.
Grazie. Mi manchi Rudolf, col il tuo sguardo fiero e sempre attento, il tuo sorriso dolce e triste allo stesso tempo, perfino i tuoi momenti d’ira, ma so che sei finalmente felice, perché balli con gli angeli.

di Mario Cirrito

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