Edna St. Vincent Millay non è molto conosciuta in Italia. Da noi è disponibile una sola raccolta di sue poesie intitolata L’amore non è cieco (Crocetti, 2001, 148 p., 16,00 euro). Quando si pensa alle poetesse americane vengono in mente i nomi di Emily Dickinson, Gertrude Stein, Sylvia Plath che hanno avuto più diffusione e fortuna critica. Eppure i versi di Edna St. Vincent Millay sono fra i più belli del Novecento.
Il Pulitzer
Nel 1923 il suo libro The Harp-Weaver riceve il premio Pulitzer, riconoscimento mai dato fino a quel momento a una donna. Già con la raccolta A Few Figs from Thistles del 1920 Edna ottiene un grande successo. Viene definita la grande poetessa del ventesimo secolo, diventa la portavoce di un sentimento femminista moderno e l’emblema di una nuova libertà sessuale che lei interpreta e vive in prima persona. Le sue liriche sono maliziose, ciniche, sfacciate, parlano d’amore ignorando volutamente gli uomini.
Uno spirito libero
I suoi versi condensano le esperienze di una vita assolutamente anticonvenzionale. Quando aveva sette anni sua madre lascia il marito e da quel momento ha un ruolo determinante nella vita della ragazza. Edna e le sue sorelle si trasferiscono dal Maine al Massachusetts dove sono educate dalla madre con spirito molto liberale e incoraggiate a coltivare interessi letterari e artistici. Vincent, come lei ama farsi chiamare, rivela prestissimo un grande talento poetico.
Una ventenne di talento
La sua carriera comincia nel 1912 quando partecipa a un importante concorso poetico e sbaraglia tutti con una bellissima poesia, Renascence. I critici restano folgorati dalla bellezza e dalla semplicità dei suoi versi e sono scettici sulla vera identità dell’autore perché pensano che il suo nome sia uno pseudonimo e stentano a credere che una ventenne abbia potuto scrivere una cosa simile.
Vassar e il Village
Da quel momento il mondo si schiude davanti a lei. Ottiene una borsa di studio al Vassar College, la prestigiosa università femminile dove durante gli studi non smette di comporre. Su invito del dipartimento di drammaturgia dell’università scrive la sua prima commedia in versi The Lamp and The Bell (1921) che parla di amore tra donne.
Dopo la laurea si trasferisce al Greenwich Village di New York e viene a contatto con l’ambiente culturale più interessante di quegli anni. Scrive, incontra artisti, si guadagna da vivere recitando, va a letto con molte donne e fa innamorare di sé molti uomini. Uno di loro, Floyd Dell, dirà: «Averla conosciuta è stato meraviglioso. È sexy, ha un’intelligenza maschile e un cervello alla trielina: questo la rende perfetta». Per lei è una stagione magica che si conclude con la partenza nel 1921 per Parigi, meta inevitabile di tutti i giovani intellettuali americani di quegli anni.
Soggiorno a Parigi e ritorno in America
Lì si trovano Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, Gertrude Stein ed Ezra Pound che stanno diventando i rappresentanti più importanti della letteratura americana. In Europa cercano la libertà creativa che non trovano nel loro paese. E il soggiorno europeo dà i suoi frutti perché Edna pubblica quell’anno Second April che diventa immediatamente un successo. Rimarrà a Parigi due anni e tornerà negli Stati Uniti nel 1923, depressa per una delusione amorosa, stanca e malata per gli eccessi degli anni precedenti. Si sottopone a molte cure per cercare di sconfiggere un fastidioso mal di testa che non le dà pace. È famoso l’episodio di uno dei tanti medici consultati che tenta una diagnosi: «Lei è depressa e ossessionata dalla morte. Forse reprime anche qualche occasionale impulso erotico verso il suo stesso sesso». «Sta forse dicendo che sono omosessuale?» chiede lei. «Appunto» dice il medico. «Ma certo che lo sono! – risponde Edna – Anche eterosessuale, se è per questo, ma non vedo che cosa c’entri col mal di testa!»
La fama e l’amore
E proprio quando ha voglia di liberarsi di tutto, di sottrarsi alla vista e di entrare nella invisibilità, che la sua esistenza ha ancora una svolta. Il successo le esplode fra le mani, diventa famosa grazie al conferimento del Pulitzer, gira l’America per letture e conferenze e si innamora di Eugen Jan Bossevain, un mercante olandese che sarà un marito devoto e un vero compagno di vita. Un uomo che capisce e ammira la sua intelligenza e asseconda il suo bisogno di libertà e di assoluto. Gli ultimi anni li passeranno in quello che lei definirà “il posto più bello del mondo”, la tenuta di Sleepletop nello stato di New York. La coppia tenderà a isolarsi dal mondo anche se Edna non smettera mai di scrivere versi e di dedicarsi alla letteratura fino alla fine.
La biografia
Ho tracciato questa breve biografia seguendo il bel libro che Gaia de Beaumont ha pubblicato qualche mese fa, Tra breve io ti scorderò mio caro: la storia di Edna St. Vincent Millay, una poetessa nella New York dell’età del jazz (Marsilio, 131 p., 12,00 euro). La scrittrice racconta Edna con mano felice: descrive con molti particolari gli avvenimenti della sua vita e cerca di interpretare i suoi sentimenti. Ne risulta un libro intenso e piacevole che suscita la curiosità di andare a leggere i versi di un’artista meravigliosamente semplice e complessa che è diventata senza volerlo il simbolo di una generazione.
di Alberto Bartolomeo
© Riproduzione Riservata