Caro dottor Allegrini,
a Parigi, città dalla quale sono appena arrivato, consigliano una specie di "trattamento di impatto" nel caso uno si accorga che il preservativo si è rotto, ad eiaculazione avvenuta. In pratica, si dovrebbe andare di corsa (addirittura meglio entro le 4 ore) al più vicino ospedale, dove dovrebbe essere sempre pronto un kit per "attaccare" il virus che presumibilmente sarebbe appena entrato nel corpo. Lì consigliano che entrambi i partner dovrebbero recarcisi… per lei invece non c’è niente da fare, se non farsi il test dopo tre mesi… cosa mi dice? Grazie e complimenti per il suo impegno.
Paris27
Caro Paris27
lei tocca un argomento quanto mai controverso. In effetti in alcuni Paesi (USA, Francia, Canada) è stata proposta quella che viene chiamata Profilassi post esposizione sessuale (PPES) (per distinguerla dalla profilassi che si applica, in certi casi, ai lavoratori della sanità dopo un infortunio) sebbene non tutti i medici concordino con tale proposta (che peraltro non è codificata in nessuna delle Linee Guida ufficiali). Le obiezioni a tale proposta sono molteplici e cercherò di sintetizzarle.
1) Sin dal 1994, attraverso uno studio condotto in Italia, Francia, Inghilterra ed USA, si è dimostrato che la profilassi per i lavoratori funziona e riduce del 70% la probabilità di infettarsi con HIV mentre non esiste ad oggi nessuno studio che dimostri l’efficacia della PPES.
2) La probabilità di rottura del preservativo varia, a seconda degli studi, tra il 2 ed il 7% e la probabilità di rimanere infettati in un singolo rapporto anale passivo con una persona certamente sieropositiva (cioè nella peggiore delle ipotesi) è dello 0,80% mentre dover assumere due o tre farmaci per 28 giorni è certamente gravato da una discreta tossicità (pensi che il 35% dei lavoratori che iniziano una profilassi non la portano a termine).
3) Lei dice che bisognerebbe andare tutti e due al Pronto Soccorso ma come fare se l’altro non vuole venire? Questa è una differenza sostanziale con quello che succede ai lavoratori della sanità: noi del paziente fonte dell’incidente possiamo sapere tutto ed in particolare se è sieropositivo e se ha già assunto dei farmaci.
4) Il rischio è quello infatti di assumere farmaci inutili, ma tossici, perché il virus ricevuto potrebbe essere già resistente a quei farmaci (come scegliere allora i farmaci da usare?) .
5) Esiste il timore che a fronte di tale possibilità si abbassi l’attenzione all’uso costante del preservativo (che è già troppo poco usato) ed anche alla capacità di usarlo (preservativi di marca, adatti al rapporto anale, e non risparmiate sul lubrificante: vedrete che non si rompe ed è altrettanto piacevole!).
6) In conclusione credo, come la maggioranza dei medici italiani, che una PPES possa essere usata solo in caso di rottura in una stabile coppia discordante (cioè uno/a positivo e l’altro/a negativo) e non in caso di sesso occasionale.
Ciao e grazie per i complimenti !
di Francesco Allegrini
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