Ciao Leo. Ho 17 anni e da uno ho scoperto di essere gay. E sono relativamente felice di aver preso coraggio per scriverti, perchè lo considero come un primo piccolo passo verso un accettazione completa di me stesso. Ma adesso non so proprio cosa fare. Sono timidissimo e il coraggio di dirlo a qualcuno non saprei proprio dove trovarlo. Non so cosa accade dentro di me: non mi sento "diverso", non mi sento qualcosa di differente dagli altri. Ma sono mortalmente solo, ultimamente non vedo quasi più i miei amici e non esco di casa. mi sto spegnendo e ho una voglia incredibile di cambiare questa situazione.
E’ incredibile che, da un po di tempo, sia felice di essere gay, e sento assopita dentro di me una carica che spinge per uscire.. ma poi si blocca, un po forse per l’assenza di un’amicizia fisica con un ragazzo che prova quello che provo io, un pò perchè quando ho davanti a me una prova che mi coinvolge in prima persona resto fermo, a guardare, in silenzio…
Ed è questo che mi fa rabbia, l’impotenza, la passività.
Sto annegando in un mare di problemi, che tanto si aggiungono e aggravano quelli che già ho. Ho una grande paura di festeggiare un altro compleanno da solo davanti alla tv, a piangere come un bambino di quattro anni.
A proposito, un grazie a gay.it.
La cosa migliore che mi sia capitata da quattro anni a questa parte.
Ciao, giovane amico!
Nella tua comunicazione sostieni di aver fatto un "piccolo passo", io sono convinto che tanto piccolo non sia.
In generale i giovani d’oggi hanno molte possibilità che solo pochi anni fa erano impensabili. Ringrazi, a mio avviso giustamente, il lavoro di gay.it, poiché attraverso esso (deduco che sono ben quattro anni che lo frequenti, quindi ne avevi tredici quando già "navigavi"… beato te!), hai potuto conoscere ed informarti attraverso le risorse della comunità e parallelamente comprendere te stesso.
Sai, credo che molti ragazzi della tua età vivono consapevolmente la propria diversità e, questo già rappresenta un passaggio fondamentale per intraprendere un cammino che, per tutta la vita segue il percorso della auto-individuazione e costruzione dell’identità, sia come persone sia come gay.
Grazie per aver trovato il coraggio di contattarmi, infatti, qui ti sei permesso di chiedere, di essere ascoltato, di ricevere una risposta. Il coraggio che hai trovato nel metterti lì, alla tastiera, di digitare quelle righe che descrivessero come sei e come ti senti è, probabilmente, quello che serve per iniziare a dirlo anche agli altri.
Da quello che dici sembrerebbe che il problema e le difficoltà maggiori non siano tanto nel fare coming out, forse lentamente come hai fatto qui, potrai permetterti di dirlo anche ad altri, ma a mio modo di vedere, sia la SOLITUDINE, affiancata o sostenuta dalla tua grande timidezza. Di solito quando si è timidi si tende ad aspettare che sia l’altro a fare il primo passo, ci si aspetta cioè che sia il contesto sociale si "muova" e "l’altro" a venirti incontro. Questa situazione, pur se a volte può essere vera (e allora siamo fortunati), spesso però, se non siamo noi a stimolarla e ad essere "disponibili a", cioè pro-attivi e non re-attivi, si rischia di sorvolare, di rimandare, di "perdere il treno" e di dover aspettare l’altro (treno) per magari perderlo ancora, restando sempre lì fermi alla stazione di partenza. Il tono dell’umore diventa triste e la solitudine non è più una "scelta" per una sano ritiro da una situazione di sofferenza – dove, lo stare da solo rappresenta ed è recupero, elaborazione di energie e consapevolezze, – ma è invece "costrizione", luogo di rimorsi, rimproveri, autoaggressioni, auto-torture.
No caro lem83, questo non è il treno giusto! La destinazione è da riconsiderare. C’è da chiedersi: "Dove sto andando?"
Spero che invece di ritirarti nella stanza della solitudine, tu contatti maggiormente la tua "voglia incredibile di cambiare questa situazione" così scrivi, ed è questa la parte che voglio sentire di più.
Infatti, è proprio lì l’energia giusta da amplificare, proprio così, come hai fatto nel contattarci su questa rubrica mettendo in moto il processo che "va verso", che impegna e stimola le potenzialità che sentiamo in noi e che utilizza ciò che il mondo ci offre
Anche se di fronte alla reale possibilità di contatto pieno, nel momento di passare all’azione ti blocchi e poi ti arrabbi, è anche vero che alle prime esperienze tutto ci sembra difficile e varie paure ci assalgono, ci scoraggiano. Rimane spesso però, se non sempre, l’ESPERIENZA, nel senso di "sperimentare", l’unica strada per capire e apprendere pienamente come si fanno e si gestiscono certe situazioni e, attraverso di essa ci modifichiamo continuamente, crescendo.
Non so dove vivi, se in una grande città, oppure vicino ad essa, o in una sperduta provincia… incontrare altri ragazzi potrebbe essere un problema e quindi anche la relazione e lo scambio d’intimità.
Strumenti come la chat, che immagino conosci, potrebbero esserti utili; la comunicazione on-line, ti offrirebbe lo spazio per "dirlo qui ed ora", per ricevere scambio da altri che forse hanno vissuto lo stesso disagio e, forse anche essere un preludio a qualche incontro reale che va gestito, però, con attenzione e con particolari tutele.
Letture appropriate, come il libro di Piergiorgio Paterlini "Ragazzi che amano ragazzi", potrebbero darti degli input utili.
Infine, hai pensato di parlarne ai tuoi genitori? Ai tuoi fratelli? Agli amici più intimi? Ad un professionista dell’ascolto?
Spero che il tuo prossimo compleanno sia migliore del precedente e t’invio un augurio anticipato per l’ingresso alla tua, forse attesa, "maggiore età".
LEO alias Maurizio Palomba
di Maurizio Palomba
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