Dal 4 giugno su Amazon Prime Video, il sorprendente film di Alessandro Guida e Matteo Pilati.

Maschile Singolare è un film atipico per la produzione cinematografica italiana, che racconta con straordinaria onestà e limpidezza una comunità nella stragrande maggioranza dei casi esclusa dal grande schermo, censurata, dimenticata. La nostra comunità.

Diretto da Alessandro Guida e Matteo Pilati, entrambi co-sceneggiatori al fianco di Giuseppe Paternò Raddusa, Maschile Singolare, in arrivo su Amazon Prime Video il 4 giugno, è un romanzo di formazione che parte da un “divorzio gay”, perché incredibile ma vero anche le coppie gay unite civilmente possono scoppiare, e diventa altro, accompagnando il suo dolce e spaesato protagonista verso un futuro diverso, fino a poco tempo prima per lui inimmaginabile.

Maschile Singolare, la recensione: il film sulla comunità gay di oggi raccontata con credibilità e naturalezza - Maschile Singolare00982 MOD - Gay.it

Dopo 12 anni d’amore, Antonio, architetto disoccupato con la passione per la cucina e i dolci, si ritrova sulla porta di casa, perché il marito, dal quale dipende sia psicologicamente che economicamente, si è innamorato  di un altro. Antonio, interpretato dal bravo Giancarlo Commare, deve così trovare dall’oggi al domani una nuova casa, un lavoro che lo mantenga e una serenità psicologica improvvisamente venuta a mancare. Va così a vivere con Denis (Eduardo Valdarnini), biondino disinibito dalla vita sessualmente parlando a dir poco impegnativa, e trova lavoro nel forno di Luca (Gianmaro Saurino), affascinante maschio alfa che presto diventa suo scopamico. A completare questa inedita e improvvisata ‘famiglia’ l’amica di sempre, la frociarola Cristina (Michela Giraud). E mentre le app di dating sfamano i suoi bisogni fisici e “sentimentali”, Antonio scopre quanto essere single dopo 12 anni non sia poi così male, e soprattutto quanto in passato abbia sbagliato a sacrificare la propria indipendenza per il bene della sua relazione. Ma quando all’orizzonte si affaccia la possibilità di un nuovo amore, tutto cambia…

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Girato in modo del tutto indipendente, in appena 3 settimane, con pochi soldi e tanta voglia di stupire, Maschile Singolare è un prodotto che disegna in modo alquanto credibile la quotidianità di un ragazzo gay che vive in una grande città, mentre si muove con orgoglio e piena accettazione tra locali queer, app e rapporti pronti ad esplodere dopo aver prontamente illuso.

Paternò e Pilati hanno scritto un film leggero, fresco, pieno di vita e al tempo stesso  drammatico, ma senza mai enfatizzare quel dolore puntualmente emerso. C’è il lessico di una comunità, al suo interno, le vicissitudini che 30enni dichiarati incontrano e vivono sulla propria pelle. Si parla e si fa sesso, in Maschile Singolare, senza necessariamente nascondersi dietro un’autocensura preventiva negli anni diventata insostenibile. C’è un sottobosco di incontri nati in chat unicamente centrati sulla botta-e-via, ci sono gli inevitabili cliché e rapporti incompiuti frenati dalla paura del fallimento, dal terrore della sofferenza. Perché a volta è meglio nascondersi dietro un’apparente corazza di gestibile solitudine, facilitata da conoscenze mordi-e-fuggi, che rischiare di sbatterci la testa, abbracciando il dolore dopo aver toccato picchi di felicità assoluta.

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Antonio, la cui vita viene stravolta da una decisione altrui a cui non può porre rimedio, è costretto a cambiare, a maturare, non avendo fino a quel momento mai affrontato problemi e criticità. La macchina da presa di Guida e Pilati segue il suo protagonista come un’ombra, lo osserva senza mai eccedere, provando così a farsi credibile verità. La recitazione degli stessi protagonisti è quanto mai naturale, spontanea si potrebbe dire, tra mimica e battute fulminanti, fondamentali per rendere i vari personaggi riconoscibili, credibili.

Il tema universale della ricerca di sé si svolge così in una quotidianità  a tinte dichiaratamente, sfacciatamente e orgogliosamente LGBT+, dalla quale sono finalmente assenti turbamenti, dubbi, segreti da nascondere, così fastidiosamente tipici all’interno della cinematografia nazionale quando qualcuno si ricorda della nostra esistenza e decide di ‘raccontarci’.

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