Le pugili Lin Yu-ting e Imane Khelif sono state autorizzate a partecipare alle Olimpiadi di Parigi. Lin Yu-ting e Imane Khelif erano state squalificate dai Campionati del mondo dello scorso anno dopo non aver soddisfatto i criteri di ammissibilità, ovvero il test ormonale, la cosiddetta “verifica del sesso”.
Lin, che rappresenta Taiwan, è stata privata del terzo posto ai campionati nel marzo 2023 dopo aver fallito un test di ammissibilità di genere. L’algerina Khelif è stata squalificata a Nuova Delhi per aver fallito un test relativo al livello di testosterone. All’epoca non erano stati forniti ulteriori dettagli sul motivo per cui le due atlete fossero state squalificate dai Campionati del mondo.
La loro partecipazione alle Olimpiadi di Parigi ha scatenato un putiferio online attorno alla coppia di atlete, che in precedenza aveva gareggiato negli eventi femminili olimpici senza particolari problemi. Basti pensare che Imane Khelif era arrivata fino ai quarti di finale alle Olimpiadi di Tokyo, 3 anni fa. Nessuno disse nulla.
Il CIO ha così motivato la loro partecipazione olimpica dopo la squalifica mondiale: “Tutti gli atleti che partecipano al torneo di pugilato dei Giochi olimpici rispettano i regolamenti di idoneità e di iscrizione, nonché tutti i regolamenti medici applicabili in conformità con le regole 1.4 e 3.1 della Paris 2024 Boxing Unit [PBU]”.
La sezione 3.1 del regolamento sottolinea come sia necessario un certificato medico “debitamente timbrato e firmato da un’autorità medica competente entro i tre mesi precedenti per tutti i pugili”.
Martedì (30 luglio), il portavoce del CIO Mark Adams ha affermato: “Sono donne nel loro sport e abbiamo stabilito che si tratta di donne. Queste atlete hanno gareggiato più e più volte prima di Parigi per molti anni, non sono arrivate all’improvviso. Hanno gareggiato a Tokyo nel 2021. Si tratta di atlete che hanno boxato da sempre con le donne e che rispettano tutte le regole di ammissibilità previste da questi Giochi. La federazione deve stabilire delle regole per garantire che ci sia equità ma, allo stesso tempo, ci sia la possibilità per tutti di partecipare. Questo è un equilibrio difficile“.
Umar Kremlev, presidente dell’International Boxing Association, motivò la loro esclusione dai mondiali del 2023 perché “avevano cromosomi XY e per questo sono state estromesse dagli eventi sportivi così da garantire integrità e equità della competizione”. A Parigi tutto è cambiato, perché a gestire il sistema di valutazione della Paris 2024 Boxing Unit è il CIO.
Khelif affronterà l’italiana Angela Carini giovedì 1 agosto, mentre Lin affronterà Marcelat Sakobi o Sitora Turdibekova venerdì 2 agosto.
Nel nostro Paese i giornali di destra e persino alcuni esponenti di governo si sono scagliati contro le due atlete che molto probabilmente vivono una condizione di iperandrogenismo, definendole con sconcertante naturalezza “uomini trans”.
“Pugile trans dell’Algeria – bandito dai mondiali di boxe – può partecipare alle Olimpiadi e affronterà la nostra Angela Carini“, ha scritto su Instagram Matteo Salvini, vicepremier e ministro dei trasporti. “Uno schiaffo all’etica dello sport e alla credibilità delle Olimpiadi. Basta con le follie dell’ideologia “woke”!”.
“Trovo poco comprensibile che non ci sia un allineamento nei parametri dei valori minimi ormonali a livello internazionale, che includa quindi europei, mondiali e Olimpiadi”, ha dichiarato il ministro dello sport Abodi. “Nell’evento che rappresenta i più alti valori dello sport si devono poter garantire la sicurezza di atleti e atlete, e il rispetto dell’equa competizione dal punto di vista agonistico. Domani, per Angela Carini non sarà così“.
“Desta grande preoccupazione sapere che, durante i giochi Olimpici a Parigi, in gare di pugilato femminile siano state ammesse due persone transgender, uomini che si identificano come donne, e che, in competizioni recenti, erano state invece escluse. Sorprende che non vi siano, a livello internazionale, criteri certi, rigorosi e uniformi, e che proprio alle Olimpiadi, evento simbolo della lealtà sportiva, possa esserci il sospetto, e assai più del sospetto, di una competizione impari e persino potenzialmente rischiosa per una dei contendenti”, ha dichiarato Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità.
“Olimpiadi, l’ultima follia del Cio: ammessi i trans nella boxe femminile”, ha ritwittato un articolo del Secolo d’Italia Lucio Malan, senatore di Fratelli d’Italia.
“Maschio algerino che si percepisce donna combatterà nelle gare olimpiche femminili di pugilato. Che bravo!! Che coraggioso!! Le LGBTiadi di Macron sono sempre più una parodia tragicomica. Ritirare la delegazione sarebbe la giusta reazione a queste follie“, ha cinguettato il leghista Simone Pillon.
“Parigi 2024, la pugile trans algerina Khelif contro l’azzurra Carini“, ha titolato Libero.
“Il pugile biologicamente uomo è nel circuito femminile. Delirio woke alle Olimpiadi”, ha scritto Il Giornale.
“La pugile transgender Imane Khelif combatterà contro l’azzurra Angela Carini”, ha scritto Il Fatto Quotidiano.
“L’atleta trans combatterà sul ring della boxe femminile”, ha rilanciato LaNazione.
“Nelle Olimpiadi gender un algerino prenderà a pugni una donna italiana”, ha titolato a tutta pagina LaVerità, questa mattina in edicola.
Ma tanto Lin Yu-ting quanto Imane Khelif, ha ribadito il CIO, sono due donne che gareggeranno tra le donne. Chiunque scriva e/o dica altro fa pura e semplice disinformazione.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.