Povia: la mia esclusione? Colpa della tornacontocrazia

Escluso da Sanremo, Povia spara a zero sulla kermesse canora che sta per cominciare. Il brano che doveva interpretare con Baccini non è stato ammesso. Farò una contromanifestazione.

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La sua è una denuncia partita dal uso blog che tiene su Myspace, e che ha riempito le pagine dei maggiori quotidiani italiani. Oggi Povia parla ai nostri microfoni della tornacontocrazia, contro lo strapotere delle major discografiche ed il sistema di radiopoli.

In questi ultimi giorni tu e Baccini, dopo l’esclusione del vostro pezzo al Festival di Sanremo, avete scatenato delle forti polemiche…
Abbiamo lanciato una provocazione sul nostro blog di Myspace, quella di organizzare un concerto il 27, la serata in cui il Festival di Sanremo si ferma per lasciare spazio alla Nazionale di calcio, una serata in cui fare esibire parecchi gruppi emergenti, insieme a gruppi storici italiani ed alcuni esclusi alla kermesse sanremese. Per ora, prima di avere le conferme ufficiali, non posso fare nomi. Ma posso dirti che ci è stata concessa per quel giorno la piazza principale di Sanremo.

A cosa dovrebbe servire questa contro-manifestazione?
La canzone che abbiamo presentato a Sanremo io e Baccini si chiama ‘Uniti’, per cui faremo una sorta di serata ‘Uniti contro la tornacontocrazia’.

Spiegaci meglio? Cosa sperate di ottenere?
Calamitare l’attenzione sul grosso potere che hanno le major discografiche. Il mio disco La tavola rotonda, uscito ad ottobre, è stato prodotto da una piccola etichetta indipendente, la ‘Target Music’, ed il mio produttore ha speso un sacco di soldi prima per realizzare il progetto discografico prima, e poi per far partire una campagna promozionale sui grossi network radiofonici. Finita la promozione, il brano non ha avuto nemmeno un passaggio da quelle radio. Il Festival è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso!

Se invece Baudo vi avesse ammesso a Sanremo?
Se fossimo andati a Sanremo avremmo comunque fatto una rivoluzione contro il sistema delle major e di radiopoli. La musica oggi viene usata come sottofondo dalle radio, gli speaker ci parlano sopra, non si riesce ad ascoltare una canzone fino alla fine. Senza la musica nessuno va da nessuna parte, si fermano i teatri, le radio, le televisioni, si stoppano tutti.

Ma cosa intendi per "tornacontocrazia"?
La tornacontocrazia è quel sistema per cui si fa qualcosa solo se si ottiene qualcos’altro in cambio.

Si sono sollevate anche polemiche di carattere politico, vero?
Sono tutte cavolate scritte dai giornalisti. Ho fatto solo una battuta relativa alla mia vittoria di Sanremo nel 2006 e su questo i giornali ci hanno giocato sopra. Quando vinsi il Festival c’era un governo di centro-destra ed io ho solo fatto recentemente una battuta: "vuoi vedere che ora che c’è il governo di centro-sinistra mi penalizza?"

Hai paura di esporti politicamente?
Negli anni ’70 era la musica che faceva politica, oggi sono la politica e le conoscenze che fanno la musica. Determinante è il fatto di avere la tessera di un partito, piuttosto che andare alla manifestazione di questo o quell’altro schieramento politico.

Ma la musica non dovrebbe soprattutto parlare al cuore delle persone?
Dovrebbe, sì! Come sarebbe giusto che le radio passassero anche delle canzoni di un certo spessore. Bisognerebbe davvero riuscire a capire i criteri di valutazione ai quali si rifanno i direttori delle emittenti.

Ma Povia è di destra o di sinistra?
Io sono nel mezzo, che però non vuol dire essere di centro. Io sono nel ragionamento. Se io un domani dovessi fondare un partito per sbaglio – e sottolineo per sbaglio – lo chiamerei il ‘Partito dell’analisi’. Bisogna sentire tutte le campane, perché come diceva una canzone di Vecchioni: "aldilà del torto o della ragione contano solo le persone".

Luzzato Fegiz, grande critico musicale, ha dichiarato che se la canzone fosse stata ammessa a Sanremo di sicuro sarebbe stata tra le favorite alla vittoria. Marinella Venegoni della Stampa ha detto al contrario che forse se la canzone non è stata ammessa è perché non è poi così meritevole di partecipare a Sanremo. Tu cosa le rispondi?
Marinella Venegoni è una delle più grandi giornaliste di musica, ma Luzzato Fegiz è il "numero uno", per cui se lui si è esposto così tanto, come non ha mai fatto in passato, è una conferma che ‘Uniti’ è davvero una canzone che merita. Non credo ci siano molte canzoni ammesse a Sanremo così belle come quella mia e di Baccini.

Sei una sorta di cantastorie. Hai mai pensato di scrivere una canzone che parli dell’omosessualità?
Vorrei incentrare il mio prossimo album sull’adolescenza ed i suoi problemi. Per ora ho in mente solo il titolo che dovrebbe essere "L’adolescenza, il sesso e quello che mi pare". Ci saranno dentro tutte le problematiche del mondo adolescenziale: il rapporto con i genitori, il primo orgasmo, gli attacchi di panico, ma anche l’omosessualità vissuta da un adolescente. Penso che ricorrerò anche ad esperti, psicologi e psichiatri, per trattare temi così importanti e delicati.

Non pensi che oggi si ricorra troppo spesso agli psichiatri per risolvere i propri problemi? Non sarebbe meglio fare due chiacchiere con un amico?
Posso risponderti, parlandoti della mia personale esperienza. Tra i 16 ed i 22 anni sono stato poco bene, avevo attacchi di panico, ho vissuto per un lungo periodo rintanato a casa, addirittura con le tapparelle abbassate. Sono ricorso agli psicologi, e devo dire che mi hanno aiutato , ma per farsi dare una mano bisogna prima di tutto volerlo davvero dentro di se.

di Michele Sabia

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