Sembrava un disastro, e invece no: alla fine il festival di sanremo del nuovo millennio ha regalato pèiù emozioni che all’inizio, quando sembrava addormentarsi nella melmosa melassa baudesca in cui è affondato per fortuna solo Fabio Fazio. Il verdetto di giuria popolare ed esperti messo insieme è un meccanismo che funziona: evita che vincano canzoni di pessima qualità ma orecchiabili e corregge i gusti sempre un po’ dubbi del primo ascolto popolare con il giudizio professionale di una giuria che di musica ne mastica almeno un po’. Così abbiamo visto, soprendentemente, gli Avion Travel sul podio del primo posto con una canzone bella e difficile come “Sentimento”, seguiti da una grintosissima Irene Grandi con il pezzo di Vasco Rossi “la tua ragazza sempre”, mentre il terzo posto di Gianni Morandi con la mielosa “Innamorato” riporta il festival nelle paludi dell’immobilismo musicale dalle quali ancorea non è del tutto uscito. Ma dopo Morandi arrivano Bersani e Gazzè con due canzoni davvero nuove. E, soprattutto, il vuoto di idee lo troviamo finalmente a fine classifica, dove sono giustamente relegati tutti quei rappresentanti della musica italiana dalla facile melodia e dal testo insignificante, furbetta e creata apposta per vincere i festival. Invece Umberto Tozzi, Marco Masini, Spagna, il patetico duo Minghi-Nava e Gigi D’Alessio sono tutti a fondo classifica.
Altra vincitrice di Sanremo 2000 è Alessia Marcuzzi: bella, simpatica, educata ed equlibrata nel condurre un Sanremo Notte stretto fra troppi ospiti e troppe esibizioni: tutti in una stanza, cantanti, giornalisti, Teocoli e Fazio, Fichi D’India e l’insulso Buccarelli che sfiatava note, col risultato di afre emergere una Marcuzzi sorprendentemente a proprio agio, brava nel gestire il poco spazio a sua disposizione. Lei batte Inès sastre duemila a zero: la modella spagnola, bella ma piuttosto sotto tono, non ha saputo nemmeno scendere bene le scale. Sapeva parlare l’italiano, ma certamente difettava di personalità: molto meglio la Laetitia Casta dello scorso anno. Anche Teocoli batte Fazio duemila a zero: il Teo nazionale ha regalato momenti di comicità risvegliando il festival da una conduzione, quella di Fazio, che faceva il verso a Baudo: onnipresente, preoccupatissimo cher tutto filasse liscio, senza più l,a ironia (e l’autoironia) che aveva mostrato lo scorso anno. Su Pavarotti è difficile stendere un velo: troppo ingombrabte. Ma la sua presenza a Sanremo è stata persino più insignificante di quelle di Dulbecco lo scorso anno. E i Fichi d’India, un po’ troppo chiassosi come al solito, si sono salvati conil ‘Tichitì’ d’apertura del dopofestival e con i loro alter-ego femminili, inguardabili ma esilaranti, le signore Federica ed Enrichetta.
Ma ecco la classifica delle canzoni secondo QX
1 – SAMUELE BERSANI, “Replay”. La vera rivelazione del festival, vincitore del premio della critica, con una canzone coraggiosa, ben interpretata e originale nella melodia.
2 – MAX GAZZE’, “Timido ubriaco”. Un’esibizione di classe, calibrata ed ironica. Un pezzo dalla scrittura raffinata, che avrà sicuro riscontro di vendite ed è stato apprezzato anche dalla critica.
3 – AVION TRAVEL, “Sentimento”. Una suggestione musicale dovuta ad una esecuzione impeccabile e fascinosa: Peppe Servillo ha capacità interpretative notevoli.
4 – ALICE, “Il giorno dell’indipendenza”. Brano raffinato nel testo e nella musica, bello e poco compreso. Alice, da grande artista, illumina il palcoscenico, anche se poteva osare di più.
5 – SUBSONICA, “Tutti i miei sbagli”. Una ventata di freschezza e energia: così si lavora per conquistare il grande pubblico senza venir meno alla propria coerenza stilistica.
6 – CARMEN CONSOLI, “In bianco e nero”. Rinnovata nel look, Carmen dedica alla madre questo nuovo capitolo della sua avventura musicale.
Convincente e tenera.
7 – IRENE GRANDI, “La tua ragazza sempre”. Grintosa e brava, Irene ha stregato Sanremo anche con la sua simpatia. La canzone di Vasco Rossi è di effetto immediato ma supera l’esame della qualità.
8 – MATIA BAZAR, “Brivido caldo”. La nuova cantante eclissa quella che l’ha preceduta. Bella voce, buona interpretazione, ma i Matia bazar non graffiano più.
9 – GERARDINA TROVATO, “Gechi e Vampiri”. La nuova Gerardina non lascia il segno, la sua esibizione e la canzone raggiungono a stento la sufficienza.
10 – MIETTA, “Fare l’amore”. La ragazza stenta a ritrovare una sua dimensione. Non basta parlare di sesso per rendere un brano musicale meno banale di quel che è.
11 – GIANNI MORANDI, “Innamorato”. Sempre quell’aria da bravo ragazzo, anche se è più vecchio del festival. Almeno è coerente. Ma il suo brano è del tutto sanremese e non convince.
12 – MARCO MASINI, “Raccontami di te”. Si è discusso più del suo trapianto di capelli che della sua canzone, che scivola tristemente nel nulla.
13 – SPAGNA, “Con il tuo nome”. Amore cantato nel più tradizionale dei modi, senza una scintilla di fantasia, completamente sottomesso ad una melodia stanca e brutta.
14 – UMBERTO TOZZI, “Un’altra vita”. Già visto e già sentito: sembra che Tozzi canti sempre la stessa canzone. E la sua ineleganza non si limitava ai vestiti, i più brutti del festival.
15 – AMEDEO MIGHI e MARIELLA NAVA, “Futuro come te”. Un recitativo imbarazzante affossa una canzone dalla struttura debolissima. Un’accoppiata da dimenticare.
16 – GIGI D’ALESSIO, “Non dirgli mai”. Nessuno sentiva la mancanza di un nuovo Nino D’Angelo vecchia maniera.