Ho 42 anni, sono sposato da 15, ho un figlio di 11. Ho scoperto (o accettato?) la mia omosessualità due anni fa. Sto vivendo questa mia nuova condizione molto male, non tanto per essere gay, quanto per avere una famiglia nella quale ormai non riconosco più il mio ruolo. Lavoro in un ambiente militare e quindi di mentalità molto chiusa. Naturalmente sul lavoro non posso uscire allo scoperto, ma lo devo dire a mia moglie? Non rischierei di non poter più rivedere mio figlio fino alla maggiore età? E, a proposito di mio figlio, non rischierei il suo disprezzo?
Grazie.
GianBattista
Salve,
vivere in uno stato di malessere, più o meno continuo, non fa bene né a te stesso né a chi ti sta attorno. Come dici nella domanda, la tua realtà (termine, questo, più appropriato a mio avviso rispetto a "condizione") ti permette di accettarla e di poterla esprimere, suppongo, in contesti privatissimi. Potrebbe andare bene così se non fosse per lo stato di disagio e di confusione che denunci. Inoltre, la confusione dei ruoli in famiglia e il tipo di lavoro che eserciti, rende tutto più difficile.
Mi chiedi se parlarne con tua moglie sarebbe la cosa giusta da fare e, hai dei dubbi sulle eventuali ripercussioni del coming out, arrivando a pensare che potrebbero toglierti il diritto a vedere tuo figlio. Infine, il presunto disprezzo di tuo figlio.
Capisco che sono argomenti delicati. Il coming out non è una regola valida per tutti che DEVE essere applicata come panacea per risolvere i relativi problemi che gravitano attorno all’omosessualità! Certo che decidere di esprimersi e di "tirare fuori" una realtà così importante (credo) come stai vivendo in questo periodo, significa incontrare dei problemi, ma molti di questi, forse, potrebbero essere frutto dei tuoi timori che, probabilmente, albergano più dentro di te piuttosto che nella reale situazione che si verrebbe a creare.
Hai tutto il tempo per valutarne i modi e soprattutto il significato che dai a questa parte di te (l’omosessualità, l’intimità con altri uomini) per decidere se parlarne, esprimerla alle persone a te care.
Personalmente ritengo che tua moglie abbia la precedenza e, che assieme a lei potrai trovare soluzioni e modalità più utili e adatte per affrontare la questione. In fondo le donne, sono più attente e aperte all’ascolto e capaci di comprendere, ma non voglio ovviamente generalizzare.
Per la questione del diritto a vedere tuo figlio, ti suggerisco di rivolgerti ad un avvocato civilista, anche qui in questa rubrica di servizi.
Ad 11 anni i bambini d’oggi sanno, a grandi linee, cos’è l’omosessualità, ma non è prassi corretta che tu debba dire o spiegare a tuo figlio per filo e per segno cosa fai con un uomo!
Rispondere alle domande che ti farà, e solo quando te le porrà (come solo i bambini sanno fare e dove gli adulti rimangono spesso disarmati dalla loro semplicità), ti permetterà di ascoltare e capire quanto potrà accogliere questa novità, basandoti sulle sue contingenti richieste e non su un presunto modello generalista da applicare. E come potrebbe poi disprezzare la persona che ama? Forse potrebbe farlo se in futuro venisse a sapere che gli hai sempre mentito o nascosto di te!
L’affetto forte e intenso per un uomo non va letto unicamente sul piano sessuale, come del resto l’omosessualità non è solo una realtà erotica. Questo lato dell’intimità è spesso offuscato da tutta la serie di stereotipi che dipingono un gay come colui che fa sesso (sfrenato!) con gli uomini! Il grande elemento dell’omosessualità d’oggi, rispetto a quella di ieri, sta proprio nel lato "sentimentale/affettivo" di due uomini che scambiano una qualità della relazione che è di per sé unica e che gratifica bisogni altrimenti impossibili.
Parlarne, quando è il momento giusto avendo valutato i pro e i contro e magari facendosi aiutare da un professionista, ritengo sia l’impostazione migliore per affrontare questa situazione, magari anche chiedendo a tua moglie di partecipare.
Un suggerimento: prenditi tempo ed esplora dentro di te le modalità e le strategie più appropriate e quale situazione sia la migliore per "iniziare a dirlo"… in effetti, non né esiste un modus, in assoluto, valido per tutti!
di Maurizio Palomba
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