Sem&Stènn, la nuova promessa del synthpop italiano: livin’ in a community

Il nuovo singolo in anteprima per Gay.it e il sentirsi parte della comunità LGBT, il synthpop e Milano. Essere gay e avere vent'anni.

Sem&Stènn, la nuova promessa del synthpop italiano: livin' in a community - Sem Stenn cov - Gay.it
4 min. di lettura

In occasione del Pride Month ho intervistato Sem&Stènn.

Giovanissima coppia di artisti reduci dal successo del primo singolo Baby Run e in dirittura d’arrivo per la release dell’album di cui ci hanno fatto ascoltare un assaggio in anteprima.
Li ho conosciuti al Plastic di Milano in occasione del live di presentazione del singolo e sono rimasto colpito dalla loro naturalezza spregiudicata. Esempio perfetto di cosa può finalmente significare essere LGBT oggi.

Ci siamo incontrati su una terrazza bruciata dal sole e offuscata da quell’umidità tutta milanese che quando si uniscono assumono il nome tecnico di caldazza.
Abbiamo bevuto delle birre e fatto quattro chiacchiere. Abbiamo parlato del loro lavoro, di come si sono conosciuti e di cosa pensano della comunità LGBT di cui si sentono fieramente parte e di Milano.

Durante l’intervista Sem&Stènn rispondevano insieme alle domande completandosi a vicenda, per questo non sono specificate le risposte dell’uno o dell’altro.

Chi siete?

Siamo Salvatore Puglisi e Sefano Ramera. Milanesi d’adozione. Salvatore siciliano di Siracusa e Stefano bresciano. Il duo nasce nel 2011 quando ci incontriamo fisicamente a Milano, ma ci conosciamo dal 2007 tramite un blog di musica. Abbiamo iniziato facendo DJ set ma già con l’intenzione di creare musica.
La prima volta in consolle è stata a un party della Naba dove abbiamo studiato entrambi. Fare i DJ ci ha aiutato a costruire un background sonoro per le nostre produzioni e a conoscere amici con cui tutt’ora collaboriamo, come Alex Carrara del Plastic, dove abbiamo presentato Baby Run a The Match, la serata della domenica.

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Ci sono un gusto e un’estetica di riferimento per quanto riguarda la vostra produzione?

Il synthpop degli anni ’80 è stata la base su cui abbiamo costruito il nostro gusto. E poi di contemporaneo l’elettronica nordeuropera e francese. Robyn, Kavinsky, Justise, MGMT. E poi su tutto i Pet Shop Boys che anche come idea di duo sono stati un esempio assoluto.

Come gestite la vostra immagine? È una scelta politica? Estetica? È una nostalgia per gli anni 80 o altro? Quanto combaciano immagine e contenuto?

È una scelta di onestà più che una scelta politica. Non è provocatorio. La provocazione è qualcosa che si fa nel tentativo di attaccare qualcosa o qualcuno. Per noi presentare un bacio o rappresentare a tutti gli effetti una coppia rientra o dovrebbe rientrare in una normalità condivisa. Presentiamo solo quello che siamo senza crearci sovrastrutture. Forse è in contrasto con quello che c’è attorno a noi ma per noi è solo naturale. Nella discografia ad alti livelli ci sono politiche che cercando di accantonare questa cosa, ma per noi è importante, non potremmo fare altrimenti.

Quindi in un certo senso è una scelta politica e sociale, progressista.

Se si può considerare parte di un discorso che amplia il riconoscimento e porta a un miglioramento della condizione LGBT per noi ovviamente va benissimo, ben venga.

Che progetti avete per il futuro?

Abbiamo intenzione di lavorare tutta l’estate e presentare qualcosa di nuovo da settembre. A luglio finiremo gli ultimi brani e inizieremo a girare il video per il nostro prossimo singolo con la compagnia performativa I Figli di Marla, una realtà espressiva a cui siamo molto legati.
Il nuovo pezzo si intitolerà Jewels and Socks e l’abbiamo scritto in un momento che per noi rappresenta qualcosa di importante nel nostro rapporto. Era una domenica mattina e tornavamo da un dj set, stanchi e sfatti. Eravamo in casa nudi e c’erano rimasti addosso solo i calzini e i gioielli. Da questa bolla di intimità riflessiva ma anche un po’ decadente abbiamo tirato fuori il pezzo.

>QUI LA PREVIEW ESCLUSIVA PER GAY.IT<

 

Qual è il senso del disco? C’è un tema portante?

È l’affermazione di un’identità. Non è un concept album, perché raccoglie pezzi scritti nell’arco di un anno. Ma rappresenta quello che siamo.

Pic by Fabio Monceri
Pic by Fabio Monceri

Cosa ne pensate di Milano, e di questa Milano appena uscita dalle elezioni?

Siamo a Milano da qualche anno, dall’amministrazione Pisapia, quindi non abbiamo vissuto direttamente il passaggio rispetto a com’era prima, però possiamo dire che siamo molto contenti di com’è Milano oggi e della continuità della giunta di Sala. Troviamo ci sia un’attenzione bella nei confronti dell’arte e della cultura che nell’altra parte politica sinceramente non vediamo.

Pic by Fabio Monceri
Pic by Fabio Monceri

Qual è la vostra posizione nei confronti della militanza LGBT? Notate delle differenze in quanto ventenni e artisti rispetto a chi ha 40 o 50 anni? Cosa ne pensate del Pride?

Pensiamo che un’idea totale di libertà inclusiva sia molto più difficile da raggiungere ma che sia giusta. Anche se non sentiamo nostri tutti i modi di manifestare all’interno della comunità penso che siano legittimi e vadano rispettati e protetti. A noi piace così, che sia serio e che sia anche leggero. Però se pensiamo alla recente manifestazione in piazza Scala per il ddl Cirinnà a cui abbiamo partecipato le due anime convivono, c’era molta serietà ma c’era anche Donna Summer.

E quello che troviamo bellissimo nel 2016 è notare il supporto anche di persone esterne alla comunità che però per noi si spendono in prima persona.
Poi noi in effetti ci confrontiamo soprattutto con nostri coetanei quindi non sappiamo dire quanto sia cambiato il movimento.
Però tornando a quel che si diceva sull’estetica che abbiamo scelto e alla connotazione politica che può avere pensiamo che nel mondo della musica molti artisti non fanno coming out e questa non la vediamo come una scelta personale perché un artista è uno strumento che veicola messaggi. E quando questo strumento è falsato e nasconde la propria natura non c’è più sincerità nello scambio e nel rapporto col pubblico. Diventa un inganno ai danni della comunità. Non solo personalmente, ma proprio in quanto personalità pubblica. E tutto inizia a sapere un po’ di plastica.

Ci rivediamo a settembre con il disco pronto.

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