PALERMO – Immaginate l’Uomo Ragno talmente grasso da non stare più nell’attillatissimo costumino rosso e blu. O un ingrassatissimo Dylan Dog assalito da orde di ciccioni affamati di sesso. Assurdo? Non per Perdido Bear, il disegnatore siciliano che in questi giorni espone presso la libreria AltroQuando di Palermo (corso Vittorio Emanuele 145, tel. 091.6114732, email altroquando@tin.it) alcune sue opere ispirate appunto agli eroi dei fumetti… sottoposti a una cura ingrassante!
Perdido Bear è un orsetto palermitano (classe 1963) diplomato al liceo artistico della sua città. Giornalista e illustratore, disegna combinando matita e computer in un cocktail di colori spesso aggressivi. La sua passione per gli orsi – dice – trova origine nella prima infanzia, quando la mamma gli negava l’uso del cuscino a letto per prevenire malformazioni alla colonna vertebrale. Da allora ha sviluppato un’adorazione per le forme tonde e il pelo soffice. Già da un po’ si diverte a disegnare orsi e a farne i protagonisti di storie balzane. Alcune delle sue storie a fumetti sono state pubblicate sulla fanzine siciliana "Woof!".
Inaugurata il 20 luglio scorso, la mostra "FumettOrsi" è l’ultima del ciclo che la fumetteria di corso Vittorio Emanuele ha deciso di dedicare all’estetica degli "orsi", cioè alla tipologia gay che celebra i corpi pingui e i volti barbuti. Sarà possibile visitare la mostra dal lunedì al sabato dalle ore 9.00 alle 13.30 e dalle 16.00 alle 19.30 fino al 30 Agosto 2002. E’ lo stesso Perdido che ci spiega lo spirito di questa mostra.
Che disegni esponi?
La mostra in corso presso AltroQuando si presenta come una collezione di parodie fumettistiche, in cui troviamo molte icone del fumetto mondiale sottoposte a una vera dieta ipercalorica. Primo tra tutti l’Uomo Ragno. Incollato a una parete come l’originale, ma talmente obeso da far esplodere la calzamaglia. Dylan Dog (che già lega le sue generalità a un animale, il cane) diventa a tutti gli effetti un orso, protagonista di una stravolta copertina del suo primo albo. Qui, a circondare Dylan protendendo mani grifagne sono una schiera di omoni irsuti e non famelici zombi.
Anche Diabolik è presente con una perifrasi della copertina dello storico numero uno, con la differenza che al posto della pupa urlante c’è un ciccione isterico. La stessa "cura" è stata subita da molti altri personaggi, tra cui spiccano anche celebri bad-girls del fumetto americano come Vampirella e Elektra. In realtà, non sono l’unico (e sicuramente neanche il primo) a divertirsi sovvertendo l’estetica snella degli eroi di carta. In Internet si contano una quantità di illustratori ursini che conducono esperimenti simili. L’intento di tutti, penso, sia sempre lo stesso. Infrangere l’eterno cliché dell’eroe dal fisico di fotomodello, e riscaldare personaggi popolari che amiamo da sempre con un aspetto che, soggettivamente, troviamo più accattivante e sensuale.
Quali impegni stai portando avanti in questo periodo?
I miei impegni a tema "bear" sono legati principalmente alla fanzine "Woof!", per la quale realizzo un breve fumetto "bear" per ogni numero. Contemporaneamente devo occuparmi del sito Porto Orso (corrispettivo internautico della fanzine) di cui sono il webmaster. Inoltre, sto lavorando a una versione ursina delle carte siciliane. Opera che, con tutta probabilità, sarà al centro di un’altra mostra per la prossima stagione.
Quale ruolo ti piacerebbe dare all’estetica ursina nel mondo dell’editoria gay?
Sono convinto che l’estetica ursina abbia un valore enorme, tanto da trascendere i confini della sola cultura gay. I concetti stessi di bello e brutto, di sgradevole e di attraente sono rimessi in discussione. Questo scuote a partire dalle radici la percezione dell’intera realtà. Certo, alla base c’è sempre una preferenza sessuale, ma nell’ambito dell’ursinità la lotta per affermare la propria identità può rivelarsi ancora più ardua.
Nello stesso ambito omosessuale, tuttoggi, gli orsi non ricevono un grande consenso. Insomma, sembra che l’orso, e soprattutto l’orsofilo, sia un diverso anche per i diversi. Eppure, l’estetica ursina ha una potenza sovversiva incredibile. Basti pensare al fatto che riduce in briciole tutti gli stereotipi sull’avvenenza imposti dalla società dei consumi. Penso che la Bear Art possa svolgere una funzione determinante nell’affermare l’immaginario ursino a livello internazionale. E’ tutta una questione di comunicazione. In Giappone esistono parecchi bear-cartoon, ed è un peccato che l’editoria italiana (che attualmente sta scoprendo gli Shonen Ai, i fumetti gay con protagonisti coppie di ragazzi) non abbia ancora avuto il coraggio di investire sull’omosessualità ursina.
Perdido Bear lo trovate in internet agli indirizzi https://web.tiscali.it/portorso
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