I giudici della Corte Suprema hanno deciso che l’esito del refendum che abolì le nozze gay nello Stato della California, meglio noto come Proposition 8, rimarrà valido. Ma ha anche stabilito che i 18 mila matrimoni celebrati prima di quel referendum saranno considerati altrettanto validi. Migliaia di persone hanno protestato fuori dal tribunale al grido di "Shame on you, shame on you" ("vergogna, vergogna!".) La rabbia è sfociata nel blocco del traffico che ha portato la polizia ad arrestare 178 manifestanti (foto) sotto gli occhi compiacenti dei mormoni.
Lo scontro tra le associazioni gay e quelle a favore del matrimonio tradizionale però non finisce con la decisione della Corte. I gruppi lgbt hanno intenzione di riproporre il referendum sulla legalizzazione delle nozze gay nel 2010 o al più tardi nel 2012.
Il Reverendo Samuel Rodriguez, presidente della National Hispanic Christian Leadership Conference, un gruppo evangelico di stanza a Sacramento, ha dichiarato al Wall Street Journal che «abbiamo bisogno di inserire nella costituzione un emendamento che dica chiaramente che il matrimonio è solo fra uomo e donna.»
La decisione della Corte Suprema è solo l’ultimo capitolo di un’aspra battaglia che ha catturato l’attenzione dell’intera nazione americana per un mesi. I matrimoni gay vennero legalizzati proprio da una corte federale Californiana nel maggio 2008. A novembre dello stesso anno, il referendum promosso dalla Chiesa Mormone che si svolse in contemporanea con le elezioni presidenziali sancì la fine dell’istituto matrimoniale per le coppie dello stesso sesso. Nel frattempo, in quei 6 mesi, sono state 18 mila le coppie gay e lesbiche ad essersi regolarmente sposate.
Da allora altri quattro stati americani hanno deciso di legalizzare le nozze gay: Vermont, Iowa, Maine and Connecticut. Il New Hampshire sta discutendo la legge in questi giorni.
La battaglia californiana è significativa non solo per lo stato del governatore Schwarzenegger o per gli Stati Uniti d’America. La comunità gay di San Francisco è la più grande e organizzata al mondo e la sua battaglia non può che essere anche quella di chi, nella nostra Europa, non gode del benché minimo diritto civile. Il fatto che sia bastato un semplice referendum per abolire un diritto finalmente riconosciuto e per di più a svantaggio di un particolare gruppo sociale non può che diventare simbolo di tutti.
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