Scuola italiana: ricerca su bullismo e “finocchi”

Il bullismo anti-gay nelle scuole è ben presente (lo dice uno studente su due) ma spesso minimizzato o addirittura non percepito dagli adulti. I dati campione in Emilia Romagna.

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BOLOGNA – Nelle scuole di Bologna e di Modena studenti e studentesse omosessuali sono spesso insultati con parole offensive come “finocchio” o “lesbicona”, sono derisi, offesi o aggrediti, emarginati e isolati, ma gli insegnanti raramente se ne accorgono o intervengono. È il quadro obiettivo che emerge dalla prima indagine scientifica sul fenomeno del bullismo anti-gay, condotta su circa 450 studenti e insegnanti delle scuole delle due province. I punti salienti dei risultati sono illustrati in un dettagliato comunicato stampa diffuso da Arcigay dal quale si apprende che più della metà dei ragazzi e delle ragazze (53,5%), ad esempio, sente pronunciare spesso o continuamente, a scuola, parole offensive come “finocchio” per indicare maschi omosessuali o percepiti come tali. Un altro 28% le sente usare qualche volta, il 14,6% raramente, e il 3,8% mai. La situazione cambia drasticamente se si interpellano insegnanti e personale non docente. Quelli che sentono usare spesso o continuamente parole offensive contro i maschi omosessuali precipitano al 9% del totale degli intervistati. Meno pervasivi appaiono gli insulti alle lesbiche. Gli studenti che sentono parole offensive come “lesbicona” in riferimento a femmine omosessuali o che sembrano tali sono il 16,7%, a fronte dell’1,5% dei prof. Rimane comunque un buon 28% che le sente qualche volta (9% tra gli adulti), il 34,3% raramente (25,4% per gli adulti), e il 20,9% mai (64,2% adulti).
Saltano subito all’occhio due fatti. Il primo è che i più bersagliati da manifestazioni verbali di disprezzo e aggressività sono i maschi omosessuali. Il secondo è il netto scarto di percezione del fenomeno tra ragazzi e adulti che lavorano nella scuola. Ma succede anche che dalle parole si passi ai fatti. A più del 10% degli studenti capita di vedere spesso o continuamente un ragazzo deriso, offeso o aggredito, a scuola, perché è o sembra omosessuale, e raramente qualcuno interviene a difesa della vittima. Non lo fa mai nessuno secondo il 19,2%, raramente per il 29,3%, non sa il 22,7%. I prof inoltre non se ne accorgono. Alla stessa domanda sul frequente verificarsi di episodi di derisione o aggressione risponde infatti positivamente lo 0% degli adulti intervistati, mentre l’83,6% dice di non aver mai assistito a niente di simile. Tornando ai ragazzi, il 14,4% ha assistito qualche volta a casi di derisione, offesa o aggressione (7,5% gli adulti), il 24,9% raramente (9% adulti), e il 48,6% mai. “I docenti tendono a sottostimare il fenomeno del bullismo anti-gay – spiega il sociologo Raffaele Lelleri, coordinatore dell’indagine – anche perché molte volte gli episodi si verificano lontano dai loro occhi e dalle loro orecchie, com’è chiarito da altre risposte dell’indagine”. Parole offensive verso i gay vengono ad esempio usate soprattutto durante la ricreazione, secondo il 77,5% degli intervistati che le hanno sentite, tra una lezione e l’altra (60,5%), a fine mattinata (47,5%) e solo in misura minore (25,8%) durante le lezioni. Quanto ai luoghi, quelli preferiti per gli insulti sono corridoi, giardini e spazi comuni secondo l’89,1%, la classe (49,8%), bagni e spogliatoi (32,8%), palestra (29,1%). “Sbaglia quindi chi nega l’esistenza stessa del fenomeno – continua Lelleri – o chi si oppone alla discussione nelle scuole di certi temi, perché considerati ‘delicati’. Il paradosso è che, se in molte scuole non si può parlare di omosessuali, di ‘finocchi’ si parla invece moltissimo ”.
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“L’impressione è che molti adulti tendano inoltre a minimizzare la gravità del bullismo basato sul disprezzo e l’ostilità verso le persone omosessuali – commenta Sergio Lo Giudice, docente del Liceo scientifico Copernico di Bologna e presidente nazionale di Arcigay –. Se da un’indagine emergesse che gli studenti usano regolarmente a scuola parole come ‘sporco ebreo’ o ‘negro schifoso’ si parlerebbe giustamente di emergenza anti-semitismo o razzismo. Che invece si deridano o si prendano di mira le persone omosessuali sembra una cosa meno grave. Vale però la pena ricordare che, fino a 60/70 anni fa, anche gli omosessuali venivano deportati e massacrati nei lager nazisti, e ancor oggi sono perseguitati, uccisi o incarcerati in molti paesi del mondo. È pericoloso abbassare la guardia e prendere sotto gamba la cultura del disprezzo verso intere categorie di persone”. “Gli insulti e gli atti di bullismo, specie se continuati e sistematici – osserva Lelleri – possono indurre un forte senso di isolamento, solitudine e inadeguatezza, nei ragazzi e nelle ragazze omosessuali e bisessuali, o che stiano iniziando a prendere coscienza della propria omosessualità o bisessualità, anche quando non sono rivolti personalmente contro di loro. Sono inoltre diseducativi nei confronti di tutti gli studenti, anche di quelli eterosessuali. In queste condizioni i giovani assorbono il disprezzo e l’ostilità verso le persone omosessuali, prima ancora di riconoscersi come tali. Il processo di scoperta e conoscenza di sé rischia quindi di diventare drammatico”. L’indagine di Schoolmates coinvolge in Europa oltre 1200 studenti e insegnanti. In Italia ha riguardato 437 persone, tra studenti (365), insegnanti (55), personale non docente (12), e altri non classificati (5) in scuole superiori di Bologna e Modena. I questionari sono stati raccolti durante il 2006 e il progetto si concluderà nel 2008.

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