Convegno su “riparazione” gay: gli psicologi si dissociano

Con una delibera l'Ordine degli Psicologi prende le distanze dal convegno di Brescia con Nicolosi: "Le terapie riparative non esistono, violano la deontologia e i diritti umani". Arcigay in piazza.

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"Condanniamo ogni tentativo di patologizzare l’omosessualità", che l’OMS ha già da tempo definito "una variante naturale del comportamento umano". Così il presidente dell’Ordine degli Psicologi Mauro Grimoldi si esprime commentando quello che è ormai diventato "il convegno delle polemiche", ovvero i due giorni di incontri organizzati a Brescia dal titolo "Identità di genere e Libertà", il cui ospite d’onore è l’arcinoto Dott. Joseph Nicolosi, fautore delle terapie riparative. Un’iniziativa che ha fatto discutere da subito a fare discutere, e dalla quale l’Ordine degli psicologi lombardi "si dissocia" ufficialmente con una "Delibera sulle terapie riparative" approvata dal Consiglio dell’Ordine il 12 maggio scorso.

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Nella delibera gli psicologi lombardi richiamano all’attenzione di tutti i principi del Codice deontologico professionale, la posizione ufficiale della comunità scientifica internazionale e quella presa nel 2007 dall’Ordine degli psicologi del Lazio: "Le terapie riparative non esistono. E’ come se un eterosessuale seguisse dei corsi terapeutici per diventare omosessuale". Quindi "l’Ordine degli psicologi della Lombardia – continua la delibera – difende la libertà dei terapeuti di esplorare senza posizioni pregiudiziali l’orientamento sessuale dei propri clienti, segnalando che qualunque corrente psicoterapeutica mirata a condizionare i propri clienti verso l’eterosessualità o verso l’omosessualità è contraria alla deontologia professionale e al rispetto dei diritti dei propri pazienti. Segnala inoltre che le cosiddette ‘terapie riparative’, rivolte a clienti aventi un orientamento omosessuale, rischiano, violando il Codice deontologico della professione, di forzare i propri pazienti nella direzione di ‘cambiare’ o reprimere il proprio orientamento sessuale, invece di analizzare la complessità di fattori che lo determinano e favorire la piena accettazione di se stessi".

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Il presidente dell’Ordine lombardo sottolinea poi che "gli psicologi italiani sono tenuti al rispetto degli articoli 3, 4 e 5 del Codice deontologico, i quali ribadiscono, tra l’altro, come lo psicologo debba lavorare per promuovere il benessere psicologico, astenersi dall’imporre il suo sistema di valori e aggiornare continuamente le sue conoscenze scientifiche. Ricordo che anche le più importanti associazioni scientifiche e professionali internazionali, fra cui l’Apa (American Psychological Association), di cui lo stesso Nicolosi è membro, raccomandano di astenersi dal tentativo di modificare l’orientamento sessuale di un individuo e affermano che le terapie di ‘conversione’ o ‘riparazione’ dell’omosessualità sono basate su teorie prive di validità scientifica e non hanno il sostegno di ricerche empiriche attendibili".

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La posizione degli psicologi chiarisce poi che le teorie di Nicolosi, le ‘terapie’ che su di esse si basano, "e ogni teoria filosofica o religiosa che pretenda di definire l’omosessualità come intrinsecamente disordinata o patologica, non solo incentivano il pregiudizio antiomosessuale, ma screditano la professione dello psicologo e dello psicoterapeuta e delegittimano l’impegno per l’affermazione di una visione scientifica dell’omosessualità. Un terapeuta con pregiudizi antiomosessuali può rinforzare i sentimenti negativi di colpa, disistima e vergogna che molti omosessuali provano, e così alimentare l’omofobia interiorizzata e il minority stress (stress legato all’appartenere a una minoranza), spesso procurando seri danni alla salute mentale del soggetto – continuano gli psicologi -. E’ il concetto stesso di riparazione ad essere sbagliato . Si ripara un’auto quando questa è guasta".

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"Negli omosessuali non c’è niente di guasto – ci legge ancora nel testo -; chi la pensa diversamente vive evidentemente in un mondo impregnato di una ideologia che non permette di vedere la realtà, neppure quella dell’evoluzione delle scienze umane e quindi di lavorare nel rispetto delle diverse posizioni individuali. Muovendosi in direzione coerente con le linee guida nazionali e internazionali in materia, l’Ordine psicologi della Lombardia ha decretato che le terapie riparative dell’omosessualità così come proposte dalla teoria e tecnica di Joseph Nicolosi si pongono in deliberata contrapposizione con il Codice deontologico degli psicologi, e con la considerazione, scientificamente acquisita, che l’omosessualità possa essere un’evoluzione sana dello sviluppo della psiche".

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"Consigliamo i colleghi psicologi di diffidare, nella pratica clinica e nella scelta delle teorie di riferimento, dalle teorie riparative dell’omosessualità, o da ogni teoria che voglia modificare a priori l’identità sessuale del soggetto – conclude il presidente -. Alle persone omosessuali gay, lesbiche, bisessuali e transgender possiamo dire, oggi più che mai, che si possono rivolgere con tranquillità a uno psicologo con la certezza di trovare l’ascolto, comprensione e rispetto che ogni paziente merita".

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"Apprendiamo con soddisfazione che l’Ordine degli psicologi della Lombardia ha condannato tutto il ciarpame parascientifico che va sotto il nome di ‘terapie riparative’ – dichiarano Paolo Patanè, presidente di Arcigay, e Rebecca Zini, resposanbile Saluta dell’associazione -, quei modelli terapeutici che vorrebbero inutilmente convertire gli omosessuali in eterosessuali. Lo stop alle terapie riparative, che segue quello dell’Ordine degli psicologi del Lazio, viene a seguito di un esposto presentato da Arcigay all’Ordine lombardo". "E’ un pronunciamento di particolare valore – spiega Patanè – perché giunge a pochi giorni dalla Giornata Mondiale contro l’omofobia, istituita proprio in occasione della cancellazione dell’Organizzazione mondiale della sanità dell’omosessualità dalle malattie mentali nel 1973. Sappiamo che rari psicologi e psicoterapeuti italiani agiscono all’ombra delle parrocchie per convertire omosessuali in eterosessuali generando enormi sofferenze ai gay e assurde speranze nei familiari e perpetuano stereotipi e pregiudizi negativi sulla base di credenze morali e religiose che partono dal presupposto errato e falso che l’omosessualità sia una malattia".

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"Confidiamo in una ferma reazione della società civile che possa definitivamente rompere il muro di pregiudizio che ancora protegge e giustifica il diffondersi di idee che pensavamo di aver consegnato all’oblio della storia – dichiara Luca Trentin, segretario nazionale di Arcigay -. Reagiremo con forza e con orgoglio a questo attacco alla nostra integrità, all’onorabilità dei nostri genitori e alla nostra dignità personale". "Chiediamo al Vescovo di Brescia di prendere posizione, di pronunciarsi chiaramente contro questo seminario che ha come unico obiettivo la diffusione di una percezione negativa delle persone omosessuali e la diffusione di teorie omofobiche e discriminatorie" aggiunge Gianluca Archetti, presidente di Orlando, il comitato bresciano di Arcigay.

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Per rispondere con motivazioni scientifiche alla due giorni di Nicolosi, Arcigay Orlando ha promosso venerdì 21 maggio alle ore 20.30 presso la Sala Brixia dell’Hotel Ambasciatori in Via Crocifissa di Rosa 92 a Brescia una conferenza pubblica dal titolo "Orientamento sessuale e libertà  – Psicologia e omosessualità: un approccio costruttivo" alla quale parteciperanno diversi psicologi e docenti universitari, oltre che il presidente nazionale di Arcigay e Rita de Santis, presidente nazionale AGEDO. Il giorno dopo, poi, alle dalle ore 15 presso il parco Castelli, dietro lo stadio, l’appuntamento è con "Un pomeriggio di ordinaria visibilità". "Porteremo a Brescia i nostri volti, le nostre famiglie, la nostra normale diversità – fa sapere Arcigay – per mostrare alla luce del sole la realtà e la dignità delle nostre vite. Un pomeriggio aperto a tutti coloro che vogliono condividere con noi un’idea diversa di società".

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