La lettera di Severgnini – La posizione sul tema che non ti aspetti arriva da Beppe Severgnini, giornalista del Corriere della Sera, autore di reportage da ogni lato del mondo e acuto osservaotre della realtà che traspone anche nelle lettere di risposta ai lettori per la rubrica Italians. Arriva con una lettera apparsa quest’oggi sul quotidiano di via Solferino (leggi) e che affrontava i matrimoni gay e le adozioni. Due temi ai quali il giornalista si è detto contrario. "Perché, allora – scrive Severgnini -, il matrimonio non può essere fra tre persone? O fra quattro? O fra tre uomini, due donne e un avatar? Se la sua risposta fosse ‘Eh no, bisogna essere in due!’, vuol dire che anche per lei esiste una definizione di matrimonio, basata su una categoria: il numero. Per me ce n’è un’altra: la differenza di sesso. Non lo chiede solo la religione cattolica; lo suggeriscono il buon senso, la storia e la natura (che punta, implacabile, alla procreazione e alla conservazione della specie)".
Arcigay: "Non natura ma cultura" – Una risposta verso cui Arcigay, tramite il suo presidente nazionale Paolo Patanè ha ritenuto di dover intervenire per "dissentire ed esprimere disagio rispetto a quanto scrive", perché "non esiste una natura stabile e permanente – scrive Paolo Patanè in una lettera aperta di risposta a Severgnini -, ma un divenire continuo legato al nostro modo di vederla o persino percepirla. L’universo osservato da Newton è diverso da quello di Hawking. Intendo dire che qualsiasi definizione di natura, risente degli strumenti osservazione e valutazione ed è inevitabilmente culturale, se non emotiva, e dunque parziale".
Come esempio di questo ragionamento Patanè cita "l’emancipazione della donna", "la riproduzione umana assistita", la "diffusione della famiglia allargata". Per non parlare di quanto ci chiederebbe la politica europea. Patanè si riferisce alla Carta Fondamentale dell’Unione che riconosce la parità del matrimonio civile per tutti i cittadini, ma anche la sentenza della nostra Corte costituzionale che a marzo aveva esortato il parlamento a legioferare per colmare la lacuna sul diritto delle coppie gay a unirsi civilmente.
Ieri i neri, oggi i gay – "L’eguaglianza – continua Patanè – ha avuto come testimoni combattenti le donne, gli ebrei, le persone di colore. Oggi tocca ai gay, alle lesbiche, alle persone transessuali realizzare un nuovo step di un principio che ha fatto crescere l’umanità nel contrasto di sofferenze, emarginazioni, solitudini e violenze". Sul tema dell’omogenitorialità, il presidente di Arcigay fa presente che "In Italia coppie gay e lesbiche sono già padri e madri di almeno 100.000 bambini" e che quindi non si sta parlando di una cosa futura, ma di una realtà già presente e anche diffusamente.
Patanè ha comunque invitato Severgnini ad "un bel dibattito insieme" "all’insegna di quel diritto che tutti i cittadini dovrebbero vedersi riconosciuto: quello di sentirsi rispettati per quello che sono, per costruire la propria cittadinanza interiore".
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