John Roman Baker è un signore inglese che vive ad Amsterdam ed ha scritto venti commedie, alcune delle quali hanno ottenuto grande successo. Specialmente presso il pubblico gay, visto che raccontano sempre storie al maschile: "Riesco a immedesimarmi in ognuno di loro, mentre con le donne non mi viene", ammette.
Lo abbiamo incontrato a Roma, dove da martedì 16 andrà in scena la prima italiana del suo ‘Prigionieri del sesso’, cinque possibili situazioni omosessuali in Europa, in ognuna delle quali due personaggi si confrontano con il tema del ‘bareback’, ovvero il rapporto senza preservativo: pornoattori, prostituti, fanatici degli incontri in chat, amanti occasionali e compagni regolarmente uniti in matrimonio (ovviamente in paesi dove questo è possibile, non certo in Italia). Chi cerca emozioni forti, chi sfida la malattia, chi pensa di aggirarla e chi invece deve fare i conti con essa: "Sono sconvolto dal numero di giovani che ignorano la gravità dell’HIV, lo considerano un problema ormai risolto, fuori moda. Eppure non ho voglia di giudicare quando ne descrivo le possibili dinamiche, non sono nessuno per farlo: quello che mi interessa è solo mostrare la realtà che mi circonda, bella o brutta che sia".
Così si passa da situazioni più pruriginose a vibranti contrasti tra innamorati, da rapporti dove domina il cinismo a un’insospettata solidarietà tra estranei, per finire con un grottesco (l’unico effeminato della pièce) prostituto polacco: "Conosco bene la situazione dell’Europa dell’Est, l’ignoranza e il caos in cui è radicato il populismo omofobo del potere. Non a caso l’ultima scena è ambientata altrove, a Vienna: quasi una variante gay della Ronde di Schnitzler".
In questi ritratti di omosessuali europei, uniti non da leggi comuni ed eguali diritti, ma da dubbi e speranze simili e da una stessa ricerca dell’amore ma soprattutto del piacere, non ci sono personaggi italiani: "Non conosco bene il vostro Paese, so che avete problemi con la Chiesa, ma non crediate che anche in Inghilterra, al di fuori di Londra, sia così semplice. Perfino la piccola e modernissima Olanda ha le sue contraddizioni".
Proprio in un teatro di Amsterdam il regista Antonio Serrano si è imbattuto lo scorso anno in questa sfida sulla scena tra chi desidera un contatto senza mediazioni, magari con il brivido del rischio, e chi preferisce la necessaria sicurezza per sé e per il partner: "Mi ha letteralmente trafitto e ho fatto di tutto per portarlo in Italia. Ho cercato di conservarne lo spirito con una messa in scena visivamente stilizzata, che non intende dividere il bene dal male ma sottolineare quanto sia sottile il confine tra loro. Ho scelto attori diciamo ‘carini’, ma molto lontani dalle immagini di oggi che ci mostrano sempre i gay come strafighi o come macchiette: a me interessava evidenziare la normalità nella diversità, perfino nei personaggi più estremi. Eppure credo che la tensione sessuale sia palpabile, perché quando una persona ‘normale’ è sexy lo è veramente".
Nonostante non si vogliano lanciare messaggi, dopo tante scene di passione, rabbia, divertimento ed erotismo, si rimane colpiti da un finale inquietante. "Io non voglio dire: "Non devi fare così altrimenti finisci male", ma oltre al lato spensierato della sessualità sento di dover ricordare anche i rischi di certi comportamenti: la solitudine ma soprattutto la malattia. Ci sono state troppe morti inutili, purtroppo. E ce ne sono ancora.
Ne approfitto allora per ringraziare Mario Mieli, che ci hanno sostenuto e che distribuiranno gratis preservativi all’ingresso del teatro. Con quello che costano ancora oggi in Italia gli spettatori si ripagheranno il prezzo del biglietto!"
Prigionieri del sesso
di John Roman Baker
regia di Antonio Serrano
con Antonio Buonanotte, Alessandro Gruttadauria, Daniel Plat, Giuseppe Siani
dal 16 al 28 ottobre al Teatro Casa delle Culture – Roma
Via di san Crisogono, 45 – Tel. 0658333253
di Flavio Mazzini
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