Contro l’omofobia arriva un registro online di omofobi e razzisti

Si chiama RIRO la discutibile iniziativa. Pan per focaccia il loro motto. L'intervista

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La notizia è seria ed è verificabile all’indirizzo web www.registrorazzista.it. Nei giorni scorsi è infatti partito il Registro Italiano dei Razzisti e Omofobi, una iniziativa realizzata da un tale Arcangelo Castiglione di Belluno, non rintracciabile né sui social né su Google, che ha registrato il dominio alla fine di settembre. Alla fine, protetti da un anonimato non scalfibile, siamo comunque riusciti ad intervistare uno dei quattro relizzatori.

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L’iniziativa ha questo proposito dichiarato:

“RIRO è un modo di difendersi dalle persone pericolose che ogni giorno cercano volontariamente o involontariamente di fare del male al prossimo. Ogni sistema di controllo coercitivo del prossimo è stato caratterizzato da alcune terribili circostanze, come il marchio. Marchiare il prossimo ad esempio, era un modo per i Nazisti di ridurre ad oggetto lo schiavo ebreo, omosessuale, di un’altra qualsiasi minoranza etnica per rendere schiavo un essere umano, basta farlo diventare un numero. Lo scopo di RIRO è ritorcere quest’arma contro le persone che sono figlie di quel tipo di comportamenti, come razzisti, omofobi e altra gente simile, RIRO e le persone che inseriscono i nominativi non cercano vendetta, ma come fratelli uniti, insieme avvisiamo altri fratelli della pericolosità di determinate persone, così che si possa starne alla larga, evitarle, emarginarle.”

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Insomma, per usare un’espressione chiara, pan per focaccia: a opinioni razziste ed omofobe, secondo i realizzatori dell’iniziativa, andrebbe risposto in modo analogo, mettendo razzisti ed omofobi al pubblico ludibrio su un sito internet. Per ora nel registro ci sono 29 nominativi, di cui 18 classificati come “razzisti” ed 11 come “omofobi”. Tra questi ultimi il Giudice Carlo Deodato, il relatore cioè della recente sentenza del Consiglio di Stato contro la trascrizione dei matrimoni gay all’estero: secondo la scheda Deodato sarebbe un “fiero sostenitore dell’omofobia” per i retweet di alcuni gruppi di integralisti cattolici. Insomma, basta un retweet per finire nel registro.

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Un po’ dubbiosi sull’iniziativa, incontriamo “Aida”, uno dei realizzatori del sito, su una chat di facebook. Si protegge con l’anonimato di un nome falso perché ha già ricevuto minacce di querele: ciò è plausibile in effetti, perché dare dell’omofobo o del razzista in Italia può essere configurato come un reato, se la persona offesa per l’appunto non è omofoba o razzista. “Un uomo mi ha chiesto i miei dati anagrafici perché voleva denunciarmi” ci racconta Aida, “mentre un altro si è autosegnalato in maniera bizzarra dicendo che vuole comparire tra gli ultimi, perché così quando si rivolteranno contro di noi non sarà da solo… e poi altre minacce minori dicendomi che stiamo commettendo reati e varie sciocchezze simili”. “Ho bisogno di questo anonimato per portare avanti questo piccolo sito”, ci dice, spiegando che il titolare del sito – e quindi chi riceverà le eventuali quanto probabili denunce – è di fatto un prestanome, sebbene consenziente.

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Quali gli scopi di RIRO?
Non vogliamo fare del male a nessuno: vogliamo proteggerci, vogliamo sapere con chi possiamo parlare e chi no, vogliamo che offenderci diventi un atto di vergogna pubblica. Stiamo ricevendo molte critiche, ma anche molti plausi. Com’è ovvio, per un’iniziativa del genere non mancano le minacce.
Ma chi decide l’inserimento di un nome?
Al momento decido io ma prima di inserire qualcuno controllo che le notizie siano fondate: infatti, sono richieste delle prove audio/video o foto
Quali sono i criteri?
Non basta essere contro il matrimonio gay o la legge anti omofobia: questa è solo una opinione. Se invece vengo a controllare il profilo e trovo che ti occupi spesso dell’omosessualità e qualsiasi tuo apporto alla faccenda è contrario alla loro esistenza o ai loro diritti allora sì: in teoria, qualsiasi cosa contraria alla libertà omosessuale è omofoba, tuttavia, l’Italia è ancora assai conservatrice rispetto all’omosessualità.

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Con che criterio c’è finito ad esempio il giudice Deodato, che noi di Gay.it peraltro abbiamo severamente criticato?
Deodato è un cattolico protettore della famiglia in quanto cattolico, crede in un testo che vede come contro natura l’omosessualità e come detto poc’anzi è un protettore della famiglia tradizionale. Non è qualcosa che ha detto, ma qualcosa che ha fatto. Anche se sostiene di aver applicato le normative vigenti contro le nozze omosessuali, si tratta comunque di una persona che si sarebbe opposta lo stesso, per puro principio.
Quindi ci andranno anche gli altri giudici della sentenza del Consiglio di Stato?
Se saranno segnalati, sì: Riro procede per segnalazioni date, non prende iniziative.
Mi scusi, ma conseguentemente i cattolici praticanti andrebbero tutti inseriti secondo voi?
No, per nulla: ad esempio, non inserirei Zanotelli o Don Gallo (che è purtroppo morto, ndr)
Ma chi dà una interpretazione rigida delle sacre scritture quindi sì, secondo lei?
Vengono inseriti solo quelli che si muovono apertamente e volontariamente contro la libertà di scelta: a noi non importa della fede altrui e non ci interessano i linciaggi. Vogliamo solo proteggerci, sapendo con chi abbiamo a che fare. Se per interpretazione rigida delle sacre scritture, s’intende una persona che per rispettarle viene contro di noi, allora sì.
Lei è quindi favorevole al reato di opinione sull’omofobia?
Il reato d’opinione è una cosa piuttosto difficile da discernere, anche perché ci si trova ad avere a che fare con una platea che crede fermamente che qualsiasi cosa sia opinabile. Purtroppo non è così: penso molto semplicisticamente (mi dia pure del sempliciotto) che la libertà altrui non si possa frenare finché non frena la libertà di altre persone. Perciò sì: se l’opinione di una persona mi vieta di amare qualcuno va fermata.

Quanto alle ovvie polemiche sui rischi che correrebbero le persone “segnalate”, quelli di RIRO mettono le mani avanti: “In RIRO non inseriremo MAI indirizzi delle abitazioni dei nostri nominativi, PERCHE’ NON VOGLIAMO METTERLI IN PERICOLO, non vogliamo nemmeno punirli. Vogliamo soltanto difenderci dai loro modi di fare incivili e bizzarri allontanandoli dai consessi civili nei quali ci ritroviamo.”

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Ovvie le polemiche che circolano nel web. Ne parla ad esempio il sito di destra Informare per resistere che parla di “psicoreato: non importa quello che fai, importa quello che pensi” ma anche il Giornale in edicola oggi dedica all’iniziativa un articolo critico. RIRO rischia così di diventare un’arma per i cattointegralisti, che ci accuseranno (perché, si sa, d’un erba fanno sempre un fascio) di essere intolleranti.

Noi, diversamente, ci chiediamo se in realtà ce ne fosse davvero così bisogno e se il metodo usato sia condivisibile: in questo caso infatti il risultato dell’iniziativa è di fatto quello di rispondere con l’offesa di essere razzista od omofobo a opinioni non offensive (che sono sanzionabili penalmente) ma anche radicalmente diverse dalle proprie ed in Italia esistono alcuni casi di reati di opinione ma sono molto ben circostanziati, come crediamo sia volterianamente giusto. Quanto ai criteri utilizzati, ci sembrano decisamente arbitrari come dimostra l’inserimento di Deodato: per quanto non gli abbiamo risparmiato critiche, inserirlo tra gli “omofobi” per qualche retweet e per aver concorso insieme ad altri giudici ad una sentenza che non condividiamo ci pare piuttosto eccessivo e probabilmente suscettibile di querela da parte del medesimo. In ogni caso si tratta di una iniziativa individuale, a quanto pare non coordinata con nessun gruppo e nessuna associazione, che però non mancherà di far discutere (e probabilmente far guadagnare soldi a qualche avvocato).

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