Gli steward gay di Air France contro l’Iran

La legge islamica punisce le diversità, ed è sentita come una minaccia dai dipendenti di Air France

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2 min. di lettura

È scoppiato un caso sulla riapertura dei collegamenti aerei tra Parigi e Teheran da parte di Air France (i voli saranno attivi dal 17 aprile ed erano stati interrotti otto anni fa), grazie all’accordo sul nucleare e al termine delle sanzioni contro l’Iran. Alle hostess è stato imposto dalla compagnia l’utilizzo di velo e pantaloni, prerogativa essenziale per permanere in sicurezza nello Stato.

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Immediata la reazione dei sindacati: “A giudizio delle hostess queste indicazioni non hanno niente di professionale, e sono vissute come delle vere offese alla loro dignità. Per alcune di loro, questo è particolarmente insopportabile“, afferma Jean-Marc Quattrochi, segretario del sindacato Unac. La replica di Air France è secca: le regole iraniane sono imposte a tutte le compagnie aeree del mondo, e “la tolleranza e il rispetto dei costumi dei Paesi che serviamo fanno parte dei valori dell’azienda”. Il direttore delle Risorse umane della compagnia, però, ha affermato che: “ricorrerà a un dispositivo di emergenza per sostituire le assistenti di volo che rifiuteranno di indossare il velo“.

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Gli steward gay invece, e in particolare quelli omosessuali, si sono fermamente opposti alla decisione. Un certo Laurent M. ha lanciato una petizione su Change.org, che recita:“Gli steward gay di Air France non vogliono volare verso la pena di morte in Iran”.

Se da una parte la compagnia ha affermato di non aver mai avuto problemi con l’omosessualità dei propri dipendenti nei Paesi che condannano, dall’altra vi è un principio morale che questi steward gay vogliono mantenere: “di certo, la nostra sessualità non è scritta sui passaporti e non cambia il nostro modo di lavorare. Ma è inconcepibile forzare qualcuno ad andare in un Paese dove costui viene condannato a morte per quello che è”.

Le pene contro i gay nello Stato dell’Iran, che rispetta la shari’a islamica, sono pesantissime: si va dalle 74 frustate per i minori alla pena di morte per gli adulti.

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Mentre i governi internazionali si affrettano a stipulare nuovi accordi economici e politici con l’Iran senza battersi affinché vengano rispettati i diritti umani basilari nel Paese, questi uomini e queste donne ci ricordano che è più importante battersi per un ideale con un gesto forte e coraggioso che sottostare alla policy di una multinazionale.

Se volete aiutarli in questa causa, firmate la petizione qui.

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pamela addams 15.4.16 - 18:43

Che professionalità!

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Giovanni Di Colere 14.4.16 - 20:09

In Iran hanno impiccato anche minorenni

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divodivo _ It'll be okay... 14.4.16 - 14:55

Invece, il nostro caro Scalfarotto è andato in Iran a dire che Rohani è un riformatore... Cos'è, ha riformato l'orario delle impiccagioni?

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