Andrea Cocco: “Pensavano fossi gay, e allora?”

"Non amavo le serate. Mi sentivo un pezzo di carne messo lì. Poi per aver fatto cosa? Per aver respirato e mangiato sei mesi in una casa?".

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4 min. di lettura

Quando incontro Andrea Cocco siamo a Roma, a pochissimi passi da casa sua.

È appena tornato da un viaggio a Tokyo che si è regalato dopo aver girato il film The Broken Key. A guardarlo bene sembra che per lui il tempo non sia davvero mai passato. Non è cambiato di una virgola da quando, nell’ormai lontano 2010, entrò nella casa del Grande Fratello e dal quale ne uscì vincitore 183 giorni dopo. Da quella vincita la carriera di Andrea ha preso un’altra direzione: sentite cosa ha da dire sul gossip, su come ha investito i trecentomila euro vinti, sulle serate in discoteca, sui suoi cachet, sulle avances ricevute dal sesso forte e sui sospetti sulla sua eterosessualità.

È da un po’ che non la si vede in giro..

Eh già; sono in attesa di uscire nelle sale cinematografiche con The Broken Key, un film di Louis Nero dove sarò protagonista nel ruolo di Arthur Adams.

Non sembra, a guardarlo, uno di quelli che fa di tutto pur di esserci. O sbaglio? 

No no, anzi. Ho ribadito, più volte, che avrei voluto che si parlasse di me, solo per il mio lavoro di attore. 

Un cosmopolita come lei perché ha scelto di restare a vivere a Roma e non altrove?

Tornai a Roma, da Hong Kong, per stare accanto alla mia famiglia. Poi, una volta tornato, colsi l’opportunità del Grande Fratello e, ad oggi, per gli attori la piazza migliore è senza dubbio quella della Capitale.

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In molti rinnegano il passato al Grande Fratello. Lei, oggi, da che parte sta?

Non lo rinnego e non l’ho mai rinnegato, anzi. Talvolta hanno storpiato alcune mie dichiarazioni dove mi veniva chiesto se avessi voluto bissare quel tipo di esperienza. 

E lei cosa rispondeva, scusi?

Rispondevo di no! Avendolo già fatto che senso avrebbe avuto fare per ben due volte la stessa identica cosa?

Nel 2011, per aver vinto il reality, si portò a casa 300 mila euro. Posso chiederle come li ha investiti?

Li ho spesi in viaggi, mentre una parte li ho investiti.

Che poi, di quell’edizione, fu il concorrente che fece più serate in assoluto. Ai tempi quanto si guadagnava per una serata in un locale qualsiasi?

Ai tempi, avevo due agenzie che mangiavano su di me. Chiedevano 7 mila euro a serata, anche se a me ne entravano solamente 3 mila. Non mi ha mai entusiasmato fare serate. Mi sentivo un pezzo di carne messo lì alla mercé di chiunque. Poi per aver fatto cosa? Per aver respirato e mangiato sei mesi in un’abitazione? Che poi la storia delle agenzie è lunga…

Prego..

Avevo due agenzie: una si occupava della mia immagine, mentre l’altra si dedicava alla parte relativa alle serate. A seguire, mi fecero firmare un contratto ad hoc con un’altra società, promettendomi diverse cose che non furono mai portate a termine. Avrei potuto proseguire per vie legali, ma erano società che non avevano niente. 

Piuttosto, si è mai chiesto perché la maggior parte dei gieffini, una volta usciti dalla casa più spiata d’Italia, si buttino tutti sulla recitazione?

Non so se si buttino tutti sulla recitazione, ma credo che sia anche abbastanza normale. Con un po’ di notorietà alle spalle, si provano tutte le strade possibili, ignorando il fatto che non è facile come sembra. Bisogna studiare molto e bisogna anche saper essere ottimi pr di se stessi. E poi l’aver fatto un reality è un’arma a doppio taglio, mi creda.

 

Ha fatto il modello, il conduttore, il cuoco ed ora è anche un validissimo attore. Dove pensa di dare il meglio?

Fare il modello non mi dispiace; in fondo è stato il lavoro che mi ha permesso, dai diciannove anni in poi, di essere indipendente e di girare il mondo. Ho condotto due programmi di cucina ed è stata davvero una bella palestra. Che poi, detto tra noi, la cucina è da sempre una mia grande passione. Passione nata dalla necessità di sopravvivenza mentre vivevo a Parigi. Il mestiere di attore, invece, è quello che prediligo in assoluto. Mi piace interpretare personaggi molto diversi da me. 

Tipo?

Be’, killer, malati di mente, ricchi, poveri.

Ha detto, in un’intervista, che il gossip ha inquinato la sua carriera. Oggi che rapporto ha con la cronaca rosa?

Inquinato non direi, più che altro non volevo vivere di gossip per rimanere sulla famosa cresta dell’onda. È davvero stressante, mi creda.

Oggi ha anche un blog (LIFEINHALF, ndr). Posso chiederle perché ha deciso di chiamarlo “la mia vita a metà?”

(Ride, ndr) La verità? Perché in Giappone i mezzi giapponesi, come me, vengono chiamati half. Ho aperto il blog dopo la decisione di andare due mesi a Tokyo. Finiti questi due mesi avrei dovuto chiuderlo, ma non credo che lo farò. È divertente.



Durante la sua permanenza a Cinecittà in molti provarono a farla passare come il ragazzo gay di quella edizione. Le ha mai dato fastidio quel sospetto?

No, e non capisco perché avrebbe dovuto darmi fastidio. Anche se fosse stato vero, che problema ci sarebbe stato?

Che poi, secondo lei, tutta questa continua caccia al gay non ha stancato?

Altroché. In fondo è così che funziona nella nostra società; abbiamo sempre quest’esigenza maniacale di etichettare tutto e tutti. Dobbiamo rientrare necessariamente tutti in una determinata scatola.

Su Facebook la sua pagina supera i 117.000 like. Il fatto di piacere così tanto anche al mondo gay la inorgoglisce o la imbarazza? 

Fa piacere! II pubblico è pubblico, cosa c’entrano i gusti sessuali?

Ha mai ricevuto avances da parte di un uomo?

Avances no, qualche ammiccamento, sì. 

E come ha reagito?

Mi sono divertito. 

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Parla cinque lingue e ha fatto di tutto nella vita. Ora cosa le manca?

Diciamo che tre ne parlo abbastanza bene, mentre le altre due viaggiano sul “buongiorno e buonasera.” Mi piacerebbe sapere il mandarino ed il cantonese, mentre fare l’attore ad Hong Kong non dovrebbe essere affatto male.

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Anto Salerno 9.1.17 - 12:24

Ha detto che si è divertito quando un uomo gli faceva delle avances.. Allora ci è andato a letto: divertimento tra maschi come la chiamano sulle chat..

Avatar
Giovanni Di Colere 9.1.17 - 11:03

In realtà non è che in Italia co sia una ossessione per il gossip o per l'etichettare come dice lui. C'è semplicemente un mondo di attori noti tutti etero e sposati che in realtà si sa che sono gay. Il fatto è che l'etichetta finta se la mettono loro e non sta molto attaccata....

    Avatar
    Anto Salerno 9.1.17 - 12:26

    Esattamente :quando si tratta di dire che sono gay NON È NECESSARIO ETICHETTARSI.. INVECE se sono etero fanno delle interviste alquanto volgari sulle donne..

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