È queer la donna più veloce del mondo, ecco chi è Sha’Carri Richardson

Afroamericana e dichiaratamente bisessuale, Sha’Carri Richardson abbatte più di una barriera nel campo dello sport agonistico.

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ShaCarri Richardson
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La sprinter statunitense Sha’Carri Richardson è entrata nella storia diventando la donna più veloce del mondo, titolo conquistato grazie alla sua straordinaria performance nel campionato mondiale dei 100 metri a Budapest.

Afroamericana, dichiaratamente bisessuale, l’atleta statunitense ha oggi piantato un’altra bandiera in uno spazio canonicamente privilegiato come quello dello sport agonistico. Ma cosa sappiamo di lei?

La rinascita dopo Tokyo 2021

Classe 2000, capelli colorati e unghie lunghe come un tributo alla leggendaria sprinter Florence Griffith Joyner, Richardson non è sempre stata famosa solo per i suoi successi.

Nel 2021, poco prima delle Olimpiadi di Tokyo, l’atleta era stata sospesa a causa di un test risultato positivo all’uso di marijuana. La decisione aveva allora sollevato interrogativi etici e sociali: la marijuana non influenza in alcun modo le prestazioni sportive, e Richardson aveva dichiarato di averne fatto uso in seguito a un tragico susseguirsi di eventi.

Allevata dalla nonna, Betty Harp, e da una zia, appena una settimana prima della sua gara di qualificazione per le Olimpiadi, Richardson era venuta a sapere della scomparsa della madre biologica non da un familiare, ma da un giornalista che le aveva indelicatamente posto domande in merito.

Dopo la batosta, l’atleta aveva rivelato di aver fatto uso di marijuana, sostanza legale nello stato dell’Oregon dove vive, come mezzo per affrontare il lutto per la perdita della madre.

Credevo si trattasse di un’intervista standard, è stato certamente destabilizzante. È stato un momento sconvolgente, come se fosse il posto meno appropriato e la persona meno adatta a comunicarmi una notizia così importante”.

Nonostante le avversità, Richardson non si era lasciata abbattere. Dopo un anno difficile nel 2022, è tornata più forte che mai nel 2023, vincendo diversi eventi e culminando con il titolo mondiale.

La vittoria a Budapest

Il campionato mondiale di Budapest ha visto Richardson correre contro le favorite Shericka Jackson e Shelly-Ann Fraser-Pryce, entrambe sprinter giamaicane di alto calibro. Contro ogni previsione, la statunitense ha dominato la gara, dichiarando poi: “Non sono tornata, sono migliorata. E continuerò a essere migliore.

Prima di diventare un fenomeno globale, Richardson gareggiava come atleta già alla Louisiana State University. Nel 2019, un nuovo record universitario nei 100 metri, con un tempo di 10,75 secondi, che l’ha resa una delle dieci donne più veloci di tutti i tempi a soli 19 anni.

Il suo successo precoce l’ha catapultata sotto i riflettori, ma è la sua resilienza nel superare le avversità che l’ha resa la beniamina dell’atletica negli ultimi anni.

Le accuse di omofobia e apologia di violenza domestica

Richardson è oggi una figura emblematica per la comunità LGBTQIA+, ma allo stesso tempo rappresenta un personaggio piuttosto controverso. Nel 2021, aveva sollevato polemiche a causa di un tweet indirizzato ai suoi seguaci, in cui li invitava a smettere di seguirla se erano anche fan di Lil Nas X.

Ai tempi, il rapper aveva appena pubblicato il singolo “Call Me By Your Name, subito travolto da una bufera di critiche da parte dell’America conservatrice, principalmente a causa del contenuto del relativo video musicale – ritenuto troppo osé.

La controversia aveva fatto emergere vecchi Tweet a causa dei quali l’atleta era stata accusata di omofobia e di apologia di violenza domestica – dopo che aveva difeso l’ex marito di Rihanna, Chris Brown, condannato in via definitiva.

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