In principio fu Leona Lewis, una ragazza venuta dal nulla che è riuscita a scalare le vette delle classifiche dopo aver vinto l’edizione inglese di X-factor. Dopo di lei tutti hanno inseguito quel sogno. Compresi i partecipanti all’edizione italiana del programma finito ieri – ma la vera ultima puntata andrà in onda il prossimo martedì con un galà dove ci sarà anche lei, Leona Lewis – con la proclamazione degli Aram Quartet.
Grazie anche all’inedito scritto per loro da Morgan, il pubblico li ha giudicati in possesso dell’X-factor, cioè di quel "di più" in grado di rendere persone comuni dei veri artisti talentuosi. Il quartetto vocale pugliese si è portato a casa 300 mila euro e un contratto discografico con la Sony Bmg. Gli Aram sono stati in grado di stracciare gli altri quattro concorrenti arrivati con loro in finale: Tony, il bello del programma – e Facchinetti non fa che rimarcarlo – quarto classificato; Emanuele, il più semplice, quello che si scrive le canzoni da sé, arrivato terzo; e poi Giusy, già nota al pubblico per il brano di qualche anno fa dal titolo "Il party", e con una voce alla Amy Winehouse che spacca.
In pochi avevano scommesso sull’X-factor italiano. E in effetti il programma è partito un po’ in sordina, con pochi spettatori, salvo poi guadagnare punti di share via via che i concorrenti venivano eliminati. Complice del successo è stato sicuramente il trio di giudici Ventura – Maionchi – Morgan, le loro personalità forti e le liti stile "Amici" che andavano gradatamente inasprendosi.
Adesso si pensa alla seconda edizione semza gli errori della prima: uno studio più grande, e una collocazione di rispetto. Lo staff, quello no, ha funzionato alla grande da subito, compreso Francesco Facchinetti che alla prima esperienza ha tirato fuori carattere e capacità.
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