Addio ad Alessandra Valeri Manera, la resistente che ha combattuto per noi bambinə diversə

Il potere dell'immaginazione, la forza gentile della lingua. Agli ideologici sempre pronti a puntare il dito contro chi non aderisce all'approccio duro e puro, Valeri Manera rispondeva così, e noi con lei: "Pari-pam-pum, eccomi qua, pari-pam-pum, ma chi lo sa".

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Alessandra Valeri Manera Cartoni animati queer
Alessandra Valeri Manera Cartoni animati queer
3 min. di lettura

Nella seconda strofa della sigla de “L’incantevole Creamy”, Alessandra Valeri Manera scrisse queste parole cantate poi da Cristina D’Avena

Pensarlo basterà
e subito accadrà

Un verso semplice, un invito all’immaginazione con la quale ogni bambinə può costruire il proprio mondo di riferimento, tra realtà e fantasia, per sopravvivere. Erano gli anni delle reti tv commerciali Fininvest, del primo berlusconismo rampante e tracimante, portatore di luci e ombre, ma che incrinò fortunatamente per sempre la cappa catto-comunista della Rai, aprendo varchi di sopravvivenza per chi non ci stava a morire in una parrocchia o in una sezione del Partito Comunista.

In quegli anni di sperimentazione a tutto campo, Valeri Manera si ritrovò a curare l’importazione di cartoni animati anime, per confezionarne l’edizione italiana. Una trincea nella quale ella si destreggiò in un clima bacchettone e censorio, cercando e trovando nella lingua italiana gli appigli per una ribellione dolce, per una trasformazione sotto-traccia. Un’abilità mal ripagata, come talvolta capita a chi cerchi nelle sfumature lo spazio per innescare processi di osmosi tra culture lontane, per anticipare mondi, per comporre mediazioni, per disegnare orizzonti di libertà e rivoluzioni gentili. Agli ideologici sempre pronti a puntare il dito contro chi non aderisce all’approccio duro e puro, Valeri Manera rispondeva così, e noi con lei:

Pari-pam-pum, eccomi qua
pari-pam-pum, ma chi lo sa

 

Alessandra Valeri Manera ci ha lasciatə  il 20 giugno 2024, all’età di 67 anni. Autrice di canzoni che hanno segnato l’infanzia di intere generazioni, il suo nome vibra nei cuori di chi è cresciutə con le voci e le melodie di Cristina D’Avena. Da “Occhi di Gatto” a “L’incantevole Creamy” a “È quasi magia Johnny“, e ancora “Mila e Shiro“, “Kiss me Licia“, “Holly e Benji“, “Magica Emi“, “Evelyn e la magia di un sogno d’amore“, “Il tulipano nero” (detto anche “Stella della Senna“), “Nanà supegirl“, “Memole” e molti altri, le parole di Valeri Manera risuonano ancora oggi nella memoria di moltissime persone LGBTIAQ+, nelle playlist che tuttə noi salviamo con orgogliosa nostalgia sui nostri telefonini, nei club dove spesso le sue sigle vengono suonate e talvolta persino remixate al ritmo dance.

La sua carriera iniziò a 23 anni, quando fu nominata responsabile dell’intrattenimento per bambini a Mediaset, all’epoca Fininvest. In questo ruolo, che ricoprì dal 1980 al 2001, fu la mente dietro programmi iconici come “Bim Bum Bam“, che vide l’esordio tv di un giovanissimo Paolo Bonolis, e “Ciao Ciao“. Alessandra Valeri Manera scoprì e valorizzò Cristina D’Avena, che presto fu consacrata come la voce cristallina e complice grazie alla quale l’autrice segnò la memoria e l’infanzia di moltə di noi.

Nella Fininvest degli anni ’80, prima ancora di diventare l’autrice delle sigle cult che tuttə conosciamo, Valeri Manera si occupava anche e soprattutto di importare contenuti per bambinə, selezionandoli direttamente dai loro luoghi di origine, in particolare dal Giappone. Scontrandosi di fatto con una società che all’epoca richiedeva tagli e censure.

Era quello che volevo fare per tutta una vita,” disse una volta. “Ho lavorato in piena libertà e ho portato da subito quella che poteva essere la mia visione“.

Una censura, la sua, che spesso mediava e talvolta oscurava i riferimenti queer che i grandi autori giapponesi veicolavano attraverso le tante storie di sdoppiamenti, trasformazioni e ambiguità di genere e sesso.

Spesso criticata a posteriori, anche e soprattutto dalla comunità LGBTIAQ+ a causa delle sue manipolazioni, Valeri Manera riuscì in verità a veicolare messaggi importanti, nascosti tra le righe delle canzoni, delle storie, delle voci, dei doppiaggi, degli adattamenti dei cartoni animati. Fu una “resistente“, come la definisce Jonathan Bazzi nel suo post a lei dedicato, capace di operare in un contesto ostile per portare comunque speranza e possibilità attraverso i suoi lavori.

 

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Un post condiviso da Jonathan Bazzi (@jonathanbazzi)

Un commiato emozionante è giunto dall’editore Yamato Video:

“Grazie alla sua visione e al suo impegno, Alessandra ha reso possibile la trasmissione di numerose produzioni, senza preclusioni di nazionalità. Noi fan delle serie giapponesi dobbiamo a lei la possibilità di aver goduto di tante opere memorabili, che hanno segnato la storia e l’immaginario di molte generazioni”.

Valeri Manera è stata molto di più che un’autrice di sigle e programmi. Ha plasmato l’educazione sentimentale di intere generazioni, offrendo attraverso i suoi personaggi – maghette, combattenti e giovani eroinə dall’identità fluida – modelli di coraggio, speranza e dignità. Per moltə di noi, quei cartoni animati rappresentavano rifugi sicuri e strumenti di auto-riflessione. Come ricorda Bazzi:

“Io sono stato e per sempre resterò Yu, Mai, Evelyn, Gigì, Bunny. Non ho mai smesso di cercare il mio bracciale col cuore”

Gira e spera, il desiderio si avvera. Addio, Alessandra. E grazie per aver sempre cercato nelle sfumature della lingua uno spiraglio per noi bambinə diversə.

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